OM-1N

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Io e le macro 

 

       Devo dire che la macrofotografia mi è sempre piaciuta. Anzi, quando comprai la mia Olympus OM-1N, alla fine degli anni '70, uno dei settori fotografici in cui volevo cimentarmi era proprio "la macro": ero rimasto affascinato dalle fotografie ravvicinate fatte da un amico (usava le lenti addizionali, non si potevano definire "macro") a dei comuni fiori. I dettagli, le forme ed i colori mi parevano eccezionali, evidenziavano la bellezza di un mondo che non conoscevo e che avrei invece voluto esplorare.

 

Inizi ...e difficoltà

       Quindi, quando finalmente mi ritrovai felicissimo possessore di una reflex, uno dei primi accessori che pensai di acquistare fu un sistema per realizzare macrofotografie. Mi trovai di fronte cinque alternative, in ordine di costo crescente:

    1. una serie di lenti addizionali da avvitare sull'obiettivo (come si fa con i filtri)

    2. un anello invertente, per inserire l'obiettivo a rovescio sul corpo macchina (è una configurazione -francamente scomodissima- che permette forti ingrandimenti, ma richiede un grandangolare e fa perdere tutti gli automatismi)

    3. un set di tubi di prolunga da inserire fra l'obiettivo ed il corpo macchina (sono robusti e conservano tutti gli automatismi)

    4. un soffietto estensibile, che fornisce il massimo degli ingrandimenti (regolabili con continuità), ma è molto più costoso e delicato dei tubi

    5. un obiettivo dedicato, solitamente molto costoso perché particolarmente nitido, ma con il fattore di ingrandimento relativamente limitato
       
MacroSetUp
Il foglietto delle istruzioni originali dei miei tubi di prolunga, che sono tuttora "in esercizio" 40 anni dopo!

       Scartai subito l'obiettivo macro (allora, per me del tutto fuori budget), le lenti addizionali (sono il sistema più economico, lo aveva già un amico e non mi soddisfaceva, volevo qualcosa di meglio) e l'anello invertente (richiedeva un grandangolare che allora non avevo, e poi limita il campo di azione a forti ingrandimenti - i meno frequenti e più complessi, come ho scoperto dopo). Restavano i tubi ed il soffietto: nonostante quest'ultimo mi facesse gola, forse perché mi sembrava un attrezzatura "importante", e perché avrebbe consentito ingrandimenti molto spinti, alla fine scelsi i tubi di prolunga, un set Vivitar che uso tuttora (rivedendo le cose dopo anni di esperienza e di utilizzo, fu saggio non comprare il soffietto, perché sicuramente sarebbe stato molto più scomodo e delicato da utilizzare, specialmente "in campo". In confronto, i tubi di prolunga sono eterni ed indistruttibili. L'anello invertente lo comprai usato, anni dopo, ma devo dire, dopo averlo provato, che il suo utilizzo è davvero scomodo e limitato)

MacroSetUp
Una macro a forte ingrandimento (non mia...) ad un insetto, che lo fa somigliare ad un feroce guerriero in armatura

       Così, con quei "tubi" sono partito alla ricerca del "piccolo": fiori, dettagli, insetti (difficile... si muovono!), gioielli, trame di tessuti, particolari quasi invisibili... la scelta è amplissima. I risultati, invece, furono un po' meno entusiasmanti: in breve feci queste scoperte, di cui prima non avevo nozione:

  • più si ingrandisce, più le cose si fanno difficili: la profondità di campo precipita e tende... allo spessore di un foglio di carta! Inoltre, un movimento anche minimo del cavalletto o della slitta dove è montata la fotocamera viene amplificato (basta che ci sia un piccolo gioco meccanico nell'avvitarla in posizione che già il soggetto quasi salta fuori dal campo inquadrato!)

  • la luce disponibile è sempre poca (specialmente a mano libera, il che vuol dire che in esterni si combina poco): per arrivare a condizioni di scatto accettabili, si finisce per dover aprire il diaframma (magari al massimo), il che limita ancora di più la zona di messa a fuoco

  • per fotografare "bene" un oggetto piccolo, bisogna andargli davvero vicino (a pochi centimetri). L'unica alternativa possibile è l'uso di un particolare tipo di obiettivo macro "a lunga focale", che permette di mantenersi a qualche decimetro dal soggetto, ma che proprio non potevo permettermi, essendo ancora più costoso dei già cari obiettivi macro "standard"

  • con queste premesse, diventa ovvio immaginare che le macro che mi potevo permettere erano tutte ad oggetti o piante: fotografare insetti diventava davvero problematico, a meno di trovarne uno particolarmente "tranquillo"... per non parlare di quelle foto incredibili alle teste di insetti che li fanno apparire come mostri extraterrestri: ecco, quelle erano davvero impossibili per me!

  • nella macro, utilizzare un flash è complicato: a distanze così ridotte, le tabelle fornite dal costruttore non sono più applicabili, né i sensori dei flash automatici sono precisi: in pratica andrebbero fatti un sacco di tentativi "a perdere" per costruirsi una propria tabella empirica (lungo e costoso), che sarebbe comunque sempre poco affidabile. Inoltre, il flash dovrebbe stare in una posizione opportuna, molto vicino e/o di fianco al soggetto. Sicuramente, non nella (comoda) slitta già disponibile su tutte le macchine: mettendolo lì, l'obiettivo montato sui tubi di prolunga fa da ombra, e di fatto il flash non funziona. Le soluzioni a questo problema esistono, e sono due:

    • il flash anulare, un anello che si fissa intorno all'obiettivo e che contiene una lampada flash, che produce una luce forte ed uniforme sul soggetto, anche se vicinissimo. Peccato che sia un oggetto costoso, un po' complesso ed ingombrante da sistemare in posizione, e soprattutto... che serve unicamente per la macro (o al massimo qualche ritratto particolare). Un po' troppo per le mie tasche da studente, allora. 

    • la seconda soluzione, molto più riutilizzabile, si chiama flash TTL. Solo che quando ho comprato la mia prima reflex... non lo avevano ancora inventato! Anche con questo, però, rimane il problema di montare l'incastellatura necessaria per metterlo in una posizione adatta: praticare la macro è una cosa un po' laboriosa, sempre!

 

Risultati ...d'epoca

    Anche se allora pensavo di fare qualcosa di sofisticato (dei miei compagni, ero l'unico che si impicciasse di fotografia... giocare con tubi ed obiettivi mi faceva sentire "esperto"...), in realtà, rivedendo le mie macro ora, ci trovo davvero molti difetti, il più grave dei quali è quello di essere spesso non perfettamente a fuoco.Ho comunque raccolto in questa pagina pagina le migliori.

 

Seconda fase: migliora l'attrezzatura, ma purtroppo non l'impegno...

 

Bounce Flash
Quello che doveva essere il setup per le macro, prontamente riciclato per i riratti ai bambini usando il Bounce Flash

    Anni dopo, anche perché le reflex tradizionali stavano già iniziando un decadimento che poi il digitale avrebbe reso travolgente, comprai un'altra Olympus, di seconda mano, ma che aveva ben altre caratteristiche rispetto all'OM-1, manuale. La OM-2SP era automatica, poteva misurare l'esposizione in modalità spot (al solo centro dell'immagine), e soprattutto poteva pilotare un flash TTL. Quando comprai anche quello (un Olympus T-32) mi ritrovai con un'attrezzatura ben più potente, se avessi voluto fare delle macro.

     Ecco, "SE...": invece nella mia vita erano cambiate molte cose, nel frattempo avevo oramai prima uno, poi due bambini piccoli... la macro finì quasi nel dimenticatoio e la coppia OM-2 e flash T-32 la usai per fare molte belle fotografie ai due marmocchietti di casa, sfruttando la tecnica del Bounce Flash per ottenere un'illuminazione naturale dei bambini anche in casa, sfruttando il soffitto bianco. Foto di allora? Dei bambini, molte. Macro, praticamente zero.

 

Terza fase: il cambio di paradigma del digitale

MacroSetUp
Un tipico setup per macrofotografia

     Per molto tempo rimasi indeciso: capivo che la mia vecchia attrezzatura aveva oramai fatto il suo tempo, ma non volevo buttarla né ricominciare da zero con un nuovo corredo. Feci qualche esperimento poco convincente con l'ancora immaturo digitale con un paio di compatte, e la mia antica passione raggiunse il minimo. Poi (ho raccontato tutto nei dettagli qui) seppi che c'era un sistema fotografico dai costi non proibitivi che permetteva, con un adattatore, di riciclare i vecchi obiettivi... era la notizia che desideravo: aver mantenuto integro il vecchio corredo, anche se in un cassetto, aveva un senso! Comprai una Lumix GH1 usata, e poco dopo un adattatore OM<->M4:3, ritrovandomi un corredo con parecchi obiettivi.

     Usare quella macchina, però, mi pareva complicato e poco soddisfacente, mentre era solamente la mancanza di stimoli. Questa arrivò quando scoprii le affascinanti fotografie panoramiche navigabili, e soprattutto che produrne io stesso era più che fattibile. Questo entusiasmo, alimentato dai risultati che dopo qualche tentativo avevo ottenuto, risvegliò in breve tutto il mio antico interesse, con in più la voglia di provare tutto quello che è oggi possibile con il digitale: fotoritocco, montaggi, fusione di immagini...

 

I risultati della tecnica digitale

     Proprio l'ultimo punto, scoperto per caso parlando con un ex compagno di università, era perfetto per esaltare le macro: la tecnica del Focus Stacking rimediava alla cronica mancanza della profondità di campo delle macrofotografie! Naturalmente ci provai subito, ecco i risultati ottenuti.

 

Quarta ed ultima fase: oggi. Ora ho tutto... cosa ci combinerò?

     Dato che ho raccontato quest'ultimo periodo in dettaglio qui, non mi voglio ripetere e passo direttamente ai primi risultati. Ma mi aspetto di più, naturalmente! 

 


IvanEditor

 

      (Ivan – ultimo aggiornamento: 26/10/2021)


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