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Avanti, ma piano...

     Quindi sono ripartito, sì, ma... piano piano. In pratica, per molto tempo non ho avuto una grande attrazione per la rinnovata disponibilità di una reflex, probabilmente per varie ragioni:

  • avevo un solo obiettivo disponibile, per di più uno zoom con un range di ingrandimento limitato. Per me il bello delle reflex è la possibilità di cambiare ottiche, ed avendone una sola, alla fine, voleva dire mettere la reflex, ben più grossa e pesante, in concorrenza con la mia supercompatta Lumix DMC-TZ6, che aveva uno zoom ben più potente (12x rispetto a soli 3x!), qualche prestazione particolare come l'aiuto per la costruzione delle foto panoramiche che la GH1 non offriva, e la possibilità di fare foto con poca luce (seppure con una spiacevole dominante rossiccia) in condizioni dove la GH1 era inutilizzabile; infine era molto più leggera e tascabile, un oggetto che ci si poteva portare dietro senza quasi accorgersene, ben diverso dalla classica ed ingombrante borsa fotografica a tracolla (anche se la mia è relativamente piccola)

  • in quel periodo ero anche un po' freddino riguardo all'hobby della fotografia, e la GH1 non era propriamente una "point&shoot" (mira-e-scatta, un termine che indica un apparecchio dove non c'è nulla di complicato da fare, basta inquadrare e scattare): qui c'era da... studiare, ed io, non vedendo evidenti miglioramenti rispetto alle foto ottenute con la compatta, tendevo a continuare ad usare l'altra fotocamera

  • le fotografie che facevo allora erano praticamente solo ricordi di famiglia o di qualche gita, tutti temi per cui la compatta (per di più di buona qualità) bastava ed avanzava

  • contrariamente alle OM-D Olympus, che hanno tutte, dalla più semplice E-M10 alla professionale E-M1X, l'interfaccia utente in comune (a meno, ovviamente, delle caratteristiche mancanti da una parte ma presenti nell'altra), in casa Panasonic le cose sono più complicate: pur chiamandosi entrambi "Lumix", le due fotocamere si usano in modi molto differenti: diversi comandi, diversi menu, diversi risultati. Dato che usavo molto di più la compatta, le poche volte che mi riproponevo di adoperare la GH1 mi trovavo in mano un apparecchio di cui mi ero puntualmente dimenticato come selezionare la funzionalità che avrei voluto usare, ed anche questo frustrante risultato contribuiva a lasciarla nel cassetto...

     Poi, finalmente, mi sono deciso a comprare l'adattatore dal formato dei miei "vecchi" obiettivi analogici OM-System al micro 4:3: un pezzo puramente meccanico, seppure ben fatto, del costo di poche decine di euro. Ho aspettato un po' a farlo, perché nel 2012 l'idea di comprare qualcosa online, dall'altra parte del mondo (mi pare arrivasse da Hong-Kong) era ancora veramente inusuale, e temevo un bidone. Invece dopo un bel po' l'adattatore è arrivato davvero, perfettamente funzionante, e di colpo mi si è riaperto il "parco ottiche" fino a quel momento in disarmo, anche se con il noto fenomeno(*) del "raddoppio della focale" (equivalente...) a causa delle ridotte dimensioni del sensore MFT rispetto alla pellicola per cui era nato (la diagonale dell'area utile del MFT è quasi esattamente la metà dello standard Full-Frame).

(*) l'ho chiamato genericamente "fenomeno" per non dargli connotazioni, né positive né negative: di fatto le aveva entrambe, avevo "gratis" dei teleobiettivi di tutto rispetto (il 135mm Zuiko diventato un 270mm!), ma non avevo più nessun grandangolare (a parte la focale minima dell'unico obiettivo "digitale", che però era limitata all'equivalente di un 28mm)

     Anche con l'adattatore, però, l'entusiasmo non si è ridestato granché. Infatti, questo è un accessorio utilissimo, che però bisogna saper sfruttare, perché non tutto è semplice:

  • Problemi: anche se la GH1 è una macchina digitale, che solo fino a pochi anni fa era considerata "al top", qualcosa non è così immediato:

    • mettere a fuoco può non essere così banale (e per chi si è già abituato all'autofocus, le cose peggiorano...). La GH1 ha un sistema che aiuta: premendo un pulsantino (che le prime volte dimenticavo quale fosse) si ingrandisce fortemente l'immagine, e focheggiare diventa più semplice, ma comunque mai veloce (e... niente più "microprismi", né "vetrino di messa a fuoco": questi sistemi sono legati allo specchio reflex, ed in una mirrorless è inutile andare a cercarli!);

    • la GH1 non ha uno stabilizzatore nel corpo macchina: può solo controllare quello dell'obiettivo, se questo ne è provvisto (e... solo se è un Lumix, come ho scoperto da poco!). Figuriamoci gli Zuiko degli anni '80, per non parlare del 500mm catadiottrico, quasi impossibile da usare a mano libera, e comunque difficile anche con il treppiede!

  • Vantaggi: ci sono anche quelli, ma... li ho scoperti da poco!

    FisheyeLens
    Il fisheye Samyang 7,5mm f/3.5
    • Uno dei problemi del sistema micro 4:3 è dato dalle ridotte dimensioni del suo sensore, che rendono più complicato ottenere l'effetto di sfocatura dello sfondo tipico dei diaframmi molto aperti (il famoso Bokeh, perfetto per isolare il soggetto e farlo risaltare nella fotografia). Con l'unico obiettivo digitale che avevo, anche alla massima apertura (f/3.5-5.6 a seconda dell'ingrandimento dello zoom) ottenere questo effetto è quasi impossibile. Ma con i vecchi Zuiko... sì! Il mio vecchio 50mm f/1.8, ad esempio, mantiene all'incirca la stessa capacità di sfocare lo sfondo che avevo utilizzandolo sulla OM-1. In più, diventando di fatto un 100mm equivalente, è pure un tipico tele da ritratto! E così ho potuto riutilizzare anche i due grandangolari Zuiko, un 24mm ed un 35mm, che diventando un "normale" ed un piccolo tele da 70mm offrono in tutto 3 diversi obiettivi da ritratto! Certo, manuali, ma ho notato che anche adesso vengono ancora prodotti obiettivi a grande apertura (e anche grandissima: esistono obiettivi con f/0.98!) e non autofocus.

    • Inoltre, con l'adattatore ho potuto riprendere ad utilizzare i tubi di prolunga, e quindi a fare qualche macro. Considerando che i soggetti che riprendo tipicamente sono piccoli oggetti, non animali vivi, la messa a fuoco manuale non è un problema, richiedendo solo più tempo. Con questa configurazione, e la tecnica del Focus Stacking imparata pochi mesi fa, sono riuscito ad effettuare quasi tutte le macro visibili qui, direi un risultato interessante considerando che gli obiettivi hanno all'incirca 40 anni!

Fisheye
Il Vodafone Village di Milano (dove lavoravo nel 2014) visto con il fisheye

     Poi, nel 2014, visitando distrattamente il sito di Amazon, scopro che esiste un obiettivo fisheye per il sistema micro 4:3 che, a patto di accettare il fatto che sia completamente manuale (difetto veniale in un ultra-grandangolare), costa davvero poco rispetto alle cifre folli che ricordavo ai tempi della pellicola. Senza chiedermi troppo cosa ne avrei fatto di preciso, essendo una focale così estrema, mi butto e lo compro. Arriva così il coreano Samyang 7,5mm f/3.5, un vero gioiellino.

     Una vera soddisfazione poter adoperare quello che ritenevo fosse un sogno proibito! Soddisfazione, però, che è durata poco: le fotografie in cui un obiettivo così spinto serve davvero, oltre quelle esagerate, fatte per stupire chi le guarda, sono davvero rare. Una volta fatte quelle che avevo "in arretrato" da anni (fotografare un grattacielo dal basso, una gru facendola apparire esagerata, un'auto dandole un'impressione di aggressività...), il fisheye se n'è tornato silenziosamente nel cassetto.

 

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