100-300

 

Sfida... alla Luna!

Premessa

    Tanti anni fa, quando ancora ero al liceo, andai con la mia classe a visitare il piccolo ma ben attrezzato osservatorio astronomico comunale che si trovava sulla torretta che domina il grande edificio delle scuole elementari, di inizio '900. Eravamo d'inverno e faceva un freddo "frizzante", specialmente di notte. E noi eravamo andati lì proprio dopocena, per vedere dal vivo stelle e pianeti con l'ottimo telescopio in dotazione all'osservatorio

Porto Maurizio in una vecchia stampa di inizio '900, da me scansionata e ricolorata parecchi anni fa. L'edificio scolastico è quello rosato in alto a destra, che in seguito fu raddoppiato edificando un altro corpo di fabbrica, speculare a quello già esistente. Ma, come si può notare, la torretta dell'osservatorio astronomico c'era già allora

 

Questa foto di Giove, presa da Flickr, è quasi uguale, a parte il numero di satelliti che vi compaiono (qui solamente tre, mentre io li ricordo tutti e quattro) a quella che avevo visto al telescopio dell'Osservatorio Astronomico del Comune di Imperia, poco meno di... cinquant'anni fa!

    Ricordo ancora, dopo aver fatto la fila attendendo il mio turno all'oculare, lo stupore di vedere cosa spuntasse in ogni parte del cielo, anche là dove ad occhio nudo non si vedeva quasi nulla, e poi in particolare la vista di Giove, che da un puntino giallo un po' più luminoso delle "normali" stelle si rivelava essere davvero la sfera giallognola a fasce rossastre che si vedeva nei libri, circondata da quattro puntini luminosissimi: i cosiddetti satelliti "galileiani", scoperti nel '600 dallo scienziato toscano

    Allora non mi interessavo ancora di fotografia, e poi la sola vista della mole del telescopio (un grande e complicato cilindro lungo ben più di un metro) e del suo pesante supporto, e la scoperta della necessità del cosiddetto inseguitore equatoriale(1) per poter fotografare gli astri non mi lasciarono nemmeno iniziare a pensare di occuparmi di questi aspetti: troppo complesso e costoso. Ma l'interesse per queste attività rimase, anche se solo latente

 

Ai tempi della pellicola? ...niente!

    Stando così le cose, quando cominciai ad interessarmi di fotografia naturalmente ripensai anche ai corpi celesti, ma non avendo nulla dell'attrezzatura ingombrante e costosa che avevo visto allora all'osservatorio, in concreto non mi venne nemmeno in mente di tentare di fare qualcosa anch'io. Non ci provai neanche dopo aver acquistato, ai tempi dell'università, un potentissimo teleobiettivo(2), ritenendo probabilmente troppo complesso addentrarmi da solo in questo campo(3). Per tutto il periodo (parecchi anni...) nel quale usai l'Olympus OM-1, totalmente manuale, non ricordo di aver mai nemmeno provato ad usare il mio 500mm di notte!

 

I primi tentativi

    Anni dopo, con l'avvento del digitale tutto è cambiato, perché nel giro di poco tempo varie circostanze prima fortemente sfavorevoli sono drasticamente migliorate:

Il mio "vecchio" super-tele catadiottrico da 500mm di focale, montato (per mezzo di un adattatore meccanico) sulla mia attuale fotocamera: è con questa particolare configurazione (equivalente ad un supertele da 1.000mm di focale in formato 24x36mm) che ho realizzato tutte le fotografie successive 

  • la pellicola... non si usa più: di fatto, una volta in possesso del materiale fotografico occorrente (corpo macchina, obiettivi e scheda di memoria), i singoli scatti non costano più nulla e si possono fare quante prove si vuole senza spendere un capitale

  • avendo adottato (in quel momento più per caso che coscientemente, anche se oggi ne sono ben contento) il sistema fotografico micro4:3, è stato possibile, tramite un anello adattatore di poco prezzo, riutilizzare i "vecchi" obiettivi analogici e manuali, fra cui anche il mio 500mm ancora seminuovo

  • una delle caratteristiche di questo adattamento è che apparentemente la focale dei "vecchi" obiettivi in formato 24x36mm adattati al nuovo sistema digitale raddoppia(4). Questo fenomeno, che a volte può creare problemi (i grandangolari "spariscono": il mio allora costoso Zuiko 24mm diventa un banale 48mm, una focale "normale"), viene invece perfetto per fotografare gli astri, in quanto il mio Tamron SP 500mm, ad esempio, classificato come un "super-tele" se usato a terra ma non altrettanto efficace puntandolo verso il cielo, diventa equivalente ad un 1.000mm, praticamente un piccolo telescopio!

  • ultimo (ma forse più importante) vantaggio, è lo stabilizzatore di immagine interno al corpo macchina: se si possiede una fotocamera di tipo IBIS ("In Body Image Stabilization"), questo sistema permette di scattare a mano libera anche con tempi di esposizione lunghissimi, impensabili al tempo della pellicola, e soprattutto, trovandosi a valle dell'obiettivo, riesce a stabilizzare anche gli obiettivi non digitali(5), come il mio 500mm (estremamente sensibile ai movimenti, avendo un ridottissimo angolo di campo), i cui "capricci" sono così quasi completamente domati!

La splendida "Luna a colori", la magnifica foto che mi ha spinto ad avvicinarmi a questo tipo di realizzazioni, considerandola un vero punto di riferimento per quanto riguarda la qualità e la definizione dei risultati ottenuti



(foto di Marcello Chifari

    Consapevole di tutti questi nuovi vantaggi ho provato a fare qualche fotografia, limitandomi però a scegliere come soggetto soltanto la Luna, perché ha il pregio di... facilitare il compito, essendo grande e luminosa, ma anche per due motivi opposti, di cui sono venuto a conoscenza partecipando ad una conferenza online sull'astrofotografia tenuta da un mio compagno di corso all'università, autore di fotografie spettacolari, di qualità pressoché professionale, molto addentro a questa branca della fotografia:

  • da un lato ho scoperto che le "vere" fotografie al cielo si fanno non solo con le "normali" fotocamere commerciali collegate ad un telescopio, ma anche utilizzando fotocamere speciali chiamate "CCD" raffreddate a bassissima temperatura (per la riduzione del rumore), o altre modificate per renderle sensibili all'infrarosso(6) (radiazione di fondamentale rilevanza in questo campo, dove permette di realizzare fotografie spettacolari), per poi completare l'opera in fase di post-produzione con appositi software in grado di diminuire fortemente il rumore video forzatamente presente nelle immagini per le lunghe esposizioni dovute alla bassa luminosità ambientale (il tutto, sommato ai precedenti problemi: poter disporre di potenti teleobiettivi, se non proprio piccoli telescopi, e di una montatura equatoriale). Era quindi necessario disporre di un bagaglio di conoscenze, investimenti e tempo libero, per cui non mi sentivo in grado di mettermi in gioco

  • dall'altro, invece, sono rimasto affascinato da una stupenda fotografia della Luna "a colori", degna di pubblicazione su una rivista specializzata, scattata (e rielaborata come descritto sopra) proprio dal mio compagno di scuola, che grazie ad innumerevoli esposizioni ed elaborazioni con il software apposito ha messo in evidenza la diversa composizione chimica dei vari mari lunari. Il tutto completato da una eccellente definizione dell'immagine: i crateri sembravano in 3D!

Uno dei miei primi scatti alla Luna: decisamente, di bassa qualità

    Tutto sommato, qualcosa volevo comunque provare a farla: senza gettarmi nel difficile, ho provato a fotografare la Luna, ma i primi esperimenti sono stati quasi scoraggianti: pur utilizzando il mio teleobiettivo digitale e stabilizzato, uno zoom autofocus da 45-200mm, equivalente ad un 400mm al massimo della sua estensione (molto poco in termini di astrofotografia), la Luna risultava puntualmente una palla bianchissima, come una lampada (quindi sovraesposta), difficilissima non solo da mettere a fuoco, ma già solo da trovare nel nero del cielo e da inquadrare stabilmente nel fotogramma, pur stando sul cavalletto(7). Usare il mio "vecchio" 500mm, non autofocus, aumentava ancora di più le difficoltà

 

Il primo segreto: esposizione manuale!

    A questo punto accade qualcosa: un amico, piuttosto competente in fatto di fotografia, sentendomi parlare delle mie difficoltà mi consiglia di esporre in modalità... manuale. Anche se potrebbe sembrare strano rinunciare ad un automatismo solitamente comodo e preciso, in realtà c'è una buona ragione per farlo, legata al fatto che fra la Luna, unico oggetto luminosissimo rispetto a tutto il circostante cielo nero, c'è fin troppa differenza di luminosità con lo sfondo. E questo fa impazzire il sistema automatico di stima dell'esposizione necessaria: basta spostarsi di poco dal "faro bianco" costituito dalla Luna, che il nero tutto intorno fa bruscamente modificare i parametri di esposizione, e quanto si torna a puntare realmente sulla Luna, questa è inevitabilmente sovraesposta (da qui la "palla bianca" che ottenevo puntualmente)

    Usando l'esposizione manuale, invece, i valori di tempo e diaframma vengono prefissati prima dello scatto, e non subiscono modifiche se la fotocamera punta verso una diversa direzione. Il problema di trovare valori corretti si risolve facilmente facendo qualche scatto di prova ed osservandone la riuscita. A questo punto, con l'esposizione fissata, rimane da sistemare solamente la messa a fuoco, non più entrambe i parametri contemporaneamente, e tutto si semplifica non poco, sia che si usi un obiettivo digitale sia un vecchio obiettivo analogico e manuale, adattato alla fotocamera digitale

    Quindi riprovo, facendomi aiutare dall'autofocus dello zoom 45-200mm. Ora scatto con molta più facilità, ma c'è un problemino: la Luna non riempie il fotogramma quanto vorrei, perché lo zoom, niente male usato per le normali fotografie, è realmente un po' poco se si mira ad un oggetto lontano. Quindi devo agire in sede di post-elaborazione, tagliando una parte del cielo intorno (tanto, è tutto nero...). Poi, dato che la definzione della foto non mi soddisfa granché, comincio a toccare parametri in Photoshop, ed... esagero: la Luna che viene fuori è sì spettacolare, ma suona falsa e "dopata"
 

  
Due delle "Lune piene" ottenute con lo zoom Lumix Vario G 45-200mm, rispettivamente nel 2020 e nel 2022. Gran parte della definizione, quasi eccessiva, è stata ricavata in sede di post-elaborazione, e si capisce: la Luna suona come esagerata, quasi "falsa"

 

 

Il secondo segreto: scattare... a mano libera!

    Il secondo "trucco" lo scopro da solo, provando: considerati i pregi ed i difetti della mia attrezzatura, è meglio scattare a mano libera (potendosi affidare al potentissimo sistema IBIS dell'Olympus) che sul cavalletto! Mi pareva di averlo già intuito usando la E-M5 Mk.II, ma quando riprovo con la ben più performante E-M1 Mk.III, il cui autofocus è ben più rapido e preciso, i risultati migliorano subito, ma soprattutto si ottengono in maniera sistematica!

    Lo capisco già alla prima occasione in cui punto la nuova macchina professionale contro il cielo: un amico mi telefona mentre sono ad Imperia, dicendomi: "lo sai che stasera c'è un eclissi di Luna?". Io non solo non lo sapevo, ma avevo con me solamente lo zoom 12-40mm, decisamente inadatto nel ruolo di "teleobiettivo". Però... il cielo è tersissimo, la Luna si vede perfettamente dal terrazzo e non fa nemmeno freddo: troppe condizioni favorevoli, provo lo stesso. Ed è qui che mi accorgo che, anche se a mano libera (forzatamente: il cavalletto... non l'ho nemmeno portato con me!) la E-M1 Mk.III fa centro impeccabilmente: non sbaglia un colpo!

    Purtroppo, quella sera si rivela solamente "promettente": l'unico obiettivo che ho con me è proprio inadatto in quel ruolo, nonostante sia della serie "PRO"... ma il mio "balzo in avanti" oramai è solamente rimandato alla prossima occasione!
 

1 Fotogramma originale
La Luna fotografata prima e durante la (piccola) eclissi del 29/10/23. Purtroppo i risultati, nonostante l'occasione favorevole, sono rimasti solamente "dimostrativi" perché ottenuti con una focale di soli 40mm, del tutto inadatta (è equivalente ad un obiettivo da 80mm in formato 24x36): la terza immagine mostra come risultava realmente la Luna attraverso il 12-40mm, poco più di un... granello luminoso!   

 

 

Due colpi andati "a segno"!

    Nel successivo ciclo lunare, per parecchi giorni di seguito c'è visibilità perfetta, e la Luna in fase crescente domina in cielo. Forte di tutto quanto ho imparato apro la finestra del soggiorno: la Luna è lassù che aspetta. Stavolta, però, sono a casa mia e gli obiettivi li ho tutti a disposizione: faccio tutta una serie di fotografie, usando sia il 45-200 autofocus che il 500mm catadiottrico e manuale, provando anche ad aggiungere un vecchio e quasi dimenticato moltiplicatore di focale 2X, con il quale ottengo ben 2.000mm di focale equivalente in formato 24x36 (di nuovo, quasi un telescopio, ma questa volta neanche tanto piccolo!), ed il 26 Novembre metto finalmente "a segno" due buoni scatti:
 

Luna crescente - 500mm    Luna crescente - 1.000mm (500mm x2)
Due foto della Luna in fase crescente, ottenute con il catadiottrico manuale da 500mm (a sinistra) e con lo stesso obiettivo più un duplicatore di focale, arrivando quindi (a destra) addirittura a ben 2.000mm equivalenti! Da notare l'apparente tridimensionalità dei crateri in basso, lungo la linea d'ombra

 

 

...ma non senza aver superato qualche difficoltà!

    Non è stato semplice, però: con il 500mm, mettere a fuoco è realmente difficile, per vari motivi:

  • l'angolo di campo di un simile teleobiettivo è molto piccolo: soli  per il 500mm, che diventano addirittura 2,5° quando viene aggiunto anche il teleconvertitore 2X. In queste condizioni, trovare la (relativamente) piccola Luna "dispersa" in un enorme cielo nero non è più banale, soprattutto quando si monta il moltiplicatore di focale, e appena la si cerca guardando nell'oculare ci si chiede dove sia finito quell'oggetto luminosissimo che un attimo fa era proprio davanti a noi...

  • pur essendo molto più leggero dei tradizionali teleobiettivi a lenti(8) perché sostanzialmente è quasi vuoto (il funzionamento di un obiettivo catadriottrico si basa su 3 specchi concavi), il 500mm ha un barilotto metallico e di ampie dimensioni, per cui... pesa comunque, specialmente dopo un utilizzo prolungato: una volta montato sul corpo della E-M1 Mk.III, l'intera fotocamera raggiunge un peso di circa 1,3 Kg(9), che diventano 1.5 Kg con l'aggiunta del fotomoltiplicatore 2x, decisamente tanto se si vuole tenere il tutto perfettamente immobile!

  • l'elicoide di messa a fuoco va ruotato con estrema delicatezza e precisione: il meccanismo è sensibilissimo e basta spostarlo di un minimo per andare totalmente fuori fuoco

  • in tutti gli obiettivi manuali che mi è capitato di utilizzare, la posizione di infinito coincide sempre con il "fine corsa" dell'elicoide di messa a fuoco: in pratica, per fotografare un oggetto lontanissimo (e la Luna ricade ovviamente fra questo tipo di soggetti) basta ruotare la ghiera fino in fondo, e quella sarà senza dubbio la posizione corretta per la messa a fuoco. Nel mio 500mm, invece, questo non succede! Non sono sicuro di averne capito la ragione(10), ma la posizione precisa di messa a fuoco (zona per di più estremamente ridotta, vedi il punto precedente) viene poco prima del fondo corsa, che quindi non aiuta ad impostarla: quel dannato "poco prima" va sempre trovato a forza di delicati tentativi

    Per mettere a fuoco gli obiettivi manuali, che non comunicano in alcun modo con i sistemi digitali del corpo macchina, è comune l'implementazione di una funzione di aiuto (che Olympus chiama MF Assist o Magnify a seconda della fotocamera): in questi casi la visuale nel mirino viene fortemente ingrandita in modo digitale (nella E-M1 Mk.III il rapporto di ingrandimento è 10x) e la messa a fuoco diventa molto più semplice

    Purtroppo però con il supertele la funzione Magnify è di fatto inutilizzabile: già il 500mm corrisponde ad un fattore di ingrandimento 10x in formato 24x36, che diventano 20x con il duplicatore. Il tutto in formato micro4:3 diventa rispettivamente 20x e 40x. A questi la funzione di ingranditore digitale aggiunge (apparentemente) un ulteriore fattore 10x quindi, attivandola:

  • con il 500mm (20x) si hanno 200x (pari ad avere un obiettivo di 10.000mm di focale)

  • con il 2X500mm (40x) si hanno 400x (pari ad avere un obiettivo di 20.000mm di focale)

    Entrambi i casi sono del tutto impossibili da sfruttare a mano libera (e secondo me, anche usando un cavalletto basta che questo non sia perfettamente stabile o che ci sia anche soltanto un soffio di vento per muovere tutto): di fatto si vede solamente una superficie bianca muoversi freneticamente e senza mai fermarsi che non dà alcun aiuto nel mettere a fuoco, anche se guardandolo da fuori l'obiettivo sembra quasi immobile

 

Bingo! Sfida vinta?

6 20231126   Moonshine
È questa la mia foto migliore? Forse... 

    Il giorno successivo, mentre pensavo già di aver "chiuso" con le foto alla Luna, seppure temporaneamente, scopro che è proprio il giorno del plenilunio. Allora, visto che sono in casa, ho tempo e preparare il materiale mi costa ben poca fatica, cambio idea e faccio un'ulteriore serie di scatti, questa volta non del tutto a mano libera: per avere più stabilità monto la fotocamera sul cavalletto(11), ma senza fissarla rigidamente in posizione

    A questo modo posso puntarla dove voglio perché è libera di ruotare su se stessa, ma essendo appoggiata sulla testa del cavalletto rimane sicuramente molto più ferma, garantendomi una presa migliore e spostamenti e vibrazioni di minore entità

    L'unico inconveniente è che, a causa del fatto che sto scattando dall'interno della stanza attraverso la finestra, per inquadrare la Luna devo mettermi seduto per terra, in una posizione piuttosto scomoda... ma la sessione di scatti non dura molto: oramai ho imparato cosa devo fare!

    Questo accorgimento, però, è "vincente": la foto risultante è la più nitida che sia riuscito ad ottenere! Stavolta dò per scontato di non fare più scatti "lunari" per un bel pezzo: mi sento appagato
 

 

Luna Rosata
Luna Rosata

Ed ora, diamoci alla poesia!

    Ancora una volta, però, le cose cambiano: il mattino dopo, guardando dalla finestra della cucina, vedo proprio davanti a me la Luna, ancora perfettamente tonda, ma questa volta se ne sta contro un cielo... azzurro, non il "solito" nero. Rendendomi conto che questo spettacolo non durerà molto, affievolendosi non appena la luminosità del giorno aumenterà, tiro nuovamente fuori l'attrezzatura necessaria e scatto qualche foto, per poi correre per la curiosità a scaricarle nel computer e quindi poterle "ripassare" con Photoshop

    Il risultato è questa "quasi poetica" Luna Rosata, che forse preferisco alla precedente, dopotutto piuttosto scontata come inquadratura, anche se mi sono molto divertito nel realizzarla (ed anche un po' inorgoglito per il risultato(12)

 

L'ultima correzione

Luna Bianca
Luna Bianca

    Dopo un paio di giorni dallo scatto, a forza di guardare la foto precedente, mi rendo conto che sarà anche poetica, ma... non è quella che ho visto ad occhio nudo! Quella era praticamente bianca, non rosata!

    E così, torno al computer per l'ultima volta, e... basta modificare il bilanciamento del bianco (un solo click!) per ottenere questa ben più credibile Luna Bianca

    Con questo risultato penso di avere oramai "raggiunto il limite" che si possa ottenere con questa attrezzatura, e che non riuscirò più a realizzare niente di meglio. E va bene, passerò ad altro...

 

 

Note:

(1) si chiama così il meccanismo (praticamente indispensabile in astrofotografia) che, compensando la rotazione terrestre (in sostanza, spostandosi in direzione opposta e con la stessa velocità), rende possibile puntare una fotocamera per lunghi periodi sempre nella stessa direzione, permettendo così di fotografare gli astri mediante le lunghe esposizioni necessarie per soggetti così poco luminosi

(2) ero rimasto affascinato dai primi piani a vari uccellini (passeri, pettirossi ecc.) che mi aveva fatto vedere un conoscente. Gli avevo chiesto come avesse fatto a scattarli, e mi aveva fatto vedere il suo teleobiettivo catadiottrico da 500mm. Da allora non me lo levai dalla testa finché non finii per comprarmelo anch'io, per scoprire però che usarlo era realmente difficile: il diaframma fisso (f/8) era molto poco luminoso, e per scattare decentemente era necessario usare o pellicole molto sensibili (costose e dalla grana particolarmente visibile) o… il cavalletto, il che aggiungeva altri problemi (peso, ingombro, impossibilità di scattare "istantanee" ecc.). Gli stabilizzatori di immagine, che oggi risolvono quasi tutti questi problemi, erano ancora… fantascienza. Di fatto, quindi, ho usato ben poco questo teleobiettivo, anche se funziona ancora perfettamente

(3) allora la pellicola costava cara, per le mie tasche di studente, ed ogni tentativo era uno scatto "consumato". Inoltre non c'era Internet e di conseguenza nulla della valanga di informazioni che ora ci si può procurare agevolmente, e non conoscevo nessuno che potesse darmi dei consigli pratici né che potesse stimolarmi a tentare

(4) una foto scattata usando un comune obiettivo standard da 50mm di focale in formato 24x36mm, ma montato su una fotocamera micro4:3, infatti, è equivalente ad aver usato un 100mm, trasformandolo quindi da "standard" a "medio-tele"

(5) uno dei punti di forza dell'Olympus (ora diventata OM System) è l'efficacia della stabilizzazione interna al corpo macchina, e fortunatamente non solo è proprio questa la marca che ho scelto per il mio sistema fotografico, ma sia la la precedente fotocamera che soprattutto l'attuale ne sono equipaggiate, rendendo possibile evitare l'uso del cavalletto in situazioni dove questo risulterebbe scomodo, se non impossibile o addirittura proibito!

(6) è proprio dallo scoprire che è possibile far modificare, da un laboratorio specializzato e ad un prezzo ragionevole, una fotocamera digitale (sostituendo un filtro ottico sul suo sensore) per renderla sensibile alla radiazione infrarossa che è iniziato il mio interesse in questo campo (la mia prima fotocamera digitale, oramai divenuta obsoleta nonostante sia ancora perfettamente funzionante, ha goduto di una "seconda giovinezza" dopo essere stata modificata per le foto I/R), anche se mi sono orientato solamente sugli aspetti "artistici" dati dalla diversa ed inconsueta resa delle immagini, piuttosto che usarla in campo astronomico

Catalogo obiettivi Olympus 1978
Copertina del catalogo Olympus
(tardi anni '70)

(7) a causa del piccolo angolo di campo, l'obiettivo tende a puntare verso qualcosa di quasi puntiforme, e trovarlo, nel nero del cielo, è già un bel problema. Inoltre, a questi ingrandimenti si vede perfettamente la Luna… muoversi, seppure lentamente, per cui non bisogna perdere tempo nell'inquadrarla mentre la fotocamera è fissata sul cavalletto, perché in non molti secondi la Luna… scappa, ed esce fuori dall'inquadratura! Ho anche provato a "giocare d'anticipo", fissando la posizione inquadrata in un punto dove prevedevo sarebbe transitata la Luna, e qui incappavo nell'ultimo problema: la qualità costruttiva del cavalletto e delle sue componenti. Apparentemente il mio è un attrezzo solido e ben fatto, e le fotografie scattate con grandangolari e normali, fino ad arrivare anche a teleobiettivi non troppo spinti, sembrerebbero confermarlo. Ma quando si sale con la focale (e il 500mm ricade proprio in questi casi) si nota che il pur piccolo gioco meccanico delle manopole presenti sulla testa del cavalletto, che servono a fissarne la posizione, diventa importantissimo. E deleterio: in pratica, si punta l'oggetto da fotografare nel centro dell'inquadratura, ma al momento di stringere le manopole e bloccare la fotocamera, si nota uno spostamento, apparentemente invisibile guardando la testa dall'esterno, ma "distruttivo" guardando nell'oculare della macchina, dato che la stretta spinge l'oggetto fuori (in parte o del tutto) dal fotogramma!

(8) è possibile fare una stima di quanto un catadiottrico sia più leggero e meno ingombrante di un teleobiettivo tradizionale a lenti: la tabella seguente mette a confronto, a partire da un catalogo Olympus degli anni '70, i dati caratteristici di vari teleobiettivi 

marca
serie focale
(mm)
diaframma tipo di
obiettivo
lunghezza
(cm)
diametro
(cm)
peso
(g)
Olympus OM Auto-T  300 f/4.5-32 a lenti 18,1  8,0 1.100
Olympus OM Auto-T  400 f/6.3-32 a lenti 25,5  8,0 1.300
Tamron SP  500 f/8 fisso catadiottrico 9,5  8,5    595
Olympus OM Auto-T  600 f/6.5-32 a lenti 37,7 11,0 2.800
Olympus OM Auto-T 1.000 f/11-45 a lenti 66,2 11,0 4.000

 

La gamma di super-tele Olympus non comprendeva la focale 500mm, ma è possibile tentare di estrapolarne i relativi valori partendo dai dati dei teleobiettivi esistenti: considerando i valori dei due teleobiettivi prima e dopo la focale del catadiottrico (cioé il 400mm ed il 600mm) e facendone una media, un ipotetico 500mm a lenti risulterebbe avere queste caratteristiche (confrontare con quelle del catadiottrico):

marca
serie lungh. focale
(mm)
diaframma tipo di
obiettivo
lunghezza
(cm)
diametro
(cm)
peso
(g)
Tamron SP  500 f/8 fisso catadiottrico 9,5  8,5    595
ipotetico
Olympus OM Auto-T
 500 f/6.4-32 a lenti 31,5 9,4 1.900

 

A parità di lunghezza focale, quindi, il teleobiettivo a lenti risulta avere un peso ed un ingombro più del triplo dell'analogo catadiottrico (e suppongo anche dal costo più che triplo...)

(9) la tabella seguente riporta, a partire dai singoli elementi che la compongono, il peso della fotocamera equipaggiata con il 500mm catadiottrico nei due casi: con e senza moltiplicatore di focale 2X

componente marca modello peso (g)
Corpo macchina Olympus OM-D E-M1 Mk.III camera body 588
Adattatore n.d. OM<=>M43 passive adapter 61
Obiettivo Tamron SP 500mm f/8 + tripod mount 713
Moltiplicatore Kenko 2X Teleplus MC4 157
Configurazione "500mm" (equivalente a 1.000mm in formato 24x36) 1.362
Configurazione "2x500mm" (equivalente a 2.000mm in formato 24x36) 1.519

 

(10) il manuale utente originale dell'obiettivo non ne parla neppure. Per curiosità avevo posto la questione in un forum internazionale di appassionati, e mi era stato risposto che -forse- il motivo era dovuto alla compensazione di eventuali micro-variazioni del barilotto dell'obiettivo dovute alla temperatura

(11) in realtà, monto il complesso teleobiettivo-corpo macchina sul cavalletto senza utilizzare il solito foro filettato sul fondo della fotocamera, ma tramite l'apposito supporto annesso al teleobiettivo, che è (volutamente) posizionato in un punto quasi baricentrico rispetto all'ingombrante attrezzatura

(12) una buona parte della riuscita di questo paio di foto con lo sfondo blu del cielo è dovuta... al cielo! O meglio, è dovuto a "come è venuto" il cielo: di un azzurro gradevole e perfettamente uniforme, senza i consueti pixel colorati tipii della presenza di rumore video. Come ho fatto? Semplice, ho sfruttato un pesante ma efficacissimo algoritmo di riduzione del rumore basato su IA (Intelligenza Artificiale), disponibile con l'edizione 2023 di Photoshop (vedere questo mio articolo in proposito)

 


 

      (Ivan – 05/12/2023)


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