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Le mie fotocamere attraverso il tempo 

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    Come tutti gli "anzianotti" che si ostinano ad essere ancora appassionati di fotografia, nel corso dei tanti anni passati a scattare (anche se non con assiduità) ho avuto per le mani varie macchine fotografiche, alcune con una decisa personalità, altre meno (o molto meno...).

In particolare ho vissuto il passaggio, epocale per la fotografia, dall'analogico (inteso come pellicola, liquidi di sviluppo, camera oscura...) al digitale (tecnica totalmente differente, vista in un primo tempo come il parente "giocattolo" della fotografia "seria", per poi sorpassarla e cambiare radicalmente il modo di fare fotografie, e persino il mondo dei "fotografi").

In questi ultimi anni, vista forse anche l'età che spinge a "voltarsi indietro", non solo ho continuato ad approfondire l'attuale tecnica fotografica (soprattutto sfruttando quello che con il digitale è divenuto fattibile, anche se non semplice: il fotoritocco ed in generale il post-processing), ma ho anche ripreso interesse verso gli apparecchi, oramai "storici", che ho visto usare in famiglia, anche se oramai da ammirare e collezionare, più che da continuare ad usare, anche se sarebbero ancora in grado di fare buone fotografie.

 

Gli inizi

OM 1&OM 2Così sono passato dal guardare, prima con l'ammirazione e lo stupore dei piccoli e poi, crescendo, con l'interesse scatenato da un amico che si era comprato una reflex, la macchina usata da mio padre per ritrarre noi bambini (una Yashica Lynx 1000 arrivata nel '59 direttamente dal Giappone, dove mio zio, marittimo, era stato per mesi), per poi acquistare, intorno al 1980, la mia prima "vera" macchina, una reflex, l'allora elegantissima ed hi-tech Olympus OM-1. Da qui in avanti ho continuato da solo, arricchendo il mio set di obiettivi e quindi le possibilità espressive a mia disposizione.

 

Il 35mm

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Mio figlio a 11 mesi (ripreso usando il Bounce Flash)
La luce è morbida e scende dall'alto in modo naturale: Inoltre, gli "occhi rossi" sono totalmente assenti

Dopo un lungo periodo di pausa durante i miei primi anni di lavoro, ho ripreso interesse con l'arrivo dei figli, soggetti ovviamente interessantissimi da ritrarre, ed ho raddoppiato, puntando su di un pezzo "usato ma buono": altra Olympus, questa volta l'automatica e potente OM-2SP. Con la sua rivoluzionaria caratteristica del "flash TTL" (la capacità di misurare l'intensità del flash da dietro l'obiettivo, per cui si può puntare il flash non direttamente sul soggetto, visto che è la macchina a pilotarlo) ho sfruttato la tecnica cosiddetta "bounce flash" per ritrarli in modo perfettamente spontaneo, grazie al flash diretto verso il soffitto, con la luce che, riflessa morbidamente dalla grande superficie bianca, scendeva ad illuminare dall'alto i miei due "soggetti" in modo naturale, quasi come in un set di posa.

 

 

Il primo digitale

Da qui, altra pausa, finché non mi sono fatto tentare dalla curiosità verso il digitale, allora appena agli inizi, comprando un gioiellino di design, la Canon IXUS V2, che rispetto ad oggi aveva però ancora caratteristiche fotografiche "da giocattolo" (2MPixel!). I risultati erano ancora piuttosto miseri rispetto a quelli ottenibili con le pellicole tradizionali, ma così ho comunque iniziato ad accostarmi ad una fotografia "computer-based" e ad allontanarmi definitivamente da pellicole, dia, proiettori eccetera.

Dopo la IXUS, che ad un certo punto non salvava più correttamente i file, sono passato ad un'anonima Canon A700, più performante (era già passato qualche anno e, come succede con tutta la tecnologia digitale, i prezzi erano scesi e le prestazioni aumentate. Altro che le "vecchie" reflex che rimanevano inalterate in produzione per anni!), ma plasticosa e ben poco attraente, tanto che mi sono persino dimenticato che fine abbia fatto (forse regalata ad un nipote per qualche saltuario difetto meccanico?).

 

Oggi: solo digitale e... tanto computer

A questo punto ho cambiato ancora, comprandomi sì un'altra "compattina", ma stavolta ben più "seria" (una Lumix TZ-6 da 12MPixel, con uno zoom 12x stabilizzato della Leica) che mi ha dato molte soddisfazioni (come ad esempio l'ottenere una foto almeno decente in ambienti quasi bui, dove una reflex si rifiuta persino di scattare, o comporre panorami da scatti multipli) e che uso tuttora.

E qui cambia ancora una volta tutto, con una specie di "ritorno alle origini": in fondo mi dispiaceva molto non utilizzare più le reflex analogiche, che avevano anche ben altro fascino dalla pur avanzata fotocamera compatta che avevo in quel momento. Girando in rete, ho trovato un sito "artigianale" sì, ma molto ben fatto, che tratta di ottica e fotografia, e fra le altre cose descrive il sistema micro 4:3, che permette di costruire macchine "mirrorless" ma con caratteristiche da reflex, pur rimanendo più leggere e meno ingombranti. Sempre lì ho scoperto che, grazie ad un anello di adattamento, con queste nuove macchine digitali è ancora possibile montare i "vecchi" obiettivi dell'OM-System (ed io ne avevo ben 7 nel cassetto, inutilizzati!), anche se al costo (o vantaggio...) di ottenere una lunghezza focale praticamente doppia, a causa della misura del sensore 4:3, pari a metà della tradizionale pellicola 24x36mm.

Così ho ripreso nuovamente una (quasi) reflex in mano, comprandomi la Lumix GH1 (usata, ma con caratteristiche semiprofessionali) che uso tuttora. Rispetto al passato, con queste notevoli differenze:

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Un "fossile fotografico": una pellicola!

Un rullino a colori ancora intatto (rimasto così probabilmente dagli anni '90)

  • è finito il tempo in cui si portava in negozio il rullino a sviluppare: non sono mai stato attirato dalla chimica, tantomeno da quella fotografica, né in casa mia avrei avuto un posto da dedicare a camera oscura. E poi, facendo diapositive, il loro processo di sviluppo era complesso, costoso e con poche possibilità "creative" rispetto alle moltissime di... rovinare tutto! Si affidava a sconosciuti il risultato dei propri sforzi e poi si attendevano un paio di giorni prima di ritirare la scatoletta con le dia per una prima frettolosa verifica controluce. Oggi sembra inverosimile, ma allora i tempi erano estremamente più dilatati di adesso. Ogni singolo scatto costava e veniva centellinato: una pellicola da 36 pose rimaneva in macchina magari per un'intera stagione (e questa era quella "grande": ce n'erano in vendita anche da 20, e addirittura da 12!). Oggi, in un'ora di attività per ottenere un paio di macro "computerizzate" è normale scattare un centinaio di immagini!
  • ora mi "produco" tutto da solo: tutta la catena per arrivare ad un'immagine definitiva (scatto, fotoritocco, catalogazione e pubblicazione) è sotto il mio totale controllo, nel bene o nel male. L'eventuale merito è tutto mio, ma in caso di problemi non posso più scaricarne su qualcun altro la responsabilità.
  • in compenso, il tempo passato al computer per ritoccare le immagini scaricate dalla fotocamera è forse più di quanto non sia quello dedicato a scattarle...

 

29-05-2020 - Aggiornamento del paragrafo "oggi

Per motivi che ho descritto altrove ho aggiornato (a dir poco...) la dotazione fondamentale, cioé il corpo macchina, tornando, tanti anni dopo, ad una Olympus.

OM-D & OM 2 L'ho fatto per motivi puramente razionali (costo, compatibilità con il resto della dotazione, prestazioni...), ma ora mi accorgo che l'orgoglio di aver fatto una scelta "diversa" che avevo provato dalle parti del 1979, scegliendo Olympus (rispetto ad esempio alla stimatissima Nikon) vive tuttora, 40 anni dopo, ed è pure "giustificato": consiglio di vedere le ragioni esposte in questi video (in inglese) da Terry Lane, un fotografo professionista australiano:

 In sostanza, sembra che abbia scelto bene...

 

E... domani?

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La mia "postazione fotografica" abituale: il computer!

Un buon 70% del tempo che dedico alla fotografia lo passo qui

Ultimo aggiornamento, di pochi mesi fa: ero rimasto affascinato dalla fotografia panoramica a 360°, che permette di sentirsi "dentro" l'immagine, potendoci navigare dentro. Dopo un periodo di curiosità ho iniziato ad interessarmene davvero, anche per sfruttare l'obiettivo fisheye che mi ero comprato, che in questo campo è fondamentale, ma diversamente è relegato ad utilizzi rari e fin troppo "d'effetto". Dopo una campagna di raccolta di informazioni tecniche su internet ho comprato i pezzi fondamentali per poterla mettere in pratica. I primi risultati sono incoraggianti, si possono già vedere nella pagina dedicata alle foto sferiche.

Inoltre, è proprio di questi ultimi giorni la scoperta, da parte mia, di una tecnica digitale che permette di ottenere eccellenti macrofotografie: è la cosiddetta Focus Stacking, che io definirei piuttosto come CAMP  ("Computer Assisted Macro Photography"). Questa cosa mi attira molto: la macro è sempre stata una mia passione (anzi, avevo comprato la reflex, quasi quarant'anni fa, proprio spinto dal fascino delle macrofotografie), spesso frustrata dalla ridottissima profondità di campo, che diminuisce al variare dell'ingrandimento: oltre un certo punto, pensavo si potessero fotografare solo... i francobolli, visto che sono piatti! Il Focus Stacking, invece, elimina proprio questo limite, per cui si aprono notevoli possibilità che non vedo l'ora di provare. Aggiungiamo che la macrofotografia si può tranquillamente praticare... in casa, ed ecco che questa, dati gli attuali tempi di clausura dovuti al virus, diventa proprio l'occupazione adatta al momento.

Comunque, riallacciandomi al titolo di questo paragrafo, non credo sia un caso che le mie più recenti attività fotografiche siano in realtà sempre più connesse al computer (e quindi al software di elaborazione immagini) che al maneggiare una fotocamera: piaccia o no, è questa la direzione verso cui ci si sta indirizzando! 

 

Ma il passato resta affascinante

Forse sarà l'età, ma da qualche anno trovo affascinanti le macchine fotografiche storiche, che ora possono sembrare dinosauri, ma che ai loro tempi costituivano l'avanguardia della tecnica. Da un po' di tempo ero tentato di acquistare una bella macchina d'epoca: inizialmente pensavo ad una Contax II, forse anche per fare un po' da "bastian contrario" ai collezionisti della più nota Leica III, per poi decidere diversamente e comprarmi una biottica 6x6, la celebre Rolleiflex, che avevo già indirettamente conosciuto perché veniva citata in uno dei più famosi brani di bossanova (Desafinado di J. Gilberto, del 1959: "Fotografei você na minha Roleiflex..."). Con il suo aspetto superiore, da "Rolls-Royce della fotografia", è proprio la mia Rollei che vi accoglie ogni volta che visitate il sito...

Poi è arrivata anche la Canonet di mio zio (1961), regalatami solo un paio di anni fa. Un vero peccato, quindi, non avere più la Yashica di papà, dello stesso periodo! [tutto questo è descritto più in dettaglio, qui].


 

IvanEditor

 

      (Ivan – 13/08/2020)


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