OM-1N

 

       In questi tempi di virus e confinamento domestico forzoso, per trovare qualche spunto fotografico praticabile bisogna inventarselo... ecco un paio di idee            

(cliccare sulle miniature per vederle a tutto schermo)

 

1) Fotografia da Terrazz(in)o

detta anche "Balcony Photography", in pratica è a tema libero... ma con una clausola: "non si va oltre il proprio terrazzo"

 

 Panorama verso Ovest

    FinalLockdownFoto sferica dal (o meglio, del) mio terrazzino della cucina: è lo spazio triangolare fra via Padova e viale Monza, ancora con parecchie case di ringhiera. A sinistra spuntano il Pirellone e Palazzo Lombardia. Si riescono anche ad intravedere le punte dei grattacieli del quartiere direzionale di Porta Nuova. A destra, in basso, lo spazio inutilizzato con le rovine dei grandi capannoni delle ex Officine Insubri, distrutte dai bombardamenti della II Guerra Mondiale (erano una fabbrica di motori d'aereo). Non so per quanto lo vedrò ancora: si sente parlare di speculazioni, poco fa è stata demolita una parte delle arcate di mattoni e scavata una grande buca (i lavori sono stati interrotti solo per questa emergenza). Chissà...

 

  

Le luci di Palazzo Lombardia

TricoloreThumb VerdeLegaThumbGli ultimi piani del grattacielo della Regione illuminati con un patriottico tricolore in questo periodo di crisi nazionale (anzi, mondiale...) per la pandemia (foto di prima mattina del 05/04/20). Le luci sono un'installazione luminosa a LED in collaborazione con A2A. Teoricamente avrebbero dovuto "offrire colore alla città", in realtà io le ho sempre e solo viste di un verde... leghista (foto notturna del 27/02/20). 

 

 

 

 

2) Macrofotografia digitale

Ogni casa è piena di oggettini che, una volta visti da vicino, si rivelano molto più interessanti rispetto ad un primo sguardo frettoloso. Qui ho applicato la tecnica del Focus Stacking, di cui non avevo mai sentito parlare fino a questa mattina, quando un amico di Torino, esperto fotografo, ha pubblicato su Facebook delle splendide macro fatte a questo modo a dei cristalli di brina accumulatisi su una pigna. Mi sono informato in rete (ad esempio, qui), ed ho subito provato anch’io. Il risultato è qui sotto. Non pensavo che, ancora una volta, il digitale facesse simili miracoli (e con ben poca difficoltà da parte dell’utente).

 

Primo tentativo di Focus Stacking (29/04/20)

FocusStackingThumb
Dettagli tecnici della ripresa

Per la cronaca, il soggetto è un gruppetto di fiorellini di Kalanchoe blossfeldiana dalle dimensioni complessive dell'ordine dei 5 cm. Per riprenderle ho utilizzato un "vecchio" 50 mm f/1.8 Zuiko più un tubo di prolunga da 12mm, montati sulla Lumix GH1 tramite un adattatore OM-micro 4:3. L'immagine finale è il risultato della fusione con Photoshop ("photomerge" => "fusione automatica livelli") di una serie di 25 scatti fatti con il telecomando, tutti in modalità manuale sia per l'esposizione (f/8 ed 1/2") che per la messa a fuoco, progressivamente spostata a mano in ogni fotogramma.

 

 

Secondo esperimento (01/04/20)

Ben motivato dal primo tentativo, ho riprovato subito, questa volta con l'interno di un vecchio orologino da donna, che per caso avevo tenuto in quanto "interessante": il retro, con il movimento in bella vista è un bel soggetto per una macro. Ecco il risultato e la foto del "set", dove ho fatto comparire un oggetto noto per rendersi conto di quanto sia grande l'orologino...

MovimentoDonnaThumbSetFotoMacroThumb

Dati tecnici

L'orologino non è più grande di una dozzina di mm. Ho nuovamente usato lo Zuiko 50mm f/1.8 più un tubo di prolunga Vivitar da 20 mm, montati sulla Lumix GH1 tramite l'adattatore OM-micro 4:3. Tempo e diaframma sono 1/20" e f/5.6, uguali per tutti i 17 fotogrammi elementari, poi "fusi" assieme da Photoshop. Modalità di esposizione: Manuale.

  

  

Nuova prova (02/04/20)

Lo stesso amico che me l'ha fatta conoscere mi ha fatto notare che questa tecnica rende di più se si scelgono opportunamente sia il soggetto che il punto di vista in modo da esaltarne la tridimensionalità, che invece con la "normale" macrofotografia è sempre penalizzata, a causa della scarsa profondità di campo intrinseca nella ripresa di oggetti attraverso un sistema ottico ingranditore. Così ho scelto di riprendere un oggetto interessante (il meccanismo interno di un piccolo orologio a cipolla) ...di taglio, proprio quello che normalmente avrei evitato di fare.

Il risultato ha stupito prima di tutto me stesso, perché man mano che scattavo ho visto come venivano i singoli fotogrammi che poi il software ha "fuso": tutti sfocati tranne una piccola fascia nitida di pochi millimetri. Anzi, perché raccontarlo solamente? Lo dimostro: a sinistra il risultato finale dopo la fusione delle 18 immagini elementari, a destra, per confronto, la "fetta" n° 6 (...ecco perché ho sempre evitato le macro "di taglio", prima di conoscere il Focus Stacking!)

CipollaThumb

CipollaFetta6

 

 Dettagli tecnici

L'orologio a cipolla ha un diametro di circa 4 cm, ed è stato ripreso con lo Zuiko 50mm f/1.8 più un tubo di prolunga Vivitar da 20 mm, montati sulla Lumix GH1 tramite l'adattatore OM-micro 4:3. I valori di tempo e diaframma sono 1/3", f/11, in modalità "M" (manuale) e metodo di esposizione Spot. L'immagine è il risultato della fusione con Photoshop (stesso metodo della foto precedente) di 18 immagini prese dallo stesso punto di vista, ma con la messa a fuoco progressivamente spostata in modo da "affettare" tutto il soggetto.

Quello che cambia rispetto al primo tentativo che ho fatto è invece proprio il modo di mettere a fuoco: nella prima foto ho usato l'elicoide di messa a fuoco dell'obiettivo, dalla corsa inevitabilmente limitata. Per la foto all'orologio a cipolla qui sotto, invece, ho adattato a "slitta per macrofotografia" la mia testa panoramica da cavalletto, usando una delle slitte di cui è dotata (in modo del tutto diverso dal suo scopo primario) per far scorrere con precisione la macchina da/verso il soggetto, avendo questa volta a disposizione uno spostamento lineare di oltre 10 cm. Il complesso slitta-fotocamera è montato su cavalletto e gli scatti sono fatti con un telecomando.

 

...e dettagli informatici

Mi soprende comunque la pesantezza dell'elaborazione: per "tritare" 18 fotogrammi, Photoshop riesce quasi a "stendere" il mio iMac, che ha 16 GB di Ram e un disco SSD! E la mia GH1 ha un sensore micro 4:3 da "soli" 12MPixel... immagino cosa succederebbe ad usare una reflex full frame da 25 MPixel, magari con una quarantina di scatti da fondere insieme!

 

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Uno sguardo indietro

 

 

   Oggi ho guardato la data di pubblicazione del mio primo post (“...perché un sito mio?”) sulla homepage di questo sito: è del 23 febbraio, 76 giorni fa. Ma poi mi è venuto in mente che, se quella è la data di pubblicazione, allora il sito, anche se in minima parte, era già in piedi. Così ho cercato nella mail la data di iscrizione ad AlterVista (5 febbraio): quella segna il “Big Bang” per le mie attività in prop… anzi, no: quello è già un punto di arrivo! Prima c’era stata la ricerca di un provider che permettesse di caricare le foto sferiche… insomma, alla fine ho trovato una mail ad un amico più esperto al quale chiedevo una consulenza in proposito. Non è quello il momento esatto in cui ho cominciato ad interessarmi all’avere un sito, ma ci va comunque molto vicino: era il 10 dicembre scorso.

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La Fenice

(ovvero "lesson learned")

 

   Oggi è il primo giorno in cui il mio sito (ri)vede la luce, dopo un irrecuperabile crash (non c’era più verso di accedere alla homepage, né da qui a tutte le altre pagine) e tre giorni di tentativi di rianimarlo. Inizialmente non mi sono granché preoccupato, perché speravo nell’aiuto di un collega molto più esperto (comodo, eh?), e poi mi dicevo “al limite, farò il restore dall'ultimo backup: anche se è di una settimana fa perderò qualcosa, ma il grosso resta”.

Invece il collega mi ha detto che l’errore è probabilmente ben più serio e complesso di come non sembrasse inizialmente (in realtà non si è nemmeno capito cosa lo abbia provocato), ed anche su internet (dove di solito qualcuno con lo stesso problema, e magari anche la sua soluzione, si trova con facilità) non c’era quasi traccia né di un problema simile né soprattutto di soluzioni.

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 ...perché un sito mio?

 

   Mi sembra giusto iniziare questa “avventura” con qualche spiegazione: perché darmi da fare a progettare, studiare, scrivere e riempire di contenuti un sito, se non penso di averne un ritorno (economico o di notorietà) immediato?

        La prima motivazione è soltanto “tecnica”: volendo mostrare in giro i risultati della mia più recente passione fotografica (le fotografie navigabili) ho scoperto che i siti facili da costruire (ad esempio con Wordpress, o con il Google Sites da cui sono partito) non supportano questo tipo di immagini, che infatti non sono vere “immagini” (.gif, .jpg, .png...), ma piuttosto delle webapp, una cosa ben più complessa. Solitamente questa possibilità la danno solamente i siti che offrono spazio web a pagamento, ma io non sono affatto certo che il risultato sarà accettabile o riuscirò a mantenerlo aggiornato, per cui lo volevo gratis, almeno per le prove inziali. A forza di tampinare amici e colleghi più esperti sono finalmente approdato qui, su AlterVista, che sembra proprio perfetto per le mie necessità.

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