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Lavori fotografici

 

Due esempi di dettagli
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Pulpito di San Minato, Firenze
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Verona, portale del Duomo

Mah... questo termine, "lavori", mi pare un titolo un po' tanto altisonante, da "professionista", ma per il momento non me ne vengono in mente altri... intanto, lavoro presuppone un dovere, invece io con la fotografia mi sono sempre divertito, e non mi interesserebbe come "attività professionale": inizierebbero subito la ricerca di clienti, il bisogno di farsi pubblicità, il doverci guadagnare... in poche parole, diventerebbe un mestiere e finirebbe il divertimento. Quindi resta un hobby e va benissimo così.


Però provo a farlo bene, compatibilmente con la mia famiglia a cui non voglio portare via tempo: non ho intenzione di mollare sistematicamente tutti ad ogni weekend, e sparire con una borsa di obiettivi, né di spenderci una fortuna: oramai ho capito che non sono né l'ultimo modello di fotocamera né il super obiettivo a fare il fotografo, ma il "manico". E quello non si compra...

Dunque, cosa mi piace fotografare? Forse faccio prima a dire cosa “non” mi piace: fare fotografie alle persone. Non che lo detesti, anzi: chi le sa fare trova spesso espressioni e facce “interessanti” ed intense, che piacciono anche a me. Semplicemente, non lo so fare io: cioè, proprio non mi ci vedo ad approcciare sconosciuti e conquistare la loro fiducia per metterli a proprio agio e poi fargli una foto. Sono timido e queste attività “sociali” mi vengono proprio male. Per me non sarebbe più il divertimento di cui sopra, per cui… lascio perdere.

Il resto, invece, cerco di provarlo tutto. Mi piace variare, e trovo il perfezionismo noioso: anni fa mi piaceva il modellismo, e mi interessai per entrare a far parte di un circolo di adepti (il termine non è esagerato, come scoprii subito dopo) che ammiravo per la loro bravura, ovviamente tutti adulti. La prima cosa che mi chiesero fu: “e tu, cosa fai?” (cioè, "in che settore di modellismo sei specializzato?"). Alla mia risposta: “un po’ di tutto, anzi, ad ogni modello che finisco voglio cambiare completamente settore, perché quello mi ha stufato”, i soci mi guardarono male: lì ognuno faceva solo una cosa, chi “carri armati tedeschi della IIa G.M.”, chi “caccia monomotore”, chi “figurini militari dell’800”… questi, più che divertirsi, celebravano un rito. Mollai subito l’idea, anche perché, come poi ho scoperto fanno quasi tutte le associazioni, avrebbero preteso il mio impegno ed il mio tempo tutti i weekend, e soprattutto, lo scopo primario era… gareggiare: non si facevano mancare un solo concorso, e la voglia di primeggiare era evidente, forse più che l'interesse nel modellismo. Fuggii via, senza mai pentirmene.
 

Restauro... digitale di un affresco:
Sacrestia di San Minato, Firenze
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come lo vede il turista
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come vorrei vederlo

Io ho idee diverse, tutto quello che faccio è solo per “provare”, non per “dimostrare agli altri”, e non cerco né la perfezione né applico metodi sistematici. Anzi, mi piace moltissimo l’enciclopedicità, al contrario dello standard attuale che vuole gli studiosi iperspecializzati. Il mio ideale sarebbe un... Leonardo da Vinci, che si interessava di tutto. Peccato che oggi questo modello non sia visto bene, anzi.

Sto divagando, riprendo il filo: cosa mi piace fotografare? Due cose in particolare: la natura (dal piccolo dei fiori e degli insetti, al grande dei panorami), e l’architettura, specialmente se antica. Però, dato che quest'ultima è praticamente tutta all’interno delle città, trovo spesso disturbante la presenza di quei tantissimi oggetti che ricadono sotto la definizione di “arredo urbano” (cartelli, panchine, orpelli vari), e soprattutto di quelli veramente indesiderati (pali, cavi della corrente, auto in sosta, bidoni della spazzatura…). Da questo sono discese due cose:

  • il tentativo di spazzare via tutto quanto è indesiderato: non potendolo fare fisicamente, questo desiderio mi ha fatto avvicinare al fotoritocco ed ho imparato ad eliminarlo almeno dalle mie immagini. Da qui a continuare a “giocare” con il software di postprocessing il passo è breve…
  • il rifugiarsi, prima (e nell’apprezzarli, dopo) nei dettagli, in cui quegli elementi indesiderati non compaiono: lapidi, capitelli, bassorilievi… i monumenti, specie quelli medievali che preferisco, abbondano di questi particolari. Anche questo spunto ha generato un altro filone: ricostruire, tramite fotoritocco, i colori e l’aspetto di affreschi scoloriti dai secoli, cosa che mi diverte molto (soltanto me… ma ho già detto che non mi interesso di fotografia ed immagini per essere elogiato, quindi questo non è un problema). Dal cercare i dettagli si passa ancora, per analogia, ai “patterns”, cioè l’accostamento di molti oggetti simili, ma con qualche dettaglio che li distingue e li accomuna: solitamente il colore, ma può essere anche la forma, l’aspetto...
Due esempi di patterns
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Mele
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Ciottoli

Qualcuno non è d'accordo, dice che un'attività di questo tipo (ritoccare le immagini, eliminare dettagli) non è più Fotografia. Ma per me, la definizione di cosa si possa e cosa no è solo una convenzione: ad esempio, il ridurre la profondità di campo aprendo il diaframma, per evidenziare un soggetto contro lo sfondo, non è un "trucco"? E il bianco e nero, uno dei mezzi più intensi ed espressivi della fotografia, non è forse "artificiale"? In natura non esiste...

In sostanza, quindi, mi piace un approccio “artigianale” (mi piacerebbe “artistico”, ma applicato a me è una parola grossa…) negli hobby che pratico, quindi spesso vado per tentativi ed ispirazione, non prendo nota dei dati tecnici che mi permetterebbero di riprodurre una foto o un’elaborazione, e quindi i risultati restano un “pezzo unico” che nemmeno io so più rifare, un po’ come quegli artisti che, fatta una scultura, rompono volutamente lo stampo per far sì che non possano esisterne copie.

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Via Madonnina, Milano

Una rielaborazione digitale (cornice inclusa) in stile "impressionista" di una (banale) fotografia scattata a Milano, in una via del centro.

Ultimamente, spinto dalla possibilità di “montare” delle panoramiche unendo fra loro diversi fotogrammi consecutivi (una tipica possibilità offerta sia dai programmi di fotoritocco che ultimamente direttamente dalla fotocamera), mi sono spinto oltre, approcciando le “foto navigabili”: in realtà queste non sono più “immagini”, ma applicazioni web che permettono all’osservatore di “muoversi”  al loro interno, come se ci fosse immerso. Sono infatti la fusione di molte immagini riprese tutto intorno ad un solo punto, completate poi dal “tocco magico”: un ulteriore ritocco che fa sparire le tracce del cavalletto su cui la macchina era montata. Il risultato è affascinante: io stesso mi sono chiesto come avessero fatto finché, studiando sui tanti siti internet che se ne occupano, ho prima capito il sistema e poi ho iniziato ad applicarlo io stesso (qui i risultati).

Infine, per tornare alle immagini (elaborate) che piacciono… solo a me, azzardo spesso la trasformazione in “quadro digitale” di mie fotografie, sempre con l’ausilio della post-elaborazione digitale. Sarà che forse, non sapendo dipingere, cerco di farlo lo stesso con qualche “scorciatoia”…

Così, nelle mie foto troverete un po’ tutti i temi che ho descritto sopra. Ho cercato di ordinarli, anche se la cosa non è banale. 

 

           Buona visione…

 

 

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