OM-1N

100-300

{jcomments on} 

  Dove va la Fotografia?

 

Premessa

     Il testo che segue è uno dei tre motivi che mi hanno spinto a creare questo sito. Gli altri li ho già descritti: il primo era la necessità di trovare il modo di far vedere anche ad altri le mie fotografie navigabili, il secondo è l'articolo che circa un anno fa ha aperto il sito, molto vicino agli stessi temi che tratterò qui. Poi ne ho trovati tanti altri, ma questo è uno dei primi e dei più sentiti. Per molto tempo ho avuto altro da fare per il sito ed ho a lungo rimandato il "metterlo in bella" per poi pubblicarlo, ma ora ho guardato su YouTube un video del fotografo e blogger malese Robin Wong, che tratta di un altro argomento (la lunga diatriba sui pro e contro del sistema MFT rispetto al FF), ma poi tira fuori interessanti considerazioni sull'interesse verso la fotografia ed il futuro di quelle che noi oggi conosciamo come "macchine fotografiche", che a questo punto mi hanno praticamente costretto a mettermi al "lavoro":

 

La crisi del business fotografico

CameraLoss
Il disastroso crollo delle vendite del settore fotografico dell'ultimo decennio, con la sparizione de facto delle fotocamere compatte o economiche

     Wong ricorda che, in generale, il business della fotografia (intendendo con questo termine le apparecchiature dedicate: fotocamere fisse e ad ottiche intercambiabili, obiettivi ed accessori) è in una fase di continua e preoccupante decrescita (non è il solo a dirlo: questo articolo evidenzia un calo delle vendite dell’87% dal 2010, davvero catastrofico per tutto il settore: ricavi così scarsi rischiano di non giustificare più il costo della ricerca in tutto il settore, con la conseguenza di un crollo quasi verticale), ed afferma un po’ provocatoriamente che è assolutamente inutile che i costruttori si facciano guerra fra di loro a colpi di prestazioni sempre più strabilianti: le attuali fotocamere funzionano già benissimo, non è questo il punto.

     Il vero, potentissimo concorrente è... lo smartphone: sempre in tasca di tutti, solitamente di una facilità disarmante nello scattare fotografie, che ultimamente sono di una qualità sempre più vicina a quella degli apparecchi dedicati, è una vera arma letale per il mercato della fotografia. Se poi si aggiunge la possibilità di "taggarle" geograficamente, e soprattutto condividerle istantaneamente in rete, eliminando ogni necessità di "scaricarle" dall'apparecchio, il confronto diventa insostenibile(1).

     Wong continua poi con la sua ricetta: secondo il detto "se il nemico è troppo forte, unisciti a lui", la mossa più saggia è… integrarsi con gli smartphone. Il che vuol dire usarne il display, le capacità di condivisione immediata delle informazioni e alcune prestazioni fotografiche specificatamente realizzate via software, lasciando in un’unità dedicata e connessa al cellulare la parte strettamente fotografica: ottica e sensore.

FaceDetection
Tecnologie come la Face Detection, comunissima negli smartphone, sono in realtà ben distanti dagli obiettivi della ricerca nel campo fotografico tradizionale

(1) non è nemmeno possibile sopperire alla ricerca nel campo fotografico "tradizionale" con quella, tumultuosa, che sta avvenendo nel mondo dei cellulari: le differenze sono troppe, a partire dalle dimensioni dei sensori e la loro molteplicità, che pongono problemi totalmente diversi, passando per il fatto che la gran parte delle prestazioni impressionanti della fotografia negli smartphone è dovuta esclusivamente ad elaborazioni software in real time sempre più invasive (penso alla riduzione della profondità di campo per evidenziare il soggetto, ottenuta in digitale anziché grazie all'ottica, o alla fusione di immagini provenienti da diversi sensori per ottenere prestazioni complesse, come un solo apparente zoom).

    E l'ultimo motivo, per me il più "incompatibile", è che spesso le prestazioni a cui mirano i fabbricanti di smartphone (ed i milioni di loro clienti) hanno una filosofia totalmente diversa da quella della fotografia tradizionale (ho sentito di fotografie scattate solamente quando il soggetto sorride, o dove, in digitale, viene creata una fotografia ad un gruppo di persone in cui tutti sorridono, fondendo automaticamente vari fotogrammi e prendendo da ognuno solamente le facce "allegre"!)

  

Non sono d’accordo: 1) dubbi tecnici

     Una mia considerazione: non so se quanto Wong sta pensando dal punto di vista dell'integrazione fra questa "fotocamera 2.0" e smartphone avrebbe così successo, specie fra i fotoamatori che (come me...) sono piuttosto tradizionalisti. Il fotografo/blogger ha descritto due possibili soluzioni:

Leica back
Due classiche fotocamere analogiche degli anni '70, "resuscitate" a vita digitale dalla proposta della svizzera I'm back
Canon back
  • uno smartphone, usato come display ed interfaccia con l'utilizzatore, CPU principale, memoria ed interfaccia con la Rete ed i social media, collegato in modo wireless con una specie di "obiettivo avanzato", che invece contiene l'obiettivo (eventualmente intercambiabile) ed il sensore. Qui vedo possibili problemi di ergonomia: stare con due "pezzi" separati in mano e pretendere di fare fotografie è impossibile, quanto sopra è solo un concetto dimostrativo che deve per forza essere migliorato!

  • uno smartphone "incastrato" in un telaio che comprende ottica e sensore, in pratica il "cuore" della fotocamera, trasformandola in un vero apparecchio (ovviamente mirrorless) integrato con la rete. Questo inizia ad essere "credibile", anche se prestazioni oramai comuni, come il display orientabile della mia E-M5 Mk.II (utilissimo) non so come potrebbero essere conservate. Ed anche il fatto che gli smartphone (l'appareccchio "dominante", al quale questo trabiccolo fotografico può solo permettersi di adeguarsi) presentano moltissime varianti dal punto di vista meccanico (ed in continua evoluzione!) comporterebbe non poche difficoltà nel realizzare un incastro meccanico efficiente.

    Un esempio non lontano può essere quello di I'm back, il progetto di un originale designer svizzero nato per ridare nuova vita digitale alle gloriose fotocamere analogiche sostituendone il dorso con un elemento che comprende il sensore, un display, l'elettronica a corredo, i comandi e la batteria. L'idea mi pare buona (a parte la semi-artigianalità del progetto), ma con qualche punto discutibile: la relativamente bassa qualità del sensore, fermo a 14 MPixel (anche se il punto forte, potendo registrare filmati a 4K, è quello video, visto che il sensore deriva dalle action camera), le ridotte dimensioni del display LCD (non orientabile) e l'aspetto inevitabilmente arrangiato e un po' "casalingo" dell'ibrido risultante, ben diverso dalla perfezione degli attuali smartphone. Nonostante sia in continua evoluzione, non prevedo (purtroppo) grandi fortune per queste malinconiche chimere fotografiche... e non vorrei che questi futuri ibridi smartphone-sensore-obiettivo facessero la stessa impressione!

  

Non sono d’accordo: 2) sicuri che sia lo stesso business case?

     Ma... sarà tutto qui? Sicuramente l’analisi del calo delle vendite è in gran parte corretta: la responsabilità è dello smartphone, penetrato davvero capillarmente nella vita quotidiana di quasi tutte le persone ed altrettanto sistematico nello spazzare via altre tecnologie, meno cool e sicuramente meno integrate. Ma, a mio parere, questo calo non è dovuto solo ai validi motivi prima elencati, ma anche e forse soprattutto a causa di un altro, che a mio giudizio è sottovalutato ma che ha avuto (e per il futuro penso ne avrà sempre di più) notevoli impatti non solo sulle vendite delle future "fotocamere" (sempre se si chiameranno ancora così), ma sullo stile di vita delle persone: è quello che "sta dietro" allo smartphone e più in generale all'onnipresente(2) approccio mobile (da pronunciarsi "mobàil", che fa più fig.... ops, cool), con i suoi concetti di always on e di real time, che non lasciano tempo per riflettere e pensare.

    È proprio la Fotografia (intesa come hobby rivolto a produrre immagini creative) a non interessare più: fare "belle fotografie" è relativamente complesso (soprattutto rispetto a fare click su uno smartphone), ma soprattutto è "lento": bisogna pensare a cosa si vuol fotografare, pensare a cosa si vuol ottenere, e prima ancora aver studiato come fare per arrivare a quel risultato. Tutti verbi "fuori moda",  quindi il difficile è soprattutto trovare qualcuno che sia (ancora) interessato ad un'attività di questo tipo, che comporta tempo e fatica. 

     Mi pare che siano proprio queste motivazioni "superate" a venir meno, a causa della frenetica velocità di consumo dei nostri giorni, che tende a "fruire" (io direi piuttosto a "consumare") qualsiasi cosa in un attimo, per poi proporre subito dopo la "prossima": versione, seguito, continuazione, release… ogni termine si applica a diversi campi, ma il fenomeno è sempre lo stesso: spingere il consumatore (il termine è proprio corretto…) a guardare e desiderare sempre "oltre", alimentando così continuamente un mercato che, altrimenti, sarebbe già totalmente saturo.
 

(2) "onnipresente": sto pensando a tutte quelle pubblicità che finiscono invariabilmente con uno "scaricalàpp!", mitragliato da una voce
      giovane ed incalzante, in cui viene vantata la disponibilità di un'App (mobile) che spesso non ha alcun motivo sensato di esistere,
      oppure è indirizzata verso un pubblico non abituato a queste tecnologie.


  

Un secondo per scattare, un secondo per guardare

CameraLoss
 Swipe!

     Tempo fa ho assistito ad un episodio illuminante, che mi ha reso chiaro questo fenomeno: durante una pausa, un collega più giovane di me, sempre "veloce" e sempre "allineato" alle ultime novità, raccontava di un posto dove era stato e che gli era piaciuto. Ad un certo punto dice "ho fatto delle belle foto, ve le faccio vedere": tira fuori... lo smartphone, ovvio, e ci mostra (su quel misero schermino) le fotografie, commentandole brevissimamente. Appena il tempo di guardarne una ed è già passato alla prossima, facendo scivolare via la precedente con il classico gesto con il dito ("swipe"). Tempo impiegato per la "fruizione": poco più di un secondo. Tempo per l'intera "presentazione": poco più di un minuto, e si torna al lavoro. Vedendo questo approccio, mi sono chiesto come sia possibile conciliare questi tempi frenetici con quelli necessariamente richiesti dalla (vera) Fotografia, non dico a livello dei professionisti, ma anche dei cosiddetti "fotoamatori".

 

"CTRL+C, CTRL+V... fatto. Perché, c'è altro?"

     Ma almeno il mio collega, che ha ricevuto un'educazione tradizionale, si limita a queste presentazioni-lampo. Più preoccupanti mi sono sembrati degli adolescenti che per un certo periodo ho seguito scolasticamente: gli era stata richiesta una semplice ricerca su un certo argomento  (tecnico, mi pare di ricordare - era una scuola professionale) ed i ragazzi hanno iniziato a ricercare su Internet, sì... ma come? Una volta scritto l'argomento nella stringa di ricerca visitavano il primo link ottenuto, ne copiavano un pezzo qualsiasi, poi lo incollavano nel proprio file di testo e... "hop, finito!". Questo, in media: i ragazzi "bravini" si spingevano magari a seguire anche il secondo link, addirittura qualcuno leggeva un po' di cosa ne era saltato fuori. Leggere quanto stavano copiando, niente. Capire l'argomento, niente. Figuriamoci unire il testo copiato magari da due fonti diverse per farne un solo discorso coerente (che poi sarebbe il vero compito che ci si attende da chi fa una ricerca scolastica...).

      E questo, con mio notevole stupore prima, e scoraggiamento dopo, non perché non avessero voglia di darsi da fare (anche...), ma perché proprio nemmeno concepivano azioni così "complesse" come leggere un testo, capirlo e farne una sintesi. Quando gli avevo spiegato il motivo del mio disappunto, avevo notato degli sguardi persi, come a significare "non può essere che ce lo chieda, questa è una cosa impossibile!".

 

I dinosauri

      Dalla parte opposta, i "dinosauri" (intesi come esseri in via di estinzione): quelli abituati "all'antica", solitamente anzianotti, che parlano e pensano in un modo "ortogonale" (e quindi incomprensibile) a quello legato alle esperienze digitali. Ho un amico che per anni è stato uno degli animatori di un circolo fotografico, qui in centro a Milano. Alcune volte ho partecipato alle loro riunioni e discussioni settimanali, erano bravi (alcuni, secondo me, ne avrebbero potuto fare una professione), entusiasti e competenti. Perché "erano"? Semplice, lo hanno chiuso. L'amico mi ha detto: "i soci più anziani lentamente hanno iniziato a non venire più, a causa dell'età. E non siamo riusciti a trovare nuovi iscritti, nonostante fossimo disponibili a regalare la quota di iscrizione ed a tenere corsi gratis ai nuovi partecipanti: la verità è che la Fotografia non interessa più".

      Certo, mi sembra improbabile che i "veloci" native digitals riescano ad appassionarsi a dibattiti nei quali si analizzano (discutendo pacatamente e con competenza, ben diversamente dai maleducati talk show televisivi) le fotografie presentate di volta in volta da uno dei soci, magari soffermandosi per una mezz'ora a disquisire se le linee cadenti di una stampa (che magari ai miei occhi pareva perfetta) fossero da considerare un difetto, anche se veniale, o una giustificabile "licenza poetica" dell'autore, o se quella terza stampa non avrebbe potuto trovare una miglior collocazione rispetto a quelle adiacenti, spostandola in fondo alla presentazione... tutte considerazioni più che valide e condivisibili, ma potete immaginarvelo, quel mio collega abituato alle sue presentazioni un-secondo-a-foto, sorbirsi tutti questi sofismi?

      E "quel collega" non è il solo, se i tradizionali negozi di fotografia, uno alla volta, stanno chiudendo tutti (a Milano centro non ce ne sono più molti, oramai), travolti da un lato dallo shopping online e dai superstore dell'elettronica (le reflex -non tutte, certo- vendute al supermercato!), dall'altro dalla mancanza di clienti, non tutti dirottatisi verso altri canali di vendita, ma proprio disinteressati all'argomento. Così si sono persi quegli accrocchi di appassionati che si ritrovavano presso il loro negozio di fiducia per scambiarsi giudizi ed opinioni. Certo, ora c'è internet, con cui posso chattare con un fotografo finlandese, ma non è la stessa cosa.

      Sarà che il digitale non ha più il fascino da chimico-alchimista dei tempi dello sviluppo delle pellicole? O che l'istantaneità del risultato ha tolto la suspence di quando si andava a ritirare la busta con le stampe? Personalmente mi accade il contrario: non dipendere più dal lavoro di altri (magari eseguito in modo seriale, senza alcuna eccezione né sentimento) mi rende molto più coinvolto, in quanto tocca tutto a me. Ma forse sono io ad essere in controtendenza...

 

E quando la fotografia arriva a tutti, ma proprio tutti? Mah...

SelfieFoot
 Selfie... ai piedi

      Purtroppo, simili considerazioni si applicano non solo alla fotografia, ma anche ad altri settori non abbastanza "veloci", come la lettura... intanto i dinosauri, lenti, si estinguono, mentre i loro successori si interessano ad altro: con l'avvento dello smartphone, fotografare è divenuto immediato (basta un click, gli automatismi del dispositivo si occupano di tutto il resto e la fotografia sarà al 99% riuscita) e gratis (niente più rullini, sviluppi e stampe da attendere e... pagare). Risultato, si esagera: la gente si fotografa in modo ossessivo (i ben noti "selfie"), in ogni luogo ed ogni condizione (nei camerini dei negozi, appena svegliati, nella vasca da bagno...) e poi pubblica tutto, in un'isteria collettiva di ricerca del "like", nonché un'involontaria ed autoinflitta violazione di ogni più elementare forma di privacy. E poi, non contenta, rivolge l'obiettivo dove MAI l'avrebbe fatto se avesse dovuto pagare lo scatto: così troviamo pubblicate foto di cibi in tavola (pizza, dolci, spaghetti...), animali domestici (cani, gatti e gattini ovunque, magari tranquillamente abbinati a commenti razzisti) eccetera. Si "fotografano" persino i propri piedi, al mare (o addirittura in bagno...), probabilmente in un eccesso di noia o un delirio di narcisismo.

      Sicuramente, tutto piuttosto lontano (a dir poco...) dalla fotografia a fini "estetici" che interessa a me. Ecco, questa non so che fine farà: diventerà un hobby per pochi "bastian contrari" che non vogliono o non sanno adeguarsi al trend del momento? 

 


IvanEditor

 

      (Ivan – 28/02/2021)


.   

 

 

Commenti offerti da CComment

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva