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Fotografie IR: l'approccio reale e la possibile alternativa

Come ho già accennato, esistono due modalità radicalmente differenti per ottenere fotografie "all'infrarosso":

  • A) vere foto infrarosse: si scatta con un'apparecchiatura realmente sensibile alle radiazioni IR (solo a quelle, o in aggiunta ad una certa porzione dello spettro visibile)

  • B) foto infrarosse simulate: l'effetto ed i colori irreali tipici delle fotografie IR sono ricostruiti mediante varie tecniche di postprocessing, a partire da normali fotografie

     Ovviamente l'approccio "reale" richiede modifiche o aggiunte alla normale apparecchiatura da ripresa (più o meno sofisticate, costose e irreversibili), mentre la simulazione parte da normali fotografie e gioca solamente sulle potenti possibilità di elaborazione del software di fotoritocco; il contraltare però è che la simulazione può solo avvicinarsi all'effetto delle fotografie all'infrarosso autentiche (che comunque necessitano anch'esse di una serie di interventi di fotoritocco per essere accettabili).

 

A)  Scattare realmente all'infrarosso

    Da quando ho iniziato ad interessarmi a questo particolare campo della fotografia ho letto svariati articoli in rete sull'argomento, e mi sono fatto questa idea: scattare all'infrarosso è diverso dalla normale pratica fotografica, per vari motivi:

  • si lavora in zona ostile: tutto quello che compone un normale sistema fotografico digitale (sensori, lenti, sistemi autofocus, algoritmi di calcolo dell'esposizione, mirini e display) è pensato, progettato, costruito ed ottimizzato per la banda del visibile, NON per l'infrarosso: in pratica, lo si fa andare a lavorare in una "zona ostile" e bisogna ricorrere a vari sotterfugi, anche scomodi, per ottenere prestazioni che si danno per scontate con le normali fotografie. Questo problema si riduce di molto se si fa convertire all'infrarosso il corpo macchina, ma se ci si limita ad usare un filtro IR su una macchina normale... il mirino diventa buio, parecchi automatismi cessano di funzionare, e bisogna arrangiarsi andando per tentativi

  • noi l'infrarosso non lo vediamo: dobbiamo quindi immaginarci l'effetto finale della fotografia, e sulla base di quello provare a comporre l'immagine: se normalmente un bell'albero verde fa un buon contrasto contro una nuvola bianca, all'infrarosso non sarà così, perché anche le foglie diventeranno bianche, e quindi avremo un "bianco-su-bianco" ben difficile da valorizzare: sapendolo, converrà spostare l'inquadratura, in modo che dietro l'albero ci sia una parte di cielo sereno, che restando blu (anzi... "più blu") non creerà quel problema

  • problemi inattesi: è possibile che, per migliorare le prestazioni nel visibile, i progettisti delle ottiche abbiano fatto in modo che, per tenere fuori da quella banda alcuni inevitabili difetti (visto che è quella che, nel 99,99% delle volte, viene ritratta), li abbiano "spinti più in là", per cui saltano invece inaspettatamente e brutalmente fuori andando a lavorare... proprio lì! Nella pratica, alcuni obiettivi, validissimi nel visibile, si rivelano scarsi o inutilizzabili se usati in banda IR

  • cambiano le regole: quelle che, nella fotografia "normale", sono considerate "golden hours" (cioé i momenti del giorno in cui la luce è più suggestiva: alba e tramonto), perdono quel ruolo nelle foto IR, dove invece acquista importanza il momento del "pieno sole", in cui l'effetto dell'infrarosso è più intenso. In questo scambio di ruoli diventerebbero quindi "golden IR hours" (se questo termine esistesse...) le foto scattate a mezzogiorno, considerate normalmente "errori da turisti" per la piattezza della luce e la scarsità delle ombre tipica della parte centrale della giornata 

 

Una serie di regole empiriche

    Tutte queste considerazioni hanno generato molti consigli empirici dettati dall'esperienza di chi ha già combattuto contro le difficoltà già citate, che ho cercato di elencare qui di seguito.

 

1)  Verifiche preliminari di compatibilità dell'attrezzatura

  • Corpo macchina: per essere certi che la fotocamera (non modificata) sia in grado di registrare la luce infrarossa, basta attivare il LIVE VIEW e utilizzare il telecomando di un televisore davanti all’obiettivo: l’occhio umano non vede nulla, ma sullo schermo della fotocamera si dovrebbe vedere il led del telecomando che lampeggia di bianco.

  •  Obiettivi: ci sono obiettivi anche di pregio che, se usati all'infrarosso, causano degli "hot spot" (macchie molto chiare che appaiono al centro del fotogramma, dovute a riflessioni multiple fra le singole lenti che compongono l'obiettivo(5)). Per verificare se l'ottica che si vuole usare è tra queste bisogna fare qualche scatto con il filtro IR e verificare se nelle immagini c'è la presenza di questo fenomeno (che però a volte aprendo molto il diaframma scompare). Gli hot spots sono più marcati quanto più ci si allontana dalle frequenze del visibile (i peggiori risultati si ottengono con il filtro IR a 850mn, totalmente all'infrarosso).
    Per verificare in anticipo se gli obiettivi che si vorrebbero usare possano avere problemi in banda IR si può cercare in rete, dove si trovano svariate liste di obiettivi che danno buoni o scarsi risultati. Queste liste sono comunque non ufficiali ed i criteri che le hanno generate non sono standardizzati.

(5) penso che una possibile ipotesi sulla formazione di questi hot spots sia la seguente: fra i tanti parametri di costruzione di un obiettivo, può essere che i progettisti abbiano scelto quelli che influiscono sulla formazione di riflessi multipli (che immagino siano dipendenti dalla frequenza) in modo da "spingerli" fuori dal campo del visibile, per ottenere ottimi risultati se l'obiettivo è utilizzato normalmente. Se invece lo si utilizza diversamente e si finisce per farlo operare proprio nel campo di lunghezze d'onda dove sono stati relegati i difetti, allora quelli si manifesteranno visibilmente.

 

2)  Quando scattare

    Per ottenere i migliori risultati, il consiglio ricorrente è quello di scattare soprattutto in situazioni di forte irraggiamento solare, con qualche nuvola (che creerà un forte contrasto rispetto al cielo), molto fogliame e/o acqua (che, a causa del loro opposto comporamento rispetto alla radiazione infrarossa, generano quei colori falsati così caratteristici delle foto IR).

 

3)  Messa a fuoco ed esposizione

    Per quanto riguarda l’esposizione, se la macchina è modificata ci si può comportare come con una fotocamera qualsiasi. Se invece non lo è, visto che il filtro IR applicato all'obiettivo è praticamente nero e che quello sul sensore scherma anch'esso gran parte dell'infrarosso, si devono forzatamente utilizzare tempi piuttosto lunghi di posa (è quindi indispensabile il cavalletto), e per trovare l'esposizione corretta va controllato l’istogramma. Questi sono gli accorgimenti da adottare:

  • Messa a fuoco
    • impostare diaframmi pari a f/8 o f/11 in modalità M (Manuale) o A (priorità di diaframmi) per aumentare la profondità di campo e quindi ridurre gli effetti di eventuali errori di messa a fuoco
    • mettere a fuoco senza il filtro IR
    • disattivare l’AF (Auto Focus)
    • passare in MF (Manual Focusing) e spostarlo leggermente più avanti del normale
    • montare il filtro IR senza più modificare la messa a fuoco

  • Esposizione
    • si consiglia di procedere per tentativi: iniziare a provare ad esporre per qualche secondo e verificare l’istogramma, modificando il tempo di esposizione: 
      • allungandolo per foto troppo scure (in cui l'istogramma è spostato a sinistra)
      • abbreviandolo per foto sovraesposte (l'istogramma è a destra)

  

4) Postprocessing

    Tutti gli articoli affermano che per le foto all'infrarosso il postprocessing sia assolutamente indispensabile. Fatta questa premessa, ecco alcuni consigli ricorrenti:

  • Formato immagine: tutte le fonti in rete convengono sul consiglio di scattare in formato RAW per poter meglio correggere la bilanciatura del bianco, specialmente se non si riesce a creare un bilanciamento personale in fotocamera.

  • Bilanciamento del bianco(6): si sceglie con il contagocce il punto più chiaro della foto (generalmente delle foglie o l'erba) oppure si imposta di base la temperatura colore a 2000 °K e la tinta a -80

  • Eseguire poi la CORREZIONE OBIETTIVO e la CORREZIONE ABERRAZIONI CROMATICHE

  • Red/Blue channel swap: a questo punto si esegue lo scambio fra i canali rosso e blu (vedere anche oltre, qui), mentre il canale del verde e tutti i cursori del verde non vanno modificati

  • Si consiglia poi di ritoccare il tono dell’immagine in IMMAGINI -> TONO AUTOMATICO

  • In Photoshop tutte queste modifiche si possono registrare in una azione (una macro che ripete automaticamente una sequenza di operazioni), per creare un predefinito "trattamento IR" di base. Da qui si continua a seconda del gusto e della sensibilità personale

(6) ho constatato che, per tutte le operazioni precedenti, i fotografi più esperti raccomandano Adobe Lightroom (in particolare l'uso del "profilo fotocamera" adattato all'infrarosso), per poi passare a Photoshop soltanto alla fase successiva, e che l'operazione ritenuta più critica è proprio il bilanciamento del bianco
 

 

Il soggetto migliore: cosa fotografare all'infrarosso, e quando?

     Si dice spesso che il momento migliore per fotografare sia quando... i turisti non ci sono, o perché sono ancora a nanna o a fare colazione (il delicato colore rosato dell'alba è invece adattissimo a fotografie un po' "diverse" dalla norma) o perché sono nuovamente a tavola o già davanti alla TV (anche la luce calda e bassa del tramonto, con le sue ombre lunghe, è caratteristica ed inusuale). Per l'infrarosso, invece, il periodo migliore è l'esatto opposto: è quello più caldo, in piena estate e con il sole a picco, possibilmente con qualche nuvoletta bianca, che dopo il post-processing si staccherà nettamente dal cielo, diventato di un deciso blu violaceo.

     E il soggetto? Beh, le cose migliori sono quelle "vive": alberi, boschi, prati, tutti riflettono fortemente l'infrarosso, prendendo un inusuale colore bianco. Lo stesso fanno le nuvole, ricche di vapore acqueo. Il cielo e l'acqua, invece, lo assorbono ed assumono un blu intenso, che vira verso il viola, mentre i terreni diventano di un colore rosso rosato. Edifici e pietre, in generale, rimangono così come potrebbero apparire in una fotografia in B/N ma, immersi dagli stranissimi colori assunti dalla natura circostante, diventano comunque interessanti.

 

Possibili configurazioni dell'apparecchiatura da ripresa

     Come ho già detto, i sistemi fotografici in vendita sono progettati per registrare soltanto una banda di radiazioni elettromagnetiche, quelle luminose visibili, per evitare problemi derivanti dalla diversa messa a fuoco dell'IR nonché di colori falsati dal sommarsi dell'IR al visibile.  Perciò, volendola invece estendere anche all'infrarosso (o limitarla esclusivamente a quella), è comunque necessario intervenire sulla loro configurazione, in modo più o meno complesso, invasivo e non reversibile. La descrizione che segue cerca di distinguere i possibili interventi in ordine di complessità, impegno richiesto (e costi...) crescenti. 

 

Un filtro IR, la cui frequenza di taglio è regolabile (con un principio simile a quello usato per realizzare i normali filtri polarizzatori) mediante due vetri rotanti

A.1)   Uso di filtri IR da anteporre all'obiettivo

     Anteporre un filtro davanti all'obiettivo, avente la caratteristica di tagliare le frequenze che lo attraversano (generalmente) al di sotto, o (più raramente) al di sopra o attorno ad una lunghezza d'onda cosiddetta "di taglio" (cutover) è il metodo più semplice, non invasivo e totalmente reversibile, per scattare fotografie all'infrarosso.

     Il caso più comune è quello di aggiungere un filtro avente lunghezza d'onda di taglio pari a circa 720 nm (nanometri): in questo modo quasi tutto lo spettro visibile viene fermato, tranne il rosso scuro, che ha una lunghezza d'onda di poco superiore. Così facendo, i tempi di esposizione si allungano moltissimo (anche visivamente, questo filtro è praticamente nero), permettendo di colpire il sensore anche agli infrarossi, non filtrati.

     Dato però che sul sensore è presente un filtro interno (IRcut) che lavora in modo opposto, lasciando passare molto poco l'infrarosso, ci vorrà appunto molto tempo (dell'ordine di minuti) perché il sensore accumuli la radiazione sufficiente per risultare "correttamente esposto": l'uso di un treppiede sarà quindi indispensabile, così come sarà consigliabile non fare prove quando c'è vento, anche poco, pena il ritrovarsi tutto il fogliame ben poco nitido, a causa del lunghissimo tempo di esposizione, nel quale si è inevitabilmente mosso.
 

 

Tipi di filtri e loro effetto

     Nelle figure seguenti sono riportati i principali tipi di filtri IR con le relative lunghezze d'onda di taglio ed i loro effetti dal punto di vista fotografico
 

FiltriIR
Confronto fra i principali tipi di filtri IR
(con la rispettiva lunghezza d'onda di taglio)
ed i colori dello spettro visibile interessati

 

 

Effetto dei principali filtri IR sulla radiazione incidente e sul tipo di fotografie ottenibili 
IR850   IR720
Filtro da 850nm - la frequenza di taglio cade interamente nel campo IR, per cui nessuna luce visibile trapela (il filtro è nero): le fotografie ottenute saranno esclusivamente in B/N

Filtro da 720nm - la frequenza di taglio include la banda del rosso visibile: le fotografie così ottenute avranno quindi una forte dominante rossastra, da eliminare mediante post processing
 
IR665   IR590
Filtro da 665nm - oltre all'IR, permette il passaggio della radiazione luminosa nelle bande del rosso e dell'arancio: le fotografie saranno caratterizzate da falsi colori, soprattutto aranciati, dovuti al sovrapporsi di IR e visibile Filtro da 590nm - stesso effetto di sovrapposizione delle bande IR e visibile, ancora più accentuato perché sono inclusi anche i gialli. Può trovare applicazione anche in astrofotografia 

 

 

GH1 originale
La mia Panasonic Lumix DMC-GH1 con in vista il sensore non modificato: il riflesso violaceo è appunto dato dalla presenza del filtro IRcut

A.2)   Corpo macchina con sensore sensibile agli IR

     La soluzione più completa è quella che prevede l'utilizzo di un corpo macchina con un sensore "diverso", sensibile alle radiazioni dell'infrarosso "vicino" (quello "profondo" o "lontano", dato dalle radiazioni termiche, non è registrabile dalle normali macchine fotografiche), completato o meno da filtri aggiuntivi posti sull'obiettivo.

     Davanti al sensore di una normale macchina digitale è sempre anteposto un filtro (detto "IRcut", in pratica un vetro ottico azzurrino) che quasi azzera gli infrarossi che altrimenti impressionerebbero il sensore insieme alla luce visibile, generando foto "irreali". Per scattare foto IR si usano fotocamere con sensori senza questo filtro, prodotte appositamente o modificate successivamente.

 

Diminuzione della risoluzione del sensore

    Bisogna tenere presente che, nella maggior parte dei casi, le conversioni a infrarossi riducono leggermente la risoluzione totale del sensore digitale, quindi va posta attenzione per non evidenziare questo fenomeno:

  • impostare ISO bassi: è consigliabile scattare sempre utilizzando l'impostazione ISO più bassa possibile per ridurre la comparsa di rumore digitale aggiuntivo e della cosiddetta "pixelizzazione" (il risultato di un esagerato ingrandimento di un'immagine digitale, che fa sì che i singoli pixel che compongono l'immagine diventino più prominenti, dandole un indesiderato aspetto granuloso)

  • cropping: ovviamente, eventuali ritagli di parte dell’immagine originale (noti come cropping) fatti per ottenere una diversa composizione o accentuarne un dettaglio, dovranno essere trattati con molta attenzione, perché questo fenomeno sarà ancora più accentuato

 

Prima di tutto: quale macchina convertire (o comprare già convertita)?

Premesso che si parla esclusivamente di fotocamere digitali(7), la domanda di fondo può essere la seguente:

"Conviene convertire una fotocamera compatta(8)  oppure una reflex(9) ?"
 

Provo ad elencare pro e contro:

Compatta
"high-end"
Ad obiettivi intercambiabili
costo della conversione IR + -
possibilità di provare comunque la foto IR + +
semplicità d'uso + -
disponibilità del formato RAW - +
possibilità di intervenire sull'esposizione - +
possibilità di intervenire sulla messa a fuoco - +
possibilità di montare filtri sull'obiettivo - +

 

    Quindi, cosa scegliere? A mio parere è una questione del tutto personale: dipende dai gusti, le capacità, le aspettative ed il tempo che si intende dedicare a questa attività: convertire una reflex permette di ottenere i migliori risultati, modificare una compatta è una soluzione più semplice ed economica, ma anche più limitante (ad esempio, la mancanza del formato RAW - difficilmente disponibile in una compatta - rende molto meno efficaci le tecniche di postprocessing, ma d'altro canto queste richiedono una conoscenza ed un impegno non superficiali).

    In fondo, questi fattori sono gli stessi che portano ad essere contemporaneamente presenti sul mercato sia apparecchi costosi e complessi, ma dai risultati eccellenti, che altri più modesti ma comunque funzionanti: niente di nuovo, quindi...
 

(7) una "vecchia" analogica a pellicola non aveva alcuna necessità di modifiche (la tacca rossa di riferimento per la messa a fuoco per infrarosso era su quasi tutti gli obiettivi): ad essere "diversa" era solo la pellicola, ed il problema in questo caso è se oggi si trovino ancora laboratori disponibili a sviluppare le pellicole all'infrarosso (che da una ricerca superficiale sembrano essere ancora reperibili), soprattutto ricordando i problemi di sensibilità al calore di questi supporti.

(8) per compatta intendo comunque una macchina "high-end", con uno zoom e qualche forma di regolazione e compensazione manuale, non una pura "point-and-shoot" 

(9) metto assieme le mirroless e le full-frame, per questo confronto non sono differenti 

 

1° opzione - corpo macchina standard, modificato successivamente all'acquisto

     La modifica, che può essere un modo per "ringiovanire" fotocamere oramai obsolete, dandogli una nuova destinazione d'uso, non è banale e richiede sia precisione che estrema pulizia: teoricamente è possibile farsela da soli, ma personalmente non consiglierei di provarci,  affidandola ad un laboratorio specializzato. Si tratta di smontare il filtro IRcut e sostituirlo con un altro di spessore identico (per non falsare i calcoli del sistema autofocus) ma di diversa funzionalità: a seconda della frequenza di taglio del nuovo filtro si otterranno infatti risultati differenti. Purtroppo la modifica ha anche degli svantaggi:

  • si invalida la garanzia del produttore (se questa è ancora attiva)
  • la fotocamera non è più utilizzabile per fotografie "normali"
  • possono esserci problemi di focalizzazione/esposizione
  • si perde la funzione di pulizia automatica del sensore (le vibrazioni ultrasoniche generate per questo scopo sono incompatibili con la modifica)
  • si ha il malfunzionamento della modalità "full auto" (chiamata iAuto o Intelligent Auto a seconda della fotocamera) a causa della diversa taratura dei parametri del sensore, su cui si basano gli algoritmi del pieno automatismo

Nel mio caso (sto valutando la possibilità di convertire all'IR la mia "vecchia" Panasonic Lumix DMC-GH1 per ridarle nuovo slancio), però:

  • la garanzia... era già scaduta ben prima che la comprassi usata, nel 2012!
  • avendo acquistato un corpo macchina Olympus molto più moderno e prestazionale, ufficialmente la GH1 è in perenne stato di "riserva", ma di fatto non la utilizzo, mentre la conversione IR le ridarebbe un posto "di primo piano" nella mia attrezzatura 
  • la messa a fuoco e l'esposizione non dovrebbero dare problemi, essendo la fotocamera una mirrorless che utilizza il sensore per entrambe le funzionalità
  • la pulizia automatica del sensore non è certo fra le prestazioni irrinunciabili
  • quanto alla funzione iAuto... non la uso mai!

   ...quindi, tutto sommato, grosse controindicazioni non ce ne dovrebbero essere. Rimane solamente il prezzo della conversione, che si aggira sui 200 - 250 € (sommando i costi dell'intervento, del filtro sostitutivo e della spedizione)

 

Dove fare eseguire l'intervento di conversione

     Escludendo coraggiosi (o azzardati...) tentativi di fare da sè una modifica così delicata, cercando in rete ho trovato due siti USA (pieni di informazioni) specializzati in conversioni IR. In entrambi, la conversione di una reflex costa mediamente 275 US$, quella di una compatta 90 US$:

In Italia, invece, ho trovato questi due laboratori:

    Io ho contattato iLaboratorio: il costo della conversione, al momento di scrivere questo post (Maggio 2021) è di circa 200 € per una reflex/mirrorless e di 150 € per una compatta, più i costi di spedizione (12 € a tratta)

 

2° opzione - corpo macchina prodotto specificatamente per astrofotografia

    Esistono alcuni apparecchi fotografici dedicati alla fotografia ad infrarossi, o meglio "ad ampio spettro" (Full Spectrum), specifici per l'utilizzo in astrofotografia. Normalmente sono versioni di reflex professionali, solitamente full-frame, già modificate in fabbrica (o da laboratori specializzati) prima della vendita, contraddistinte dal suffisso "A" - per "astrophotography"). Ne esistono alcuni modelli Nikon e Canon, costosi perché derivazione di fotocamere full-frame professionali. Essendo però ad ampio spettro (sensibili al visibile più una certa parte di IR e di UV) non sono da considerarsi "all'infrarosso" in senso stretto, ed il loro utilizzo è quasi solamente rivolto alle foto astronomiche, più che a quelle "artistiche".

 

3° opzione - acquisto di un corpo macchina di seconda mano già convertito

    Cito anche questa opzione perché evita di preoccuparsi della conversione e probabilmente permette anche di risparmiare. Su vari siti di vendite online si trovano fotocamere usate e già convertite di differenti fasce di qualità e prezzo, dalle compatte fino a reflex professionali. Come per tutti gli acquisti online da privati, il problema è solo quello di trovare un venditore affidabile di cui fidarsi. 

 

A.3)   Uso combinato di un corpo macchina modificato E di filtri IR

 

    LKolari Vision​ propone sul suo sito una conversione "Full Spectrum" particolarmente versatile, anche se di non semplice utilizzo (nè basso costo): si tratta di eseguire una modifica al sensore della fotocamera eliminando il filtro IRcut come già visto prima, ma questa volta sostituendolo con un filtro "passa tutto" (in pratica, un vetro ottico del tutto neutro). Sull'obiettivo viene quindi aggiunto un filtro IR a scelta.

Pro: la fotocamera diviene sensibile contemporaneamente all'IR, al visibile ed al vicino UV e, usata sia da sola che in accoppiata con uno dei vari filtri sull'obiettivo, disponibili a diverse lunghezze d'onda di taglio, permette di avere fino a 7 diverse configurazioni, in grado di generare di volta in volta effetti totalmente differenti:
 

Filtro Effetto Utilizzi consigliati
1 nessun filtro applicato massimizzazione della banda (e della luce) ricevuta
  • in astrofotografia
  • laddove serva la massima sensibilità possibile
  • nel B/N, per schiarire le ombre 
2 filtro IR 850nm transita esclusivamente radiazione infrarossa non visibile fotografie soltanto in B/N con toni saturi e falsati 
3 filtro IR 720nm passaggio dell'IR e del rosso fotografie con un numero limitato di colori, saturi e falsati
4 filtro IR 665nm passaggio dell'IR e del rosso-arancio fotografie come sopra, con più colore aranciato
5 filtro IR 590nm passaggio dell'IR e di rosso, arancio e giallo fotografie con molti colori, falsati dalla presenza dell'IR 
6 filtro "hot mirror(passa-banda visibile) vengono escluse sia la banda IR che quella UV la fotocamera ridiventa (teoricamente) come se non fosse stata convertita: a questo modo può essere l'unica fotocamera da portarsi dietro, semplificando l'attrezzatura necessaria
7 filtro UV
passa-alto
vengono escluse la banda IR e quasi tutta quella del visibile è possibile scattare fotografie all'ultravioletto

 

Contro: naturalmente questo approccio, apparentemente la soluzione perfetta per la fotografia ad ampio spettro di qualunque tipo, qualche controindicazione ce l'ha, come si può leggere già sullo stesso sito della Kolari Vision:

    • l'intervento non è consigliato per le reflex "vere" (con lo specchio), a causa del principio di funzionamento della messa a fuoco e di misurazione dell'esposizione (basati sulla sola luce visibile) e del fatto che i filtri IR sono scurissimi, se non completamente neri: meglio le mirrorless o comunque le fotocamere con funzionalità Live View

    • il costo totale è molto superiore alle precedenti configurazioni: va infatti dai 400 ai 700 US$, a seconda della quantità e qualità dei filtri (la conversione della fotocamera, da sola, viene 275 US$)

    • infine, personalmente ho dei dubbi sull'affermazione che con il filtro "hot mirror" la fotocamera torni a comportarsi esattamente come un normale apparecchio mai modificato: qualche anomalia o una certa perdita di qualità delle immagini è da mettere in conto

 

A.4)   Postprocessing delle fotografie all'infrarosso

  

preWB
Un esempio di come appare una foto all'infrarosso prima (o senza...) un corretto bilanciamento del bianco: una fortissima dominante rossa toglie tutti gli altri colori e la rende di fatto impresentabile

Premessa

 

   Nelle fotografie all'infrarosso, scattate sia applicando un filtro IR davanti all'obiettivo, sia con una fotocamera appositamente modificata, sarà indispensabile ricorrere al post-processing, poiché la fotocamera vede principalmente tonalità di rosso. Proprio per questo motivo sarà fondamentale agire su un corretto WB (White Balance – "bilanciamento del bianco"), ma questo probabilmente non funzionerà come previsto. Un modo consigliato per ottenere un bilanciamento del bianco corretto nella fotocamera è quello di impostare il bilanciamento del bianco personalizzato (Custom WB) puntando su fogliame o erba. In questo modo, nella foto finale, le foglie e l'erba appariranno in bianco o grigio (che è probabilmente quello che si vuole).

    Questo approccio è valido per filtri a infrarossi "Standard" (720 nm) o "Deep B&W" (850 nm), mentre per filtri che lasciano passare una buona parte del visibile è invece meglio eseguire un Custom WB scattando su un cartoncino grigio usato come riferimento.

    Questa impostazione del bianco darà buoni risultati quando si importano le immagini a infrarossi nell'editor di foto preferito. Un'eccezione a questa regola è purtroppo Adobe Lightroom, in cui sarà necessario creare un profilo personalizzato per le immagini a infrarossi. Anche su alcune fotocamere sarà impossibile impostare il bilanciamento del bianco quando l'immagine è al di fuori dell'intervallo previsto (troppo scuro, troppo chiaro, troppa dominante di colore, ecc.). La difficoltà di impostazione del bilanciamento del bianco è più probabile quando si utilizza un filtro a infrarossi con una fotocamera non modificata, rispetto ad una modificata.

    Questo accade perché nella fotografia ad infrarossi si deve lavorare con una temperatura di colore sotto i 1.000°K (sarà quindi quasi d'obbligo usare l’impostazione manuale), ma questo concetto va spiegato più in dettaglio.

 

La temperatura di colore

    Come ho già fatto in precedenza, anche adesso serve un piccolo "preambolo scientifico", questa volta sul concetto di "temperatura di colore", che si riferisce alla tonalità della luce emessa da una sorgente luminosa. Questo valore viene espresso in gradi Kelvin (°K), con una scala che per il visibile va da 1.000 °K ad oltre 12.000 °K. Più è alto il valore in gradi Kelvin, più bianca o bluastra apparirà la luce.

 

Tonalita di colore della luce
Relazione fra temperatura di colore e spettro della luce visibile

 

    Si parla di "temperatura" di colore perché, scaldando un "corpo nero"(10), questo emetterà una radiazione elettromagnetica che, al salire della temperatura, sarà inizialmente fatta da onde radio, poi da radiazione termica ed infine (oltre l'incandescenza) da luce visibile, il cui colore varierà in modo univoco al variare della temperatura del corpo nero che la emette.

(10) In fisica un corpo nero è un oggetto ideale che assorbe tutta la radiazione elettromagnetica incidente senza rifletterla, ed è perciò detto "nero"

 

Valori di bilanciamento del bianco (WB)

    Poiché la relazione fra la temperatura di colore e la lunghezza d'onda della luce (e quindi del nostro concetto di "colore") è univoca, e quindi ad una certa temperatura corrisponde una sola tonalità, è normale esprimere un dato colore in termini di gradi Kelvin. Generalmente, i valori di bilanciamento del bianco disponibili sono i seguenti (anche se alcune fotocamere ne hanno anche altri, come "subacqueo", o più posizioni preimpostabili "Custom WB1", "Custom WB2" ecc...):
 

Valore impostato Temp. colore Utilizzo e significato 
(ITA) (ENG) °K
auto auto any  la temperatura di colore viene calcolata in maniera completamente automatica (nelle fotocamere odierne questa funzione è molto precisa in buona parte delle situazioni "normali")
incandescenza tungsten 2.000 va impostato quando il locale in cui ci troviamo è illuminato da lampadine a incandescenza a luce rossastra, quindi serve a "raffreddare" (aumentare) la temperatura di colore
fluorescenza fluorescent  4.000 si usa in presenza di un’illuminazione "fredda", tipo quella delle luci al neon, quindi serve a riscaldare (ridurre) la temperatura di colore
luce solare sunny 5.000 si usa nella parte centrale della giornata, per foto all’aperto, quando il Sole non è coperto da nuvole
flash flash 7.000 si usa (ovviamente) quando viene impiegato il flash, caratterizzato da una luce fredda
nuvoloso cloudy 8.000 si usa quando si fanno foto all’aperto, durante il giorno, e il cielo è coperto
ombra shadow 9.000 si usa quando si fotografano, durante il giorno, soggetti che si trovano all’aperto ma all’ombra, mentre il Sole non è coperto da nuvole
personalizzato custom WB user preset  permette di preimpostare (o "forzare") una data temperatura di colore all'interno dell'intervallo di valori disponibili nella fotocamera, indipendentemente da quella effettiva del soggetto

 

    Modificando opportunamente il valore di WB si riesce a "simulare" una condizione diversa da quella nella quale la fotografia è stata invece scattata (ad es. una foto fatta a mezzogiorno può assumere la tonalità della luce del tramonto o dell'alba, uno scatto in pieno sole può essere trasformato in nuvoloso ecc.)

 

Tonalita di colore della luce
Un esempio delle tonalità di colore della luce

 

    Il problema è che, per l'infrarosso, la temperatura di colore corrispondente è… 1.000°K, e questo valore per molte fotocamere è del tutto "fuori scala" e quindi non impostabile(11), per cui in questi casi è necessario trovare delle soluzioni alternative. Lo stesso purtroppo accade con i profili standard di Photoshop e di Lightroom: così come sono impostati di default non permettono un corretto bilanciamento del bianco per le immagini infrarosse, ed è necessario creare un "profilo fotocamera" dedicato all'IR (il metodo da seguire è descritto qui di seguito - in pratica, si "sposta" la temperatura di colore dell'intera immagine verso valori molto più alti, prima di aprirla con uno di questi programmi, in modo da rientrare nell'intervallo del campo d'azione del loro sistema di bilanciamento del bianco). Il drastico cambiamento di colore che si ottiene con questo accorgimento è estremamente importante per la riuscita dell'immagine finale.

(11) ad esempio, per la mia Olympus E-M5 Mk.II i valori di WB impostabili vanno da 2.000 °K a 14.000 °K, quindi avrebbe problemi se impiegata all'infrarosso

 

Come impostare un "Custom WB" nella fotocamera

    Si è già detto che il bilanciamento del bianco è fondamentale per ottenere buoni risultati nella fotografia a infrarossi. Nella maggior parte delle fotocamere si può semplicemente impostare fra i parametri della fotocamera e questa darà belle foto pronte per l'uso. A volte, però, la gamma di bilanciamento del bianco della fotocamera è troppo stretta per l’IR e se si va a provare ad impostarlo manualmente si ottiene solo un errore e si rimane con un'immagine rosa o rossastra. Possono capitare tre casi:

  • molti modelli non imposteranno alcun bilanciamento del bianco, qualunque sia il tipo di filtro usato
  • in casi più lievi, la fotocamera può arrivare ad impostare un bilanciamento del bianco per i filtri a infrarossi da 850 nm e 720 nm, ma non riuscire ad impostarne uno per i filtri IR da 590 nm o 665 nm
  • la terza categoria è costituita da fotocamere che imposteranno il bilanciamento del bianco al valore più vicino possibile, ma senza che il risultato così ottenuto sia abbastanza buono per effettuare una buona post-elaborazione

    Cosa si può fare, allora? Fortunatamente, è qui che i file RAW possono venire realmente utili: questi salvano i dati dal sensore prima di comprimere lo scatto in un JPEG. Ciò consente di modificare l'esposizione e il contrasto e, cosa importante per noi, impostare un nuovo punto di bilanciamento del bianco. Sfortunatamente, a seconda del convertitore RAW utilizzato, la gamma di bilanciamento del bianco che si può impostare nel software potrebbe essere ancora più limitata della portata della tua fotocamera. I convertitori RAW di Photoshop e Lightroom sono spesso troppo limitati(12)

(12) Alcuni affermano che scattare in RAW sia assolutamente necessario per la post-elaborazione IR. Non è così, tutto ciò di cui si ha bisogno è essere in grado di impostare un buon bilanciamento del bianco, e di solito non è indispensabile usare un file RAW per poterlo fare. In effetti in alcune fotocamere e alcuni convertitori il formato RAW funziona meglio per impostare il bilanciamento del bianco nella fotocamera. Ma se si sta elaborando una foto ad infrarossi a falsi colori, si dovrà comunque convertire in JPEG per eseguire uno scambio fra i canali Rosso/Blu e vedere effettivamente con cosa si sta lavorando.

  

Come creare un profilo fotocamera specifico per le foto IR

    Riassumiamo il problema in modo chiaro: abbiamo un file RAW in cui non si riesce ad impostare il bilanciamento del bianco nella fotocamera e, allo stesso modo, neanche nel convertitore RAW. La soluzione alternativa è impostare un profilo colore specifico per quella fotocamera nel software RAW. Ciò che fa il profilo è spostare verso temperature di colore molto più alte (e quindi colori molto più "freddi") il bilanciamento del bianco del file RAW, in modo che l'intervallo di valori dei cursori del bilanciamento del bianco in Lightroom (o Photoshop) riesca a coprire la gamma che si desidera, permettendo di impostare correttamente questo valore. 
 

    La procedura che segue è pensata per gli strumenti Adobe e il profilo che ne risulterà funzionerà sia in Lightroom che in Photoshop. Potrà sembrare un po' pesante, ma va fatta una sola volta, dopodiché si avrà a disposizione un profilo salvato, che si puo' usare ogni volta che si apre un file RAW prodotto da quella fotocamera

Fase uno: convertire il file RAW in un DNG

    Bisogna effettuare la conversione del file RAW della fotocamera nel formato .DNG(12) (Digital NeGative). Per farlo si usa Adobe DNG Converter, un semplice software gratuito. Si può anche utilizzare Lightroom per esportare un file DNG.

(12) Un file DNG è un file RAW open source, non più proprietario come quello nativo della fotocamera. Come ulteriore vantaggio, se si ha una nuova fotocamera ma una versione precedente di Adobe Camera Raw che non apre i suoi file RAW, basta semplicemente convertire il file RAW proprietario in un .DNG per riuscire ad evitare l'aggiornamento

Fase due: usare Adobe DNG Profile Editor

  • Aprire il nuovo file .DNG così ottenuto in Adobe DNG Profile Editor (anche questo altro software gratuito)
  • Accedere alla scheda Matrici colore
  • Trovare la calibrazione del bilanciamento del bianco e spostare il cursore della temperatura su -100
  • Andare su Opzioni e aggiungere un nome significativo per il profilo
  • Andare su File e fare clic su Esporta profilo, senza modificare la directory di salvataggio: il programma dovrebbe scegliere la directory predefinita corretta per il profilo
  • Chiudere il programma senza salvare la ricetta

    Questi passi dovranno essere fatti solo una volta per una data fotocamera, dopodiché il suo profilo personalizzato sarà disponibile in Camera Raw, Lightroom e Photoshop.

    Se si hanno problemi ad importare i profili, si può anche utilizzare Adobe Lightroom per importare manualmente i profili personalizzati. Nel pannello delle regolazioni di base, fare clic sulla griglia per visualizzare il browser del profilo. Una volta che si è nel browser dei profili, fare clic sul segno + nell'angolo in alto a sinistra per rivelare l'opzione "Importa profili". Una volta importati manualmente in Lightroom, questi saranno disponibili anche su Camera Raw e Photoshop.

Fase tre: impostare il bilanciamento del bianco in Camera RAW

  • Aprire il file .DNG in Photoshop: questo aprirà Camera RAW (si può anche aprire il file in Lightroom e seguire gli stessi passaggi)
  • Andare alla scheda Calibrazione fotocamera a destra, quindi cambiare il profilo della fotocamera, selezionando quello appena creato

    Dopo questo passaggio si può impostare il bilanciamento del bianco personalizzato come ci si aspetterebbe. Andando alla scheda Base (a destra), sarà possibile regolare correttamente il bilanciamento del bianco, perché ora si dovrebbe essere nel range giusto per impostarlo in modo appropriato.

    Si può giocare con il cursore della temperatura o utilizzare lo strumento contagocce dal menu in alto per impostare un bilanciamento del bianco personalizzato. Si consiglia di usare il contagocce e selezionare un'area bianca per ottenere un bilanciamento del bianco migliore.

 

...e dopo averlo impostato, il WB?

    Beh, dopo aver impostato correttamente il bilanciamento del bianco, che è la parte critica del processing IR, la fotografia così elaborata diventa un'immagine come tutte le altre, da ritoccare secondo i propri gusti(13). Da qui in avanti, quindi, si ricade nel filone principale delle tecniche di fotoritocco (magari artistico), a cui fare riferimento.

(13) Proprio poiché la fotografia IR è intrinsecamente "innaturale" (i suoi tipici colori e contrasti sono sempre lontani dalla realtà) direi che le immagini hanno una forte componente tanto "artistica" quanto ben poco realistica (queste fotografie non replicano la realtà ma piuttosto la interpretano), e quindi è più che accettabile che vengano fortemente modificate, improntandole secondo la sensibilità e la personalità dell'autore.

 

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