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…invariante per traslazioni temporali…  

Boschetto di cipressi, San Quirico d'Orcia (SI)
      

     Questa volta metto a confronto due foto scattate praticamente dallo stesso punto(*), ma a ben 19 anni (esatti) di distanza una dall'altra e con tecnologie fotografiche totalmente differenti: la prima, nel 2003, con una "anziana aristocratica", la mia biottica d'epoca Rolleiflex 2.8F, con pellicola invertente 6x6 (quella che pubblico è una scansione della pellicola originale, fatta anni fa ma riprocessata ora), la seconda nel 2022, con una ben più recente mirrorless digitale

(*) questo notissimo boschetto di cipressi si trova qui, a pochi passi dalla SR2 (via Cassia),
     nel comune di S.Quirico d'Orcia (SI), fra Pienza e Montalcino, in Toscana


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Gli alieni

DALL E Dall e icon
"Venezia a colori nello stile di Van Gogh" ...e l'autoritratto
del suo "autore"

 

   L'immagine qui a fianco mi ha spaventato. Non sono impazzito, e l'immagine, che chiaramente rappresenta Venezia, è bella, colorata e molto ben fatta. 

   E allora, perché avrebbe dovuto "spaventarmi"? Semplice: perché… non è umana. Non l'ha dipinta, disegnata, fotografata o incisa nessuno, né è stata elaborata con un qualunque programma di fotoritocco o elaborazione digitale, come spesso provo a fare io stesso. È stata creata dal nulla, senza collage, fotoritocchi o altro, da un algoritmo di Intelligenza Artificiale (più brevemente nota come AI - Artificial Intelligence) derivato dal modello Dall-e-2 per la generazione di immagini a fronte di comandi testuali (in questo caso, miei)

   Per ottenere questa immagine ho semplicemente digitato il prompt (si chiama così la richiesta che si invia al sistema AI):

"draw Venice in colorful Van Gogh style"

(cioè "disegna Venezia con molti colori nello stile di Van Gogh"). Tutto qui: il sistema (disponibile sul motore di ricerca Bing e, per ora, solo a fronte di prompt in lingua inglese – ma aprirlo a tutte le lingue possibili è solo questione di tempo, poco più di un dettaglio) ha generato in pochi secondi ben quattro diversi "disegni" (non so nemmeno come chiamarli…) in cui si riconosce perfettamente sia che la città è Venezia, sia lo stile (basta vedere le nuvole a spirale), che ricorda proprio il pittore olandese. Ed è coloratissima, questo senz'altro. Questo è il disegno che a me piaceva di più (ma gli altri non erano da meno), ma se rifacessi la stessa richiesta, l'AI me ne farebbe altri, sempre diversi ma sempre rispondenti alle specifiche richieste dal prompt. In poche parole, sembra che io abbia dato quelle richieste ad un… vero pittore, che dopo aver capito cosa desidero, dà liberamente prova delle sue capacità.

 

MIDI Icon

   Cambiando campo di applicazione, ho voluto sentire un esempio dei risultati dell'AI applicata alla musica (ci sono vari modelli in via di sviluppo): ho provato il "transformer" di Magenta (un progetto open-source di Google), e quello a destra è un file audio (scaricabile) prodotto dal sistema: un pezzo di pianoforte, non particolarmente bello, ma che si potrebbe sicuramente attribuire ad un vero compositore umano.

 

   Il problema e la mia conseguente preoccupazione stanno proprio in questa parola, "vero" ("…un vero pittore…", "…un vero compositore…"): sì, perché il computer ha dato prova di poter sostituire l'uomo, almeno per questi casi "semplici" ("semplici" si fa per dire, ed è solo l'inizio!). Ecco il motivo del mio spavento: tenendo conto che:

  • così come il generatore di foto e disegni, in questi ultimi giorni stanno spuntando come funghi (velenosi?) generatori di musica, di testi, di poesie, correttori di elaborati umani (testuali, grafici, vocali)… in breve, molti e diversi campi finora esclusivamente basati sulle capacità dell'intelletto umano

  • sapendo cosa è già successo in altri settori dell'informatica e del digitale in generale, in cui ai loro inizi nessuno (nemmeno chi ci stava lavorando) prevedeva né la potenza latente di quei sistemi né soprattutto la velocità con cui si sono diffusi fino a dominarli totalmente (internet, ad esempio, che non esisteva in alcun romanzo di fantascienza… o la telefonia mobile, partita come un gadget solo per benestanti ed ora diffusa capillarmente ed indispensabile per chiunque. O ancora la fotografia digitale, nata come un giocattolo -e vista come tale persino dai professionisti- ed ora, pochi anni dopo, padrona totale del settore)

...prevedo guai. Grossi guai, e a breve… per noi umani. Sì, perché il disegno di Venezia è solo un simbolo del potenziale dirompente dell'AI. Un simbolo innocuo, in questo caso, ma che non fa prevedere nulla di buono, se lasciato "al mercato" senza controlli. Un primo esempio di cosa possa chiedere il "mercato", infatti, sono le "foto" del movimentato arresto di Donald Trump, circolate in questi giorni su tutti i media: ho scritto "foto" fra apici, perché… non sono fotografie, ma le "creazioni grafiche" di uno spettacolare realismo prodotte da un algoritmo di AI(1)
 

fake Trump AI 1 fake Trump AI 2 fake Trump AI 3
Gli sconcertanti (e potenzialmente pericolosi) "prodotti grafici" ottenuti con l'algoritmo di AI Midjourney

 

 

   Osservando quelle "foto", chi ha un po' di dimestichezza con la fotografia ed il fotoritocco nota subito che quelle immagini hanno una definizione ed un dettaglio non uniformi ed innaturalmente elevati (ma è roba da pochi esperti). Aggiungendo il fatto che, data l'importanza ed il potere di Trump (non dimentichiamo che è l'ex presidente USA), è estremamente improbabile che un simile arresto sia avvenuto con la forza, il sospetto che siano immagini falsificate diventa praticamente certezza. Ma… quanti hanno gli strumenti culturali per riconoscerle come tali? Una percentuale della popolazione minima. E gli altri? Sapendo che Trump ha costruito il suo consenso solleticando (o forse è meglio dire aizzando) proprio la parte più emotiva, repressa e di bassa cultura degli stati centrali degli USA, e che per istinto l'uomo è molto più colpito da un'immagine che da un testo, il quadro comincia a delinearsi:

 

Grazie alle tecnologie di AI è ora possibile creare a tavolino materiale falso, ma che in tanti prenderanno aprioristicamente per autentico, ed usarlo per fini sicuramente poco nobili(2)

  

    Il nostro vero "nemico" non sarà certo quell'ostile robot antropomorfo, metallico e ronzante descritto in molti (ed ingenui) racconti di fantascienza, ma molto più banalmente un... pacchetto software che, caricato in un qualche irraggiungibile server, ci farà credere ad una realtà solamente virtuale, o metterà in dubbio fatti reali, o -peggio ancora- ci lascerà a casa.

IronRobot OpenAI
Più che quello a sinistra, penso che il nostro vero nemico sarà piuttosto l'altro: la coloratissima schermata di un applicativo

  (1)  sono state infatti generate da Midjourney, un altro sistema di AI pensato per la produzione di grafica. E non devo essere stato l'unico a pensare che simili immagini, dal realismo praticamente fotografico, siano potenzialmente pericolose, infatti ho letto che l'utilizzo di Midjourney è stato bloccato, almeno per un certo periodo, per "eccesso di usi impropri"

(2)  un altro esempio, meno pericoloso ma comunque significativo, è una notizia che ho letto in Rete: anche se i risultati prodotti da ChatGPT (il sistema di AI di cui in questo periodo tutti parlano e che è possibile utilizzare gratuitamente) sono soltanto testuali, qualche "studente modello" ha già trovato il modo di usarli in modo fraudolento: si è fatto generare i temi scolastici! Aggiungiamo il fatto (tipico degli algoritmi di AI) che, ripetendo lo stesso prompt, il sistema genererà un altro tema, simile al primo e rispondente alle richieste dell'utente, ma diverso dal punto di vista puramente linguistico e grammaticale, e si capisce subito che smascherare i "furbetti" non sarà affatto semplice!

    Questi "blocchi" all'utilizzo dell'AI sono solamente reazioni di emergenza e soprattutto temporanei. In realtà, chi e come controlla? Purtroppo, se tecnicamente una cosa si può fare, anche se la si vieta prima o poi qualcuno la farà. Magari in posti remoti, dove non ci sono tutti i controlli e le verifiche del mondo occidentale, ma con la globalizzazione ed internet non c'è più alcun posto che sia realmente "remoto", quindi l'AI… implacabilmente arriverà. Non sarà bello, visto che insidierà i posti di lavoro "intellettuale", finora quasi sempre soltanto sfiorati dalle varie rivoluzioni industriali. E ne insidierà molti: ho già letto esempi che fanno rabbrividire:

  • il giorno stesso in cui un sistema AI si rivelerà sufficientemente "competente" per poter sostituire con successo gli addetti all'Help Desk, ai responsabili di quella società verrà immediatamente la tentazione di liberarsi di quegli addetti oramai "inutili". Qui in Italia magari si trovano forme di ammortizzazione sociale per cui, in qualche modo, quel personale viene spostato ad altre mansioni, ma in certi paesi si ritroveranno improvvisamente per strada. E comunque, quei posti di lavoro non esisteranno più

  • nel corso della sua vita lavorativa, un buon radiologo visiona qualche migliaio di radiografie, che costituiscono la base della sua esperienza. Ma se un sistema di AI viene "addestrato" con qualche milione di lastre ed i relativi referti (cosa fattibilissima nel campo dei computer, dove le dimensioni dei dati non sono più un problema), poi non sbaglierà più un colpo, o quantomeno non farà certo peggio del vero medico, che quindi… non servirà più

  • allo stesso modo, finora i giovani avvocati si sono "fatti le ossa" facendo i lavori ripetitivi negli studi legali (ricerche, consultazioni ecc.): fra una fotocopia e l'altra, un archivio ed il successivo, immersi in quell'ambiente, guardando ed ascoltando i titolari, imparavano il vero mestiere. Ma se un sistema AI opportunamente formato farà in pochi secondi quei lavori (naturalmente senza mai ammalarsi, protestare, pretendere aumenti eccetera…) non ci sarà più bisogno di giovani apprendisti, negli studi. E allora, come si farà per diventare un avvocato esperto in modo da poter sostituire il titolare dello studio, quando sarà il momento?

    Avevo già manifestato questi timori tempo fa, ed ero stato accusato di essere un "nuovo luddista"(3). Ma allora le macchine insidiavano soltanto il lavoro manuale e si poteva ragionevolmente pensare che, studiando, sarebbe stato possibile andare ad occupare i nuovi posti che si stavano creando (infatti, così è stato). Ma ora, il giovane avvocato di cui lo studio legale non avrà più bisogno, cosa andrà a fare? Certo, si apriranno nuovi posti di lavoro, ma non è certo pensabile che tutti siano in grado di fare i (pochi) programmatori esperti che saranno necessari per gestire l'AI, né che il numero di nuovi posti possa sostituire quelli persi (cosa di cui ho fortissimi dubbi)

(3)  il luddismo è stato un movimento di protesta operaia, sviluppatosi in Inghilterra all'inizio dell'800 e guidato da un certo Ned Ludd (forse mai realmente esistito), caratterizzato dal sabotaggio dei nuovi macchinari industriali come il telaio meccanico. Questi, introdotti durante la rivoluzione industriale, erano infatti considerati una minaccia dai lavoratori salariati, perché causavano bassi stipendi e disoccupazione. Oggi, per estensione, con questo termine viene indicato chiunque si opponga (magari inutilmente) al progresso.

 

    Abbiamo anche assistito alle tardive prese di posizione contro l'AI di vari industriali USA come Elon Musk, che chiedono una moratoria di qualche mese per ritardare l'avvento delle applicazioni di AI, molto probabilmente ben poco sincere ed in realtà mirate principalmente a far recuperare alle loro aziende il gap tecnologico nei confronti di chi invece è già pronto. Personalmente, non credo che verranno prese in considerazione, e se anche lo fossero, non funzioneranno nel lungo periodo

   Non sono d'accordo con l'affermazione che ho letto da qualche parte: "Il mondo ha bisogno dell'AI". Piuttosto, ad averne bisogno... è il business: c'erano, qualche anno fa, teorie fantasiose (ed ingenue) che sostenevano che "in futuro, le macchine lavoreranno per noi" o anche che "lavoreremo solamente poche ore alla settimana". Sarà, ma… chi verrà pagato per tutte le ore restanti? E da chi? Sicuramente, non dall'AI

     Gli alieni sono (già) fra di noi. Prepariamoci.

 


IvanEditor

 

      (Ivan – 01/05/2022)


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Zuiko75mm
Il nuovo arrivato, lo Zuiko 75mm f/1.8 con la sua impressionante "super-lente" frontale: un "occhio di gatto" per vedere (quasi) nel buio!

 

Arriva un 75mm f/1.8: bokeh!

    ...e va bene: nonostante le mie precedenti dichiarazioni contrarie, non ho resistito… ed ho finito per comprarmi un altro obiettivo (chissà se sarà l'ultimo?), questo: M.Zuiko Digital ED 75mm f/1.8 (usato, ovvio, ma pochissimo: era descritto come "pari al nuovo").

    Stavolta ho ceduto alle lusinghe che lo descrivevano come luminosissimo ed estremamente incisivo: il vlogger Robin Wong, un entusiasta, esperto e comunicativo fotografo professionista malese, fino a poco fa "Olympus visionary", gli ha dedicato sul suo canale YouTube ben due video entusiasti:

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Les Fleures Bl… pardon: Les Fleurs Oranges!

Mesembriantemo
Punto di partenza, il vasetto del supermercato: proprio niente di speciale, se lo si guarda con gli occhi di chi non fa caso alle opportunità fotografiche...

 

 

Premessa

 

    Questa volta, dato il soggetto, non volevo intitolare questo post "Mesembriantemo" (lo stralunato nome di questi poveri fiorellini) o, peggio ancora "Delosperma Cooperi" (il loro freddo nome scientifico) così mi sono lasciato andare ad un titolo "colto"(1), chiedo perdono...
 

(1) Les Fleurs Bleues è il titolo di un raffinatissimo e surreale romanzo di Raymond Queneau, pubblicato nel '65 e tradotto in italiano da Italo Calvino due anni dopo. Apparentemente sembra poco più di una surreale favoletta, che racconta la storia di due personaggi, differenti in tutto (il periodo in cui vivono, il carattere, la condizione sociale...) che si sognano reciprocamente, finché non si incontrano direttamente. Ma in realtà è un libro estremamente complesso e meditato, denso di riferimenti letterari e di dettagli storiografici, di cui sono state proposte tre differenti chiavi di lettura: una filosofica, una religiosa ed una psicanalitica...

  

Il vasetto...

  

    Qualche giorno fa, poco dopo aver cenato, sono stato al supermercato con mio figlio (approfittiamo spesso di questo momento, perché c'è poca gente e più tranquillità). Vicino all'entrata erano strategicamente esposti parecchi contenitori pieni di vasi di fiori (la primavera è alle porte, e il business della GDO -Grande Distribuzione Organizzata- lo sa perfettamente…). Uno dei contenitori, in particolare, aveva parecchi esemplari di una bella piantina con dei vistosi fiori arancione, che mi pareva di non avere mai visto prima: dato che costava davvero poco ne ho preso un vasetto, che è molto piaciuto anche a mia moglie.

    Al momento di eliminare il cellophane che proteggeva la piantina ho notato che, sull'etichetta adesiva con il nome ed il prezzo, c'era anche un QR-code. Immaginando che portasse al sito del coltivatore, appena ho avuto tempo l'ho inquadrato con lo smartphone, che si è collegato qui: una scheda molto ben fatta dove si elencano tutte le più importanti informazioni sulla pianta (una piccola pianta grassa strisciante), il suo nome (Delosperma Cooperi, appunto), la provenienza (Sudafrica) e tutto quanto serve sapere per poterla coltivare correttamente.

TheFlowerHeart
Il "cuore" di uno dei fiori, fortemente ingrandito (all'incirca 1:1)

 

...e la conseguente sessione fotografica
 

    Ovviamente mi è venuta la tentazione di fotografarla, specialmente i suoi fiori, di un arancione intenso, che si aprono al mattino per poi richiudersi verso sera. Ho usato sia lo Zuiko 60mm f/1.8 macro che lo zoom Zuiko 12-40mm f/2.8 PRO, e quasi tutte le fotografie sono il risultato di una sequenza di scatti in modalità Focus Stacking: i fiori sono relativamente profondi, a questi ingrandimenti, e senza l'ausilio del Focus Stacking ne rimarrebbe a fuoco ben poca parte; inoltre entrambi gli obiettivi permettono di avere l'elaborazione direttamente in macchina (la cosa a cosa più difficile, alla fine, è… trovare, in mezzo alle tante immagini quasi uguali, quella risultante dalla fusione, specialmente quando se ne scaricano molte(2)). E naturalmente, una volta scaricate sul computer, tutte le immagini sono state "riviste" con Photoshop. 
  

(2) per trovare le immagini risultanti (cioé quelle non scattate ma generate artificialmente dal software interno della fotocamera), teoricamente si possono seguire tre regole:

  • ogni scatto elementare è presente sia in formato JPG che ORF (il RAW proprietario di Olympus), mentre quello elaborato a partire da tutti quelli della sequenza è solo JPG
  • ogni sequenza corretta (nel senso che la fotocamera ne ha generato il JPG risultante dalla fusione degli scatti singoli) è formata da 8 coppie con lo stesso nome, una numerazione progressiva ed in formato sia JPG che ORF, più il JPG aggiuntivo finale, quello "artificiale"
  • per come funziona l'algoritmo, l'immagine risultante dal Focus Stacking è leggermente ingrandita, per cui il soggetto è visivamente un po' più grande rispetto a quelli di tutti i 16 scatti elementari che la precedono, e di solito si riesce a trovare anche ad occhio, visualizzando i files in forma di piccolo anteprima dell'immagine che contengono.

Ma quando le immagini sono tante, magari quasi uguali fra una sequenza e l'altra, piuttosto che perdere la vista contando le anteprime o cercando quella con il soggetto ingrandito, preferisco un altro approccio, di tipo informatico: salvo in un file di testo il contenuto dell'intera directory (ad esempio con il comando: ls -R > elenco.txt), poi lo carico in Excel e, con ben poca elaborazione, evidenzio i soli file JPG non accompagnati dal rispettivo file ORF… ed ecco fatto!)

 

Le immagini

    Nella piccola galleria che segue ho messo i migliori risultati della sessione di scatti. Sono stati ottenuti tutti grazie al Focus Stacking e Photoshop (...e al cavalletto: a mano libera, nonostante la mia Olympus OM-D E-M5 Mk.II abbia uno dei sistemi di stabilizzazione di immagine più potenti, non sarebbe stato praticabile). In generale, ho usato il 60mm macro per gli scatti con ingrandimento più spinto, e l'estremamente versatile zoom 12-40mm per tutti gli altri casi.

 

Mesembriantemo1   Mesembriantemo2   Mesembriantemo4
Essendo stato ripreso con un ingrandimento non troppo spinto, si riesce ad apprezzare tutta la corolla di questo fiore   Un bocciolo in procinto di aprirsi: visto dall'alto ha la forma di una stella   Una coloratissima corolla, qui in una insolita vista "di taglio" che la fa sembrare un esotico diadema piumato
TheYellowBait   Mesembriantemo3   SucculentFlowers
Qui, dove l'ingrandimento è un po' superiore, si distinguono bene i pistilli ma i petali sono già sfocati   Ancora un gruppetto di questi minuti fiorellini (il diametro del più grande non supera i 3 cm)   Lo stesso soggetto con una luce diversa. Le particolari foglie, turgide ed a sezione triangolare, rivelano che si tratta di una pianta grassa 

 

 

VegetalHellfire
Vegetal Hellfire

...e infine, un "effetto speciale"

 

    La precedente foto al "cuore del fiore" fortemente ingrandito mi sembrava quasi astratta, e non ho saputo resistere alla tentazione di vedere cosa sarebbe venuto fuori trattandola come tale. Così ho lanciato su una copia di quell'immagine una action di Photoshop (...più banalmente, una comune macro, nel linguaggio informatico) che normalmente si usa nel trattamento delle fotografie all'infrarosso. Questa action effettua l'inversione dei canali rosso e blu, solo che quella (modificata) che ho lanciato lo fa in modo ancora più esasperato, saturando i colori.

    Così facendo, da "tutto arancio" la foto è diventata "tutto blu elettrico". A questo punto ho invertito i colori della fotografia e mi sono fermato lì. Il risultato che ho ottenuto è qui sotto: mi è sembrato il colore del ferro incandescente, da cui è saltato fuori il titolo: "Vegetal Hellfire" (cioé Fuoco dell'inferno... vegetale)
 

 

 


IvanEditor

 

(Ivan – 16/03/2023)


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