Blue Flower

Indice articoli

 

 

                           

 

 

La fotografia panoramica navigabile

      Oltre a queste tecniche, si è affermata come un genere particolare di fotocomposizione quello della fotografia panoramica, sia a 180° che a 360° dove, grazie ad un software che permette di “navigare” nella fotografia, è possibile “guardarsi attorno” come se si fosse realmente nel punto di ripresa. Addirittura, nelle foto a 360° (chiamate anche "foto sferiche") si può anche alzare o abbassare lo sguardo, fino a coprire tutto lo spazio attorno al punto di ripresa. A volte, questo viene fatto “svanire” (grazie a tecniche software che eliminano ogni traccia sia dell’attrezzatura (come il cavalletto) che del fotografo (come la sua stessa ombra): certe sorprendenti immagini sembrano essere state ottenute “galleggiando nel vuoto”, lasciando interdetto lo spettatore che non ne conosce la tecnica con cui sono state generate, magari lunga e complicata, ma di certo non "magica"...

equirectangular
Come appare una sequenza di fotografie trasformate in una sola immagine equirettangolare, base di partenza per costruire una foto sferica navigabile

      Questo genere di fotografia panoramica è reso possibile da software di fotocomposizione dedicati, che sfruttano complesse rappresentazioni geometriche partendo dalle teorie delle trasformazioni matematiche. La particolare immagine che viene così generata viene chiamata “foto giroscopica” o “immagine equirettangolare” (cioè con un rapporto larghezza-altezza pari a 2:1), ma va ancora elaborata ulteriormente per poterla apprezzare in pieno, “navigandoci”.

      Una cosa curiosa però, è che alla base di queste tecniche, tutte totalmente digitali, c’è moltissima pratica fotografica tradizionale: la macchina fotografica è molto spesso (anzi, quasi sempre, nelle foto di migliore qualità e definizione) una complicata reflex o mirrorless digitale ad obiettivi intercambiabili (le moderne eredi delle storiche reflex 24x35 mm a pellicola), la messa a fuoco deve essere preferibilmente manuale per poterla controllare a fondo, come pure l’allestimento del set da ripresa (basato su una particolare “testa panoramica” da interporre fra la macchina fotografica ed il cavalletto), che richiede non poca manualità e parecchi tentativi empirici per essere messo a punto. 

      Insomma, una pratica che richiede molto: tempo, pazienza e conoscenza delle tecniche di ripresa, quindi ben lontana dalla tendenza al "tutto, facile, subito …e subito vecchio" dell’attuale società consumistica!

 

I possibili tipi di foto panoramiche 

 

 Foto a 360°

    Le fotografie a 360° permettono di rendere all’osservatore la sensazione di essere “fisicamente presente” sul luogo dello scatto, dandogli modo di girarsi in tutte le direzioni e sentirsi così “immerso” in quella che più che un’immagine diventa una vera e propria “scena”. La scelta di un luogo “speciale” da ritrarre, poi (un monumento, un palazzo particolarmente rilevante, un panorama affascinante…), permette di dare all’immagine quel “qualcosa” che la rende ancora più attraente

 

Foto a 180°

    Le fotografie a 180° permettono di costruire, montandoli da riprese parziali, ampi panorami in cui non sia tanto importante l’intera scena quanto una parte orizzontale di questa. Un esempio tipico può essere un panorama montano, dove l’interesse è sulla catena montuosa, in particolare nella zona delle cime, che è molto spesso allineata nell’intorno di una certa quota.

    Teoricamente, il termine "180°" farebbe capire che queste fotografie devono permettere all’osservatore di vedersi tutt’attorno, pur limitandosi ad un piano orizzontale. Fotografie di questo genere esistono, ma io intendo comprendere nel termine anche panoramiche più semplici, che comprendono un angolo di ripresa magari molto minore, ma che rimane sempre limitato al solo piano orizzontale (un tipico esempio sono appunto le fotografie in quota)

    Contrariamente alle fotografie a 360°, che offrono una spettacolare esperienza di immersività, queste immagini sono più “tradizionali”, ma i vantaggi, rispetto ad un normale scatto singolo, sono altri due:

  • una miglior resa prospettica, con molta meno aberrazione geometrica, essendo “collage” di riprese fatte da obiettivi con minor angolo di campo e quindi meno distorsioni

  • un miglior dettaglio, essendo costituite da più immagini fuse insieme: in generale, è possibile zoomare più volte, pur continuando ad avere un’ottima qualità dell’immagine

 

Fotografie navigabili (Virtual Tours)

    Per essere “navigabili” (cioè permettere all’osservatore di “muoversi” all’interno della scena), i fotogrammi originali, già uniti in un’immagine “panoramica”, devono essere ulteriormente elaborati da software appositi, e solitamente diventano fruibili attraverso un’interfaccia web, che mette a disposizione pulsanti di movimento/zoom o risponde agli spostamenti del dispositivo di puntamento (il mouse nei computer, il dito stesso nei dispositivi mobili come smartphone o tablet. In questi ultimi, sfruttando l’accelerometro interno, è spesso possibile comandare gli spostamenti semplicemente inclinando in modo opportuno il dispositivo stesso) sull’immagine sferica. Esistono anche routine di movimento automatico, che muovono lentamente il punto di vista attraverso l’intera immagine.

    Un’ulteriore caratteristica (soprattutto a fini commerciali) è la possibilità di inserire nella foto navigabile dei punti di accesso (“link hotspot”) ad altre foto dello stesso tipo, che permettono quindi di “visitare” più ambienti di una particolare locazione, valorizzandone l’esperienza visiva, che può così fornire all’utente (molto spesso un possibile futuro cliente) un quadro completo della disposizione e della composizione della locazione, ben più realistico delle tradizionali fotografie che magari, se scattate abilmente ed in modo malizioso, danno un’idea migliore dell’effettiva realtà del luogo ritratto

 

Altre "immagini" particolari

Foto in 3D

    Le "fotografie tridimensionali", capaci cioè di dare all'osservatore il senso della profondità, sono un prodotto "antico", essendo stati prodotti sistemi per ricreare la terza dimensione già nel 1832, in pratica contemporaneamente alle prime fotografie in bianco e nero. Questi si basano sulla constatazione che ogni occhio vede un certo soggetto da un punto di vista diverso, anche se di poco, e quindi le immagini che giungono al cervello sono impercettibilmente diverse (è proprio dall'analisi di queste differenze che il cervello "capisce" la profondità della scena e la distanza dall'oggetto stesso). L'idea delle foto in 3D è proprio quella di far vedere ad ogni occhio un'immagine diversa così come la percepirebbe nella realtà, in modo da "ingannare" il cervello, che attribuisce a ciò che sta vedendo una profondità che in realtà è solo simulata

    Creare simili immagini non è difficile: basta riprendere una stessa scena da una coppia di obiettivi gemelli, posti alla stessa distanza che c'è fra gli occhi umani ("distanza interoculare", in media circa 6 cm), e rivederle mantenendole alla stessa distanza fra di loro, e soprattutto facendo giungere ad ogni occhio la "sua" immagine, e solo quella. Tutti requisiti che possono essere realizzati con un semplice visore costituito essenzialmente da un paio di lenti montate alla distanza interpupillare su un telaio di legno o anche di cartone (ecco perché esiste da così tanto tempo). Nel corso del tempo sono poi stati usati metodi più sofisticati, ma il principio è sempre quello: due immagini diverse, corrispondenti a quello che vede ogni singolo occhio, ognuna vista solo da quello

 

Realtà Virtuale (VR)

realta virtuale
Un visore per VR (Realtà Virtuale)

    In Fotografia, la Realtà Virtuale o VR ("Virtual Reality") è una sofisticata tecnologia che discende direttamente dalla fotografia in 3D, e che consiste nella visione interattiva di panoramiche immersive a 360°: diversamente dalla fotografia panoramica a 360°, in cui l'effetto è visibile sul normale display di un computer o un dispositivo mobile, qui si ha la combinazione di più effetti:

  • la scena navigabile è immersiva, per cui corrisponde a tutto il campo visibile a 360° da un osservatore

  • la scena è sdoppiata in due parti quasi identiche, corrispondenti alle due visioni monoculari, ed è quindi predisposta per la sua visione in 3D

  • la navigazione all'interno della scena non è effettuata dai normali dispositivi di input di un computer (come il mouse), ma dipende dai movimenti della testa dell'osservatore, che vede la scena attraverso un caschetto o un visore che proietta le due immagini negli occhi corrispondenti al punto di visione. Tramite appositi sensori (accelerometri posti nel caschetto) vengono letti gli angoli verso cui è puntata la testa e la direzione del movimento. Il tutto viene tradotto nei comandi che vengono passati al modulo software che "muove" lo sguardo dell'osservatore entro il modo virtuale nel quale è immerso

    L'effetto finale è dato dalla somma di tutti questi effetti (tridimensionalità, possibilità di vedersi tutto intorno, semplicemente muovendo la testa) ed è particolarmente di effetto, tanto da dare l'effettiva sensazione di essere dentro la scena proiettata nel visore e potersi muovere al suo interno a piacimento (da cui appunto il nome, meritato, di Realtà Virtuale). Quello che finora è stato il maggior campo di applicazione di questa tecnologia è il settore dei videogames, ma anche quello sopra descritto, che permette ad esempio di visitare una località (o un immobile da vendere...) come se ci si fosse davvero è molto promettente.

  

Modalità di visualizzazione e pubblicazione in rete dei risultati prodotti

    Questo passo è assolutamente staccato dalla fotografia panoramica in sé, ma è altrettanto necessario quanto tutti i precedenti, soprattutto perché le immagini a 360° non possono essere “stampate” in alcun modo(1), ma solamente viste sullo schermo di un computer (o di una smart-TV). Quindi la loro diffusione via internet è praticamente indispensabile, a meno che non si voglia rimanere come ai tempi delle proiezioni di diapositive di trent’anni fa, in cui si “convocavano” fisicamente gli spettatori, che dovevano trovarsi sul luogo della proiezione e nel momento esatto in cui questa veniva effettuata. 

(1) Esiste in realtà una particolare  procedura di stampa, che produce una "PhiloSphere", cioé un solido da
     assemblare  unendo due fogli  stampati, prodotti da una  apposita procedura del programma,  ma non
     penso si possa definire "stampa", almeno non nel significato che diamo abitualmente a questo termine

 

    La pubblicazione su internet, invece, permette di vedere quello che si desidera da casa (e potenzialmente anche da dispositivi mobili come smartphone o tablet) e quando si vuole: un vantaggio praticamente irrinunciabile. Per poterla fare sono necessari tre elementi:

  • avere le capacità tecniche necessarie per preparare (tramite un tool software, locale o anche online) il "package"(2) adatto per essere visualizzato da un browser

  • essere in grado di caricare questi dati su un server che fornisca un servizio di web hosting, e che sia raggiungibile come qualsiasi altro sito in rete. Di questi siti ne esistono sia di gratis che a pagamento, con ovvie differenze in qualità, raggiungibilità ed altri servizi che li distinguono chiaramente

  • stipulare un abbonamento (gratis o a pagamento) che permetta di avere uno spazio web dedicato, che vada oltre le banali possibilità offerte da alcuni siti (caricare foto, video e testi e/o tenere un blog e rispondere ai commenti ricevuti) permettendo di ospitarvi, del formato richiesto, i risultati che si vogliono pubblicare

(2) in termini tecnici, la visualizzazione è affidata ad una Web Application (o Webapp) cioè un programma
     interattivo che risiede su un server remoto, e viene comandato da un utente connesso al server stesso
     tramite un'interfaccia web

 

 

Un quid in più da parte mia…

    Ho un’idea che voglio provare a mettere in pratica, e che (stranamente) non ho ancora visto su nessun sito: recentemente ho rielaborato varie fotografie con Fotosketcher, un software free disponibile sia per ambienti Windows che Mac e Linux, che produce risultati “artistici” applicando vari algoritmi matematici, trasformando di fatto le fotografie in “quadri digitali”, che con un po’ di esperienza e di gusto possono dare risultati esteticamente molto interessanti.

    L'idea è appunto quella di unire le due tecniche, producendo fotografie panoramiche “normali” a cui, in un certo punto della loro catena di produzione, aggiungere gli effetti “artistici”, per ottenere come risultato finale un “quadro navigabile”. Questo sembrerebbe poter essere un punto distintivo dai tanti appassionati di questo tipo di fotografia (vorrei chiamare questo tipo di immagini elaborate Art@360°).

    Inoltre, rendendo di fatto la fotografia finale molto meno dettagliata, sarebbe più semplice intervenire con il fotoritocco suille immagini intermedie per eliminare gli elementi esteticamente non graditi (pali, fili, bidoni, segnali, automobili ecc.).

 

 

Commenti offerti da CComment

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva