- Scritto da Ivan
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Pao-rhol
Una foto soltanto (ma che ne vale quattro), e qualche esperimento grafico
Milano è spesso resa più colorata dai murales, che quando sono fatti bene (e non sono solo scarabocch... ops, "tags" fatti per marcare un territorio, come le pipì fatte dai cani ad ogni angolo allo stesso scopo) hanno una innegabile valenza artistica che viene riconosciuta e rispettata da tutti, pulitori e imbrattatori, e rimangono visibili per anni, attaccati solamente dal sole e dalle intemperie.
Uno di questi writers "benemeriti" e davvero creativi è Pao, un artista milanese (questo è il suo sito) che ha disseminato i suoi teneri e simpatici pinguini cicciottelli non soltanto a Milano (dipingendoli inizialmente sui "panettoni", i tondeggianti dissuasori di cemento anti-parcheggio), ma anche in giro per l'Italia ed all’estero.
Commenta (0 Commenti)- Scritto da Ivan
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Vista a 360° dal ponte romanico di Dolcedo
Foto "a tema", stavolta. E dire che non era questo il mio obiettivo... il fatto è che da tempo meditavo di fare una fotografia navigabile a 360° ad un posto davvero suggestivo (una chiesetta semidiroccata in aperta campagna, sul crinale di una collina). Stavolta avevo tempo e sono partito con quella destinazione. Peccato che non sia riuscito a concludere quasi nulla... non sono stato attento (era l'alba, c'era vento e faceva freddo) e parte delle foto sono venute un po' sfocate! Ma anche il punto che ho scelto non mi ha convinto, visti i risultati. Bah, magari riproverò.
Però mi sono ritrovato con tutta l'attrezzatura necessaria per le riprese delle foto sferiche (cavalletto, testa panoramica, Lumix GH1 ed obiettivo fisheye) e così sono partito per un altro punto che mi ispira parecchio. Questo non lo svelo ancora, voglio prima vederne i risultati... però mi sono ritrovato a passare a pochi metri dal Ponte dei Cavalieri di Malta a Dolcedo, e così ho improvvisato una foto a 360°... proprio sul ponte! Ed il risultato è pure decente!
- Scritto da Ivan
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Milano, Parco della Lambretta
Vespa (a sin.) e Lambretta (a destra) Confronto fra le due rivali che nel primo dopoguerra hanno permesso l'accesso alla motorizzazione a milioni di italiani |
Pubblicità dell'epoca dei due scooter Notare come le immagini fossero ancora disegnate e dipinte a mano: evidentemente il costo delle fotografie era proibitivo! |
Pubblico alcune foto scattate il mese scorso a Milano in un parco cittadino di recente costituzione subito fuori dal quartiere di Lambrate, nella zona adiacente ai capannoni oramai in rovina della ex fabbrica Innocenti, che a partire dagli anni '30 fino alla metà degli anni '90 ha costruito sia veicoli che scooter (fra cui la famosa Lambretta, che ha dato il nome al parco).
- Scritto da Ivan
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Natura Morta... sarà solo la prima?
La mia prima natura morta (intorno alla fine degli anni '70) |
Una foto sola(*), questa volta, nata per puro caso: appena alzato, era ancora buio, ho acceso le piccole luci a Led che ho in cucina, sotto il pensile, ed ho notato che le caffettiere messe ad asciugare la sera prima avevano dei riflessi metallici e freddi, in contrasto con la luce calda dei Led. La cosa mi ha stuzzicato, così ho sistemato meglio gli oggetti, preso la fotocamera e... voilà, la mia prima Natura Morta dell'era moderna.
Dico "moderna" perché in un remotissimo passato (avrò avuto 18 anni e nemmeno la macchina fotografica: quella che ho usato era la Yashica di mio padre...) ci avevo già provato, giudicate cosa ne era saltato fuori. L'ispirazione, partita dal mandolino preso in prestito da un conoscente, si è poi sviluppata grazie a qualche ricordo di storia dell'arte (Caravaggio, direi, ri-vedendo quel mazzo di foglie in secondo piano...).
(*) Oops... DUE foto! All'ultimo momento ne ho aggiunto una seconda perchè, riguardando quei vecchi scatti (scansionati) mi sono ricordato di aver fatto un'altra natura morta, a cui tenevo molto, nata per caso dopo una festa a casa mia (un Capodanno, forse: correva l'anno 1980, più o meno), di fronte ad una bottiglia vuota. Gran parte del merito, però, va ad un mio compagno di università, molto a suo agio con ingranditore, carte e liquidi di sviluppo, che me l'aveva saputa stampare, lavorando con mascherature (fatte a mano...) ed esperienza, proprio come spiegandoglielo a parole l'avevo immaginata: volevo dare l'idea del senso di malinconia che segue la fine della festa (il titolo "..après la fête" vuol dire letteralmente quello), quando tutti sono andati via. Diciamo che io mi tengo il merito... della scenografia.