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«Io non croppo…»

   «Il mondo è bello perché è vario» dice spesso mia suocera, che alla sua saggia età (92!) si esprime con proverbi efficaci, imparati (letteralmente) una vita fa. Questo, in particolare, non lo trovo certo sbagliato: l'uniformità annoia e non stimola. Ma a volte ci sono certe posizioni che proprio non riesco a capire… 

Olympus OM-11
La prima immagine della nuova OM-1

     Pochi giorni fa è stata finalmente presentata, dopo una lunga attesa piena di aspettative (forse fin troppe), la nuovissima fotocamera OM-1, la prima nata dalla gestione della OM System, la neonata società che ha raccolto la problematica eredità dello storico marchio Olympus, in serie difficoltà finanziarie dopo ripetuti errori di strategia commerciale.

     Per il sempre più ristretto mercato della fotografia "tradizionale" (intesa come "realizzata con apparecchi dedicati, non con un telefonino", di certo non più con la pellicola, oramai rimasta poco più che un vezzo da eccentrici), aggredito e letteralmente svuotato dall'onnipresente e sempre più onnipotente smartphone(1), è davvero una bella notizia:

  • OM System (data già per spacciata appena nata dagli immancabili "gufi"), anzi, l'intero settore fotografico non muore, ma continua a proporre con entusiasmo nuove tecnologie, anche senza avere a disposizione gli smisurati budget che i produttori di smartphones possono permettersi

  • la nuova società si è rivelata capace di continuare la tradizione dello storico marchio Olympus, da sempre alternativo ai marchi principali e apportatore di novità tecnologiche, spiazzando la concorrenza (anche se non così tanto come al culmine del suo periodo d'oro, gli anni '70) con una serie di migliorie, forse non rivoluzionarie ma comunque dirompenti, perché arrivano tutte insieme e ad un prezzo (circa 2.200€) relativamente abbordabile per un'ammiraglia professionale

  • lo standard costruttivo micro4:3, portato avanti da Olympus e Panasonic ma adottato anche da molti costruttori di obiettivi universali, dato per "morto" da alcuni e come "il futuro della fotografia" da altri, prosegue la sua vita rafforzato, continuando a costituire un'alternativa al più pretenzioso e costoso formato full-frame(2)

  • questo significa più possibilità di scelta per i fotografi e più stimoli a competere per i costruttori, tipici fattori che caratterizzano un settore industriale "sano"

(1) i numeri delle vendite sono impietosi: "qualche" milione di pezzi (poco più di 8) venduti dall'intero settore fotografico ogni anno, rispetto alle centinaia di milioni (348) di smartphone! E le tradizionali fotocamere compatte,  fonte di reddito per finanziare la ricerca e la produzione di quelle più sofisticate e professionali, sono già praticamente scomparse, mentre le reflex (e simili), complesse ed "impegnative", sono in costante calo rispetto alla disarmante facilità d'uso dei cellulari, anche se i risultati sono ben altri

(2) full frame è traducibile come "pieno formato", ma in realtà il concetto di "pieno" è riferito alla diffusissima pellicola in formato 135, ai suoi tempi considerata "medio-piccola". Sia allora che adesso c'era anche di meglio, il "medio formato" ed oltre, peccato che il suo utilizzo sia sempre stato ben più esclusivo... un corredo fotografico di questo tipo può facilmente cosstare più di una bella auto: sarà per questo che se ne parla poco?

     Eppure… non tutti sono contenti: il "bastian contrario" (in realtà sono pure tanti…) si fa sempre sentire, dubitando, insinuando e contestando. Ha ben descritto il fenomeno il vlogger Damiano Durante di ProMirrorless.it, in una lunga e dettagliata invettiva su YouTube: sostanzialmente, c'è chi rifiuta a priori qualsiasi sistema non sia full frame, arroccandosi da anni sempre dietro gli stessi argomenti: "il sensore è troppo piccolo, ad alti valori di ISO il rumore è troppo, la gamma di risposta alle situazioni di bassa luminosità è minore, non si riesce a ridurre la profondità di campo ecc.". Tutte rispettabili considerazioni, che però non giustificano né gli attacchi a chi la pensa diversamente, né l'augurarsi che questo sistema sparisca dal panorama di quelli disponibili sul mercato! Manco fosse indegno di affiancarsi alle fotocamere "serie", che ovviamente sarebbero… le full frame, cioé quelle con il sensore di 24x36mm, le stesse dimensioni dell'indimenticata pellicola in "formato 135" (di origini cinematografiche), per molti nostalgici divenute un feticcio senza il quale "non è fotografia".

Leica M11
Una Leica M11, obiettivamente eccelsa ma non per tutti (da sola costa più di tutto il mio corredo fotografico!)

 

     Invece, il fatto è che, più semplicemente, non esiste la "fotocamera perfetta" perché, come in tutti i campi, ci sono diverse esigenze da parte degli utilizzatori, tutte vere e spesso più che motivate: chi fa fotografie in studio, naturalmente, non dà importanza alla compattezza delle apparecchiature, dato che non ha alcun bisogno di spostarle, e bada invece alla pura qualità dell'immagine. Al contrario, chi va a cercare i suoi soggetti in ambienti disagevoli (boschi, montagne, deserti) e deve trasportarsi a spalla tutta l'attrezzatura, benedirà come manna dal cielo un sistema molto più leggero, meno ingombrante e tropicalizzato, a prova di polvere ed umidità, e che magari (come le migliori Olympus/OM System riescono a fare) può riconoscere un uccello in volo e mantenerlo perfettamente a fuoco. Oppure, un facoltoso collezionista punterà a sfoggiare una prestigiosa Leica, mentre un appassionato con minori possibilità economiche sarà ben contento di poter spendere molto meno adottando un sistema compatto come il micro4:3, in cui le ottiche, per il solo fatto di doversi accoppiare ad un sensore più ridotto, non solo sono meno pesanti ed ingombranti, ma costano pure molto meno, richiedendo lenti dal diametro minore.

morgan classic roadster
«Bellissima? Sì, certo, ma... i bambini, i giocattoli, le borse ed il cane dove li mettiamo?»

 

     È un po' come le auto: una spider può essere sexy ed accattivante per uno scapolo. Ma se doveste caricarci una famiglia? Ed una Porsche? Motore tedesco, perfetto come un orologio svizzero, ma è bassa… volete provare a farci una strada sterrata di campagna? Ed affrontare un tratto di autostrada con un 4x4 con le gomme tacchettate per viaggiare nel fango, che lo fanno vibrare come un frullatore già ad 80 all'ora?

     Con le fotocamere è lo stesso: non sempre la qualità dell'immagine è necessariamente il requisito principale, anzi… ma soprattutto, la fotocamera è un mezzo per esprimersi, non uno scettro da esibire, per poi magari scattare in tutto l'anno due istantanee ad una gita fuoriporta. E, sembrerebbe ovvio ma è meglio ricordarlo, serve per fare fotografie ed essere usata, non per venire continuamente confrontata e sfoggiata: lasciamo le misurazioni di chi ce l'ha più lungo agli ambienti da caserma!

     Ma quelli che proprio non capisco sono coloro che si autoimpongono limiti senza alcun senso, tipo quello che dichiara austero: «Io non croppo» (da to crop, cioé tagliare o riquadrare una fotografia, conservandone la parte con i soggetti più interessanti o la proporzione migliore). Non croppi? E perché? È come andare in macchina e proclamare «Io non metto mai la quinta». Di nuovo, e perché? Dove sta il motivo? Cosa si "afferma", nel rifiutarsi di usare una possibilità espressiva che al tempo della pellicola era molto più scomoda da sfruttare, se non impossibile?

gilles caron NikonF Photomic
 Il celebre fotoreporter Gilles Caron  ...ed il tipico "ferro del mestiere" (Nikon F)

     In realtà, non solo ci sono fotocamere diverse, ognuna ottimizzata per diversi utilizzi, ma addirittura diverse concezioni dello stesso termine "Fotografia": negli anni '60/'70, i migliori reporter giravano con l'affidabilissima Nikon F con su un obiettivo 35mm, i valori di esposizione preimpostati su f/5.6 ed 1/60" e la messa a fuoco sistemata in modo che, con quel diaframma e l'iperfocale, rimanesse praticamente tutto a fuoco da un paio di metri all'infinito. A cosa serviva questa configurazione? Semplicemente ad essere sempre pronti ad afferrare il momento irripetibile, quello che da solo era capace di raccontare un'intera storia, e far vincere un premio al reporter, dato che a quel modo, qualcosa di leggibile e presentabile sarebbe venuto fuori, comunque. Il difficile, lì, era esserci, in quel momento unico, non tanto ritrarlo "bene" (se non istintivamente).

     Questo genere, apprezzato e premiato, cos'ha a che vedere con chi della Fotografia ha fatto un'arte, come un Cartier-Bresson, o un Ansel Adams, che dei panorami era un vero Maestro e dell'esposizione ha addirittura creato una teoria, il Sistema Zonale, seguita ancora oggi? Eppure sono tutti (giustamente) definiti "fotografi"…

henri cartier bresson Ansel Adams
 Una delle magiche foto di Henri Cartier-Bresson... ...ed un grandioso panorama di Ansel Adams

 

     I seriosi sostenitori della fotografia "all'antica", che considerano il post-processing una pratica blasfema e "non croppano", hanno pensato che la fotografia è sempre un modo di rappresentare la realtà, non "la realtà stessa"? A partire da quelle poetiche e rimpiante fotografie in B/N… perché, forse la realtà è in bianco e nero? Forse il ricorso alle artigianali mascherature in camera oscura non era "post-processing"?

     Ma devo sempre ricordarmi che «Il mondo è bello perché è vario». Sarà…


IvanEditor

 

      (Ivan – 26/02/2022)


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