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Naviglio Pavese - La Conca di Rozzano

     Pochi giorni fa sono dovuto andare con mio figlio poco oltre la città in direzione sud, per una commissione. Al termine lui mi ha proposto di spingerci poco oltre, a vedere la "Conca di Rozzano" sul Naviglio Pavese, cioé la terza delle 12 chiuse che, partendo da Milano, permettevano alle imbarcazioni di superare i 56 metri di dislivello fra la Darsena di Milano (inizio del naviglio) ed il Ticino a Pavia (dove il canale termina)

 

Il contesto

     Questa, in particolare, si trova proprio dietro le costruzioni sorte lungo la strada che porta da Milano a Pavia(1) proprio costeggiando il Naviglio Pavese. Alcune di queste sono vere e proprie "capsule del tempo": costruite nello stile degli anni '50 (quando se ne stavano isolate in mezzo ai campi, come si vede nelle cartoline d'epoca, affacciate su strade polverose e semideserte) sono rimaste tali ancora adesso, ma appaiono quasi fisicamente a disagio, assediate dal traffico frenetico dei nostri giorni. Altre (poche) sono state rimodernate e ristrutturate, ma tante sono semplicemente abbandonate ed in rovina, specialmente quelle che ospitavano edifici industriali

     Per arrivarci, basta lasciare l'auto nei pressi della conca e continuare a piedi(2) proprio fra due di queste costruzioni, che hanno avuto un destino opposto: una è stata ristrutturata e vivacemente colorata (oggi ospita una trattoria), l'altra invece era un vecchio stabilimento tessile (la Filatures de Schappe) ed è completamente in disuso

 

Il silenzio dell'acqua

     Sapevo già che oramai le "conche" (l'antico termine usato per indicare i sistemi idraulici ora noti come chiuse), oramai abbandonate da decenni ed in preda alla ruggine, hanno sempre un'aria malinconica e di "antico", ma questa va ben oltre: passati i pochi metri che separano la rumorosa e trafficatissima statale dal ponticello in muratura che supera il naviglio, non si fa più caso al fracasso delle auto, perché in quella zona a dominare è il rumore dell'acqua, che precipita impetuosamente mentre supera i 3,6 m di altezza di questa(3) conca. Impetuosamente, sì, ma… è l'unica cosa a muoversi ancora, lì: tutti i macchinari idraulici per la gestione della conca (sollevatori, paratie, la stessa grande porta a due battenti che chiudeva a sud il bacino) sono oggi irrimediabilmente bloccati e ricoperti di ruggine. Per non parlare della ex fabbrica, spettrale ed abitata solamente da uccelli

 

Fotocamera... d'emergenza

     Così, non avendo con me nessun'altra fotocamera, ho scattato varie foto con lo smartphone, già con l'intenzione di convertirle in bianco e nero, il tipo di immagine che mi sembra più adatto per rendere questo tipo di atmosfere, in sospeso fra la nostalgia del passato e l'odierno squallore. Fra tutte, questa è la foto che ho scelto: mi ha colpito sia per la sua simmetria centrale, cioé con tutte le linee di fuga che "puntano" verso il centro dell'immagine (la tettoia metallica dei comandi idraulici per la gestione della conca, scurita dall'ossidazione), sia perché include anche lo stabilimento abbandonato a se stesso, la ciminiera che ne evidenzia inconfondibilmente la funzione ed il muro dall'intonaco sbrecciato che lascia trapelare i mattoni, il tipico materiale da costruzione usato in pianura al tempo della prima industrializzazione
 


Naviglio Pavese - La Conca di Rozzano

Naviglio Pavese - La Conca di Rozzano

 

 

Cenni tecnici

  • Ripresa: in fase di scatto, l'iPhone fa praticamente tutto in automatico e preferisco apportare le eventuali correzioni a posteriori. L'unica cosa che ho scelto manualmente è il taglio dell'immagine, per cui ho impostato l'angolo di campo "normale", scegliendo quindi il rapporto d'ingrandimento standard

  • Post-processing: per l'intero processo di post-produzione, invece, ho usato Photoshop come sempre: inizialmente ho apportato le regolazioni di contrasto, vividezza e bilanciamento fra luci ed ombre tramite CameraRAW, poi ho importato l'immagine nel programma principale, dove ho raddrizzato le linee cadenti ed in generale la prospettiva dell'insieme usando gli strumenti Modifica->Distorci ed il filtro Correzione obiettivo. Quindi, per convertire la fotografia dall'originale a colori al B/N finale ho usato il livello di regolazione Bianco & Nero, che permette di personalizzare i toni dell'immagine, dal bianco puro al nero assoluto passando per tutte le sfumature di grigio. Al termine ho aggiunto la mia firma, che questa volta ho realmente "scritto" con il mouse per mezzo dello strumento Penna, ed ho concluso l'elaborazione con la creazione di una cornice in bianco e nero, come nelle cartoline d'epoca.

 

Note
 

(1)  è l'attuale S.S.35 – Strada Statale dei Giovi  

(2)  la stradina, anche se carrozzabile, è riservata al solo traffico locale

(3)  ogni conca aveva un'altezza diversa, che compensava la pendenza del terreno in quel punto.
      Si andava dagli 1,7 m della Conca di Moirago ai 7,6 m delle due "biconche" (due bacini, posti
      in serie, da 3,8 m l'uno) di Pavia, quella della Botanica e quella di Porta Garibaldi

    


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                               (Ivan – 23/09/2023)
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