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Vista a 360° dal ponte romanico di Dolcedo
Foto "a tema", stavolta. E dire che non era questo il mio obiettivo... il fatto è che da tempo meditavo di fare una fotografia navigabile a 360° ad un posto davvero suggestivo (una chiesetta semidiroccata in aperta campagna, sul crinale di una collina). Stavolta avevo tempo e sono partito con quella destinazione. Peccato che non sia riuscito a concludere quasi nulla... non sono stato attento (era l'alba, c'era vento e faceva freddo) e parte delle foto sono venute un po' sfocate! Ma anche il punto che ho scelto non mi ha convinto, visti i risultati. Bah, magari riproverò.
Però mi sono ritrovato con tutta l'attrezzatura necessaria per le riprese delle foto sferiche (cavalletto, testa panoramica, Lumix GH1 ed obiettivo fisheye) e così sono partito per un altro punto che mi ispira parecchio. Questo non lo svelo ancora, voglio prima vederne i risultati... però mi sono ritrovato a passare a pochi metri dal Ponte dei Cavalieri di Malta a Dolcedo, e così ho improvvisato una foto a 360°... proprio sul ponte! Ed il risultato è pure decente!
La grande macina in pietra di un "gùmbo" (un frantoio per le olive), ora esposta come un ornamento dopo secoli di lavoro |
Ma prima di arrivare alla foto... che ponte è? Beh, è possibile che sia la costruzione più antica di tutto il paese! Parlo del cosiddetto Ponte Grande di Dolcedo, il paese nei pressi di Imperia che, dal Medioevo fino all'arrivo di Napoleone, è stato il fulcro del Terziere di S.Tomaso, che insieme agli altri due (S.Giorgio a Torrazza e S.Maurizio a Porto) costituiva il Comune di Porto Maurizio, mezzo suddito e mezzo alleato di Genova, ma ampiamente indipendente dal "lontano" capoluogo ligure. Mentre Porto aveva vocazione marinara e commerciale, gli altri due centri, più piccoli e nel retroterra, si basavano sulla coltivazione dell'ulivo e l'estrazione dell'olio, entrambe praticate ancora adesso in forma del tutto artigianale. Proprio nei pressi del ponte, sulla riva scoscesa e rocciosa del torrente Prino, sono tuttora visibili quelli che erano grandi frantoi (i "gùmbi") per la macinatura delle olive, con canalette per l'acqua che faceva girare le macine, resti di torchi in legno e grosse macine di pietra, ora usate come ornamento, ma che hanno invece "lavorato" per secoli.
I Cavalieri di Malta, allora ancora chiamati Templari
Secoli fa, quindi, quello che ora sembra un tranquillo paesino dedicato alle vacanze e frequentato da turisti stranieri, soprattutto tedeschi, che hanno acquistato e restaurato molte case d'epoca, era invece brulicante di attività: c'era un castello, ora distrutto, e dovevano esserci i Cavalieri di Malta, che infatti avevano nella vicina Porto Maurizio una loro chiesetta/ospizio, che si dice abbia ospitato anche il Petrarca: la chiesa c'è ancora, con un ingresso ogivale in pietra e la Croce di Malta dipinta sul muro, sbiadita ma ancora ben visibile (purtroppo, dopo secoli, il locale è ora diventato un magazzino per le barche e non c'è più nulla di interessante all'interno).
Proprio i Cavalieri di Malta, che oltre che sacerdoti/guerrieri erano anche colti ed intraprendenti, furono i costruttori del ponte, nel 1292: la data è certa, perchè in uno dei parapetti è murata una piccola lapide di marmo con incisa la data di conclusione dei lavori. Quanto all'attribuzione ai cavalieri, quasi: su una delle pietre del parapetto (che sfortunatamente non ho fotografato, ma prima o poi rimedierò!) c'è scolpita una Croce di Malta...
La piccola lapide di marmo (in lingua latina e scolpita in caratteri gotici) murata sul parapetto del ponte di Dolcedo, la cui traduzione in italiano suona così: opera terminata il 3 luglio 1292 Fra poco, quindi, questo ponte compirà ben 730 anni di ininterrotta vita operativa, presumibilmente senza quasi nessuna manutenzione... altro che Ponte Morandi! |
...e i loro ponti
Il ponte, magistralmente costruito a schiena d'asino (ed asimmetrico, perché una delle rive è più alta dell'altra) in pietra locale, ha una sola campata ad arco ed unisce i due isolati di cui è costituito Borgo Piazza, il principale gruppo di case del comune, che ha altre frazioni minori nei dintorni. Non è l'unico del paese (ce n'è un altro simile anche se più modesto, lungo la mulattiera che conduce in alto, verso la borgata di Ripalta), ma questo è più grande, meglio rifinito ed importante, visto che è in pieno centro. Ora ci sono altri ponti carrozzabili, ma a quei tempi era l'unico che unisse le due rive del torrente Prino, che proprio in corrispondenza del borgo sono quasi verticali.
Il Ponte Grande di Dolcedo
Una serie di fotografie del ponte, con miei commenti. Alcune sono state scattate qualche giorno fa, altre nel 2011, ma per un ponte che è lì da 730 anni... simili differenze non si notano neppure!
La fotografia navigabile a 360°
Ed ecco finalmente la fotografia navigabile, la cui particolarità è nell'essere stata realizzata ponendo il punto di osservazione non vicino al ponte, ma direttamente sopra di esso, al culmine del passaggio pedonale. Partendo dal punto di osservazione iniziale e girando verso destra, le particolarità da notare non sono poche:
La grande struttura in pietra realizzata sulla riva del torrente Prino per riuscire a portare il pavimento del duomo fino al livello della piazza |
- la torre medievale che spunta dietro le case più alte proprio al di là del ponte, testimone di un passato ben meno pacifico di adesso
- la lunga palazzata della riva sinistra, con abitazioni e magazzini a più livelli, in gran parte dotati di eleganti loggiati all'ultimo piano
- un poco più a valle, l'oratorio barocco di S.Lorenzo con i suoi due curiosi piccoli campanili sulla facciata
- sulla riva destra, anch'essa scoscesa come quella opposta, le case in pietra che erano frantoi per la macinatura delle olive (proprio lì sono esposte alcune macine originali)
- l'alto campanile barocco del Duomo, dedicato a S.Tommaso. Il duomo è da vedere sia sul davanti (si affaccia su un raro tipo di piazza completamente chiusa, un vero "salotto pubblico" del paese) che soprattutto sul retro (per ricavare spazio sulla riva scoscesa, fu costruito quasi pensile su una grande struttura di sostegno in pietra, che porta il pavimento della chiesa a livello della piazza)
- la pavimentazione del ponte in ciottoli arrotondati ed incastrati cementandoli nella malta, particolarmente adatta al transito degli animali da soma, oltre che delle persone
- il vero e proprio canalone roccioso in cui scorre il Prino, pieno di muschi verdi e canne, solitamente tranquillo ma anche capace di imprevedibili ingrossamenti
- tutto intorno al paese, le colline piene di ulivi, da cui Dolcedo ha tratto di che vivere fin dal medioevo, quando la coltivazione dell'oliva taggiasca fu introdotta nel Ponente Ligure dai monaci benedettini del monastero di Lerino sull'isola di Sant'Onorato (una delle due isolette dell'arcipelago di Lerino davanti all'attuale Cannes)
(cliccare sulla fotografia per iniziare la navigazione) |
(Ivan – 14/02/2021)
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