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La lunga storia di una foto (sferica) e dintorni

    Ecco: finalmente ho ricevuto dall'amministrazione del sito 360cities.net, specializzato in foto sferiche, la mail che mi informa che la foto navigabile che due giorni prima gli ho sottoposto per la pubblicazione (è la prassi del sito, ed io sono uno dei contributors) è stata approvata(1). Fine della faticata, quindi, e tempo non sprecato. Ma, proprio a proposito di tempo, questa volta ce n'è voluto parecchio, per arrivarci!
 

    Comincio subito… dalla fine, ecco la fotografia navigabile pubblicata:

PPagliari
(cliccare sull'immagine per visualizzare la foto navigabile)

 

(1) contrariamente a quanto possa sembrare dal termine "approvata per la pubblicazione", gli amministratori del sito non attuano alcun giudizio estetico sulle foto sferiche proposte, né sindacano sul "merito" di essere pubblicate o meno. Semplicemente, richiedono che vengano rispettati vari parametri e requisiti tecnici, e soprattutto che le fotografie navigabili siano "leveled", cioè risultino con la linea dell'orizzonte... piatta. La prima foto che ho sottoposto per la pubblicazione mi fu rifiutata proprio per questo motivo, poi ho scoperto queli accorgimenti tecnici adottare in fase di "stitching" della fotografia navigabile finale, ed ho risolto il problema. 

 

Premessa

    Come si può vedere, la foto ritrae una piazza, anzi in realtà una… piazzetta, pedonale (impossibile arrivarci su ruote, lì!), in mezzo a case e palazzi chiaramente piuttosto antichi, anche se restaurati. La piazzetta si chiama Piazza Pagliari, dal nome del nobile palazzo Lercari-Pagliari che vi si affaccia(2), e si trova nel mezzo del Parasio(3), il quartiere medievale di Porto Maurizio, uno dei due rioni che formano Imperia, la mia città natale. È un posto a cui sono affezionato per più di un motivo: 

  • prima di tutto l’ho sempre visto, fin da bambino, quando il rione era molto più vissuto ed affollato perché nelle sue "case vecchie", costando meno(4), si concentravano molti degli immigrati venuti dal Sud a cercare lavoro(5), fino ad osservare il progressivo modificarsi del quartiere nel corso degli anni, passato lentamente dall'essere abitato da una vivace popolazione che stava lì solo perché non poteva permettersi altro, ad un rione chic dove le case (ovviamente ristrutturate) passavano a ben più facoltosi turisti stranieri che ne apprezzavano il fascino, ma lo trasformavano a loro immagine: muto.

  • poi, a causa della sua posizione rialzata, quasi "pensile" (un buio vicolo ci passa letteralmente sotto…), è sempre stato libero da auto e mezzi a motore, che io non posso fare a meno di vedere come ingombranti intrusi in qualunque borgo secolare.

  • infine, per me quel palazzo al centro è una miniera di ricordi personali: negli anni ‘70/’80, mentre frequentavo il liceo, proprio lì c’era la sede staccata della scuola di musica "Ottorino Respighi" di Sanremo, in cui frequentai per un paio d'anni un corso di pianoforte(6), ma imparai anche molto altro…

(2) il palazzo è quello al centro della piazza, con il grande arco ogivale a fare da ingresso

(3) il quartiere prese il nome dal Palatium, la tozza torre che si trovava alla sua sommità e, nei secoli, fece da fortezza, sede della guarnigione e anche prigione, fino ad essere smantellata a cavallo del ‘900 perché pericolante, oltre che oramai inutile

(4) i concetti di "seconda casa" e di "recupero dei centri storici" erano ancora ben lontani, in quegli anni ’60!

(5) ricordo perfettamente quella "Napoli in miniatura" con i vicoli pieni di cani, gatti, e bambini vocianti, con le massaie che "chiacchieravano" gridando fra loro, ognuna affacciata alla propria finestra, o che tiravano su dal terrazzo la spesa usando un cestino appeso ad una corda. Ora, al contrario, la città vecchia è quasi morta: spariti i bambini, poche anche le auto a causa di un’inopportuna ZTL, con pochi abitanti riservatissimi che quasi non si vedono nè si frequentano fra di loro, e addirittura pochi locali pubblici in una locazione che potrebbe essere spettacolare.

(6) dopo la maturità avrei voluto (e dovuto) continuare ma la necessità, per l'impegno richiesto dal Politecnico, di risiedere a Torino (dove non avevo a disposizione né un pianoforte - quelli digitali erano ancora di là da venire - né il tempo per esercitarmi) mi fece rinunciare.

 

Il palazzo dei miei ricordi

Bontempi red
Un organo Bontempi per principianti: il mio era probabilmente molto simile, ma quello di cui sono invece certo è che fosse... rosso!

Musica!
 

    Quando, da bambino, ricevetti in regalo per Natale un piccolo organo Bontempi(7) rimasi stregato dal piacere di suonare, qualunque cosa possibile (provai anche con la chitarra, ma ricordo di aver tentato di fabbricarmi dei bongos fai-da-te usando due barattoli di caffé capovolti... gli strumenti che mi appassionavano di più, però, erano quelli a tastiera (piano, organo allora non facevo differenze, anche perché non le conoscevo affatto). Dopo un certo periodo di strimpellamenti su quel terribile strumento (visto ora), iniziai a fare "pressioni" sui miei per poter avere qualcosa di meglio (non avrei nemmeno saputo dire cosa volessi, né potevano dirlo i miei genitori, dato che non avevamo alcuna tradizione musicale in famiglia).

    La loro risposta, particolarmente saggia, fu: "Possiamo pensare di comprarti uno strumento musicale, ma solo se tu ti impegni a studiarlo". Io, temendo di finire a solfeggiare da qualche anziana ed austera zitella, ed anche poco attratto dalla notazione musicale, per un bel po’ di tempo rifiutai, finché verso i 16 anni iniziai a capire che se mi interessava così tanto suonare, andare "a orecchio" come avevo fatto fino allora non bastava: ricevere almeno un minimo di formazione teorico-pratica era indispensabile.

 

Un "respiro comune"

BartokScore
La copertina di uno dei miei libri di testo di allora: nonostante il titolo, era ben poco "per bambini"...

    Così, saputo che c’era non lontano da casa una vera scuola di musica, mi iscrissi. E qui ebbi ben tre colpi di fortuna:

  • quando iniziai ero già relativamente "grande" (facevo terza o quarta liceo, non ricordo precisamente), e quindi ben più maturo del resto degli allievi che tipicamente iniziavano da bambini, quindi potevo potenzialmente affrontare studi (e discussioni teoriche) ben più profondi degli altri iscritti

  • l'intelligente metodo didattico della scuola prevedeva che le lezioni, di un’ora, fossero tenute a due studenti contemporaneamente (chi non suonava, a turno, imparava dalla correzione degli errori dell’altro): per mia fortuna, il mio "compagno" era… come me: era un altro liceale che aveva un solo anno in meno ed era interessato anche lui ad approfondire non solo la tecnica ma anche cosa stesse dietro alla musica, quindi l’insegnante poteva parlare ad entrambi con lo stesso livello di astrazione e complessità, senza che nessuno di noi rimanesse escluso
Brubeck
Ecco la risposta alla mia domanda sul rapporto classica-jazz: le raffinatissime composizioni di Dave Brubeck, in un libro di spartiti fantastici, ma poco meno che proibitivi per il mio scarso livello tecnico...
  • ma soprattutto, quell’insegnante… "parlava", insegnava (e suonava) davvero, eccome! Anziché la temuta anziana signora, ci era capitato un giovane ma coltissimo pianista fresco di Conservatorio, che non vedeva l’ora di confrontarsi e discutere di temi che con gli altri allievi, bambini, non poteva certo trattare. Temi (come "cosa c’è dietro la musica di un certo periodo?", o "perché la musica barocca si era sviluppata proprio così e non diversamente?", "esistono legami fra la musica classica ed il jazz, e quali sono?") di cui, da solo, avevo confusamente avvertito l’esistenza, ma che una volta introdotti, spiegati e dimostrati "dal vivo"(8) trasformarono quel biennio in uno dei periodi più intellettualmente stimolanti della mia vita

    Era capitato che, mentre al liceo studiavo i più noti movimenti artistici del recente passato (neoclassicismo, romanticismo, decadentismo…), nelle lezioni di piano scoprivo dalle spiegazioni dell'insegnante che questi non si limitavano alla letteratura o all’arte, ma come un grande respiro accumunavano tutte le espressioni intellettuali di quegli anni: c’era uno "spirito" romantico (o decadente, o... qualunque altra corrente) in letteratura, ma anche in musica, pittura, scultura, psicologia eccetera… che era anche teorizzato e spiegato dalla corrente filosofica del momento. Più che (soltanto) "movimenti artistici" sarebbero stati da ridefinire come movimenti di pensiero. Per me quella fu una scoperta illuminante, anche per gli anni a venire.

 

VivaChile!-1973
Il mio disco preferito degli Inti Illimani (è del 1973, pochi anni prima del periodo dei miei studi musicali): il pezzo che suonai al saggio di fine anno aveva quelle stesse sonorità

Musica d'assieme

    Sempre in quella scuola avevo partecipato al "saggio finale" di fine anno scolastico, momento molto importante per quell'istituzione, perché vi assistevano molti genitori ed era l’occasione per dimostrare la validità dell’insegnamento e… raccogliere nuove iscrizioni (la scuola era privata). Io, non essendo più un bambino ma non avendo ancora una formazione musicale decente, ero stato inserito in un gruppo di allievi di diversi strumenti (pianoforte, violino, chitarra, flauto…) per la preparazione di un brano di "musica d’insieme": in pratica, una piccola orchestra (tutti gli altri studenti si esibivano invece in saggi individuali).

    Inizialmente rimasi deluso: dovevo suonare ripetutamente poche note con un minuscolo vibrafono, usando un paio di bacchettine. Tutto qui? Sì, ma... solo fino a che iniziammo a mettere insieme il pezzo, che era un brano con sonorità sudamericane come la musica andina degli Inti Illimani, molto apprezzata in quegli anni: improvvisamente, quelle mie "poche note" prendevano significato, eccome! Diventavano il ritmo costante sul quale le parti soliste di chitarre e flauti si rincorrevano, ed assumevano una dignità che mai avrei sospettato! Imparai a sentire suonare anche gli altri, non a badare solo a me stesso, e ad apprezzare la mia parte: fu un’esperienza realmente formativa (infatti me la ricordo ancora adesso, 45 anni dopo!)
 

(7) visto ora, quello strumentino appare quasi patetico (a sentirlo, poi…), ma in quegli anni molti si sono avvicinati alla musica proprio per merito di quello scatolotto di plastica rossa!

(8) in quel periodo il nostro insegnante, appena terminato il periodo più intenso dei suoi studi musicali, aveva una tecnica eccellente, e ricordo ancora sue esecuzioni improvvisate, a conferma delle sue spiegazioni (pronunciate mentre suonava!), ascoltate a bocca aperta da noi due studenti

 

(Ri)spunta quella piazza...

PiazzaPagliari
Il raccolto scenario da "presepe medievale" che mi ha fatto tornare in mente il silenzioso fascino di Piazza Pagliari... e risvegliato molti lontani ricordi

    Ma come mi è venuta l'idea di scattare una foto navigabile proprio lì? In quel quartiere ne avevo già fatte parecchie, pianificandole ogni volta in modo da non ritrarre un punto già ripreso da qualcun altro (sul sito 360cities.net c'è una mappa mondiale che serve proprio a vedere se esistono foto sferiche scattate in un certo luogo: questa, ad esempio, è la zona di Imperia). Pensavo di averne oramai fatte a sufficienza, e consideravo il Parasio un "set" già trattato ed esaurito.

    Poi è successo qualcosa che non mi aspettavo: la sera di Natale 2021, visto che non avevo impegni, ho improvvisato un "tour fotografico" notturno, nuovamente al Parasio, e mi è capitato di scattare la foto qui a fianco, che mi ha ricordato la bellezza discreta e silenziosa di quell'angolo del quartiere (la piazzetta si intravede al centro, dove c'è proprio un albero di Natale illuminato).

    Inizialmente mi sono soffermato sulla fotografia che, così calda e raccolta, mi sembrava un set teatrale appositamente progettato intorno al palcoscenico formato dalla piazza, piuttosto che poco più di un'istantanea. Poi, però, l'idea di fare qualcosa "in più" in quel punto ha iniziato a delinearsi nella mia mente. Dopo aver passato mentalmente in rassegna qualche possibilità, mi sono reso conto che realizzare lì una foto sferica sarebbe stato particolarmente promettente: piazzandosi di fronte al palazzo Lercari-Pagliari (ottimo candidato ad essere il protagonista della ripresa), le case circostanti sarebbero state più o meno tutte alla stessa distanza dalla fotocamera, facilitando la realizzazione dell'immagine finale, ottenuta "fondendo" assieme le molte immagini elementari. Inoltre le case, piuttosto alte rispetto alle piccole dimensioni della piazza, avrebbero probabilmente impedito ai raggi solari di raggiungere direttamente l'obiettivo, semplificando anche l'esposizione complessiva e rendendola più naturale(9). Infine, dato che la piazza è raggiungibile solamente tramite delle scalinate, potevo essere certo di non trovarmi attorno veicoli o motorini parcheggiati.

    Mi tratteneva solo il timore che già altri avessero realizzato e pubblicato foto sferiche in quello stesso punto finchè, vinto dalla curiosità, andai a consultare la mappa, certo di trovarvi le prove della presenza di foto altrui. Invece, con mia notevole sorpresa... nessuna fotografia della piazza era ancora stata pubblicata sul sito! Pista libera, quindi! Allora toccava a me.
 

(9) chi fosse interessato alla realizzazione delle fotografie sferiche (o "navigabili") può dare un'occhiata a questo mio post sull'argomento, che descrive le tecniche, i materiali ed il software previsti dal mio approccio a questo affascinante genere fotografico

 

FastReleasePlateMale
Il minuscolo raccordo (grande poco più di una moneta) che, dimenticato a casa, mi ha impedito di montare l'attrezzatura per le foto sferiche, facendomi così ritardare di 4 mesi la realizzazione degli scatti a 360°!

Il primo tentativo, banalmente fallito...

    Iniziai quindi a prepararmi per realizzare le molte immagini necessarie (le riprese si fanno... sul campo, ovviamente, ma la fusione digitale si fa dopo, a casa, davanti al computer) e, verso metà Gennaio 2022, poiché avevamo deciso di scendere ad Imperia, caricai in auto il cavalletto più grande (e stabile), la testa panoramica, la fotocamera, gli obiettivi e svariati accessori. La mia idea iniziale era di eseguire gli scatti alla mattina presto, sia perché normalmente alle 6 sono già sveglio e quindi non lo considero più una pesante levataccia, ma soprattutto per poter fotografare... da solo, senza commentatori non richiesti o persone che irrompono sulla scena (sbaglierò, ma a me l'architettura piace... deserta!). Però, dato che mi ritrovai libero da impegni già la sera prima, decisi di andare subito a fare un primo tentativo col buio. Potevo sempre ripetere la sessione al mattino dopo, come previsto, per poi scegliere quale delle due utilizzare.

Pagliari wide
Palazzo Lercari-Pagliari di notte, con il mosaico del cavaliere formato da ciottoli di mare bianchi su uno sfondo  di altri ciottoli neri

    Così partii dopocena, carico di attrezzatura e cavalletto e, arrivato nella piazza, perfettamente deserta come desideravo, iniziai ad aprire borse e montare pezzi, quando mi accorsi... della mancanza di un pezzo vitale. Piccolo (poco più di una moneta), ma purtroppo indispensabile: era uno dei raccordi a sgancio rapido (il bello è che ne ho addirittura 3, tutti uguali), l'unico modo per fissare la fotocamera alla testa panoramica(10). Deve essere avvitato al fondello della macchina per essere incastrato ad un blocchetto corrispondente, fissato invece sulla testa rotante o direttamente sul cavalletto. Solitamente lo tengo attaccato alla fotocamera anche se non serve, ma altre volte lo svito e non lo porto con me, cosa che avevo evidentemente fatto pochi giorni prima e non mi ero ricordato di verificare(11).

    Dopo qualche goffo ed improbabile tentativo di aggirare il problema (ero già rassegnato all'insuccesso) dovetti rinunciare alla foto sferica(12), sia quella sera che il mattino successivo, cosa che anche senza volerlo ammettere avevo immediatamente intuito(13): per il momento, le riprese pianificate erano saltate, nessuna "Piazza Pagliari" su 360cities.net a breve!

 

    Comunque, visto che oramai ero lì, scattai qualche foto, ma niente di eccezionale. Eccone una qui sopra a sinistra, scattata a palazzo Lercari con il fisheye e successivamente "raddrizzata" in sede di post-processing: suggestiva per l'atmosfera, ma niente di più!
 

Sagrato oneglia
Uno scorcio del sagrato di San Giovanni ad Oneglia, con le decorazioni realizzate usando ciottoli di mare bianchi e neri e molto regolari: una tipica tecnica ligure, visibilmente quasi uguale a quella della pavimentazione di Piazza Pagliari

    Sul momento pensai: "Poco male, tanto la piazza resta qui. La prossima volta che scendo non dimentico certo più il pezzo e riesco a concludere le riprese". Invece, per vari motivi, è passato parecchio tempo(14) e la sequenza corretta sono riuscito a realizzarla soltanto il 29 Maggio scorso, ben 4 mesi dopo!

 

Il cavaliere misterioso

    Nel frattempo diedi qualche ritocco alle poche foto prodotte nonostante quell'insuccesso, ed in particolare rimasi incuriosito da quel cavaliere in bianco e nero con una croce rossa sullo scudo, che sembrava realizzato con la tipica tecnica decorativa dei sagrati liguri(15). Proprio non capivo chi potesse rappresentare: a quanto ne so, nella storia di Porto Maurizio non esistono né tradizioni di "cavalieri" né di "guerrieri". Inoltre, la croce rossa in campo bianco mi faceva pensare a Genova, per secoli potenza egemone in tutta la Liguria.

    Ma mi sbagliavo: come tante altre volte, è bastata una rapida ricerca in rete per trovare informazioni. Mi aspettavo di trovarle in qualche sito istituzionale (ministeri, assessorati, musei...), invece erano in una recente (2016) tesina liceale! Questo lavoro tratta del palazzo e dei luoghi nelle sue immediate vicinanze, in particolare l'adiacente palazzo Guarnieri, che ospita la scalinata di ingresso al piano nobile di palazzo Lercari-Pagliari, e poi anche della piazza e... del cavaliere.

    Ma allora, chi è costui, secondo la ricerca? È addirittura San Maurizio, il precedente(16) santo patrono di Porto Maurizio! Beh, non ci sarei mai arrivato: questo era sì un militare, ma... dell'antica Roma(17), non medievale! Il mosaico sulla piazza lo raffigura invece, con non poca fantasia, come un Cavaliere Templare, e la rossa croce sul suo scudo, simbolo di questi leggendari cavalieri, non ha nulla a che fare con Genova, quanto piuttosto con... le crociate!

Statua S.Maurizio S.Maurizio
La statua marmorea di San Maurizio (di Carlo Finelli, 1842), che lo ritrae nelle tipiche vesti degli ufficiali romani, posta sopra l'altare maggiore della Basilica di Porto Maurizio a lui dedicata. Ecco invece come apparirebbe dall'alto quel cavaliere, qui "raddrizzato" con l'ausilio di Photoshop (l'ombra allungata sulla destra è la mia): davvero ben diverso dalla tradizionale iconografia di San Maurizio!

(10) si potrebbe usare direttamente una vite con lo stesso passo inglese (da 1/4") di quelle dei cavalletti, ma l'unica compatiibile che avevo con me era troppo lunga, quindi assolutamente non adatta, nemmeno come ripiego

(11)dopo questa spiacevole esperienza, ora uno dei tre raccordi è costantementte alloggiato in una tasca della borsa fotografica, in modo da non rischiare più di ripeterla...

(12) il tipo di foto sferiche che produco richiede che la fotocamera ruoti con precisione intorno ad un ben preciso punto geometrico, detto Punto Nodale, la cui posizione (solitamente all'interno dell'obiettivo) va determinata preventivamente con una procedura empirica. Il fatto che l'apparecchio fotografico debba restare immobile durante gli scatti e addirittura fra scatti successivi (esclusa la rotazione intorno a quel punto) rende immediatamente chiara l'idea che, senza aver fissato la fotocamera a qualcosa di stabile, non si otterrà... nulla!

(13) il raccordo, infatti, non era nemmeno stato portato in Liguria e lasciato a casa (fosse stato così l'avrei recuperato in un quarto d'ora): era rimasto in un cassetto a Milano!

(14) oltre che a vari banali ritardi, ho perso un mese perché mi sono anche fatto male (fra l'altro, proprio fotografando, come ho accennato in questo post).

(15) un "sagrato" che non mi pare esistesse quando frequentavo la scuola negli anni '70. Non saprei più dire come fosse la pavimentazione della piazza, forse erano blocchi di pietre, ma quel cavaliere non mi ricorda la scuola. Nel documento di analisi architettonica e conservativa sul palazzo che ho trovato in Rete si ipotizza che questa inusuale pavimentazione a "sagrato laico" risalga ad un intervento simile nelle vie adiacenti (ma senza decorazioni), realizzato nel 1972. Potrrebbe anche essere che questa opera di restauro, iniziata in quell'anno nei vicoli citati, fosse stata terminata con la piazza e l'effigie del cavaliere nel giro di qualche anno, magari dopo che io avevo lasciato la scuola.

(16) l'aver cambiato (anzi, dovuto cambiare) il santo patrono immagino sia una condizione ben rara per una città. Il fatto è che Imperia, nata solo nel 1923 dall'unione delle preesistenti cittadine di Porto Maurizio ed Oneglia (più altri borghi minori), per decenni mantenne cocciutamente (e festeggiò separatamente) i patroni originali dei due borghi: San Maurizio a Porto e San Giovanni Battista ad Oneglia. Alla fine prevalse la burocrazia, che non voleva più gestire questa anomalia (ad esempio per la festività spettante ai dipendenti: quale si festeggia? Il santo relativo a dov'è ubicata la sede di lavoro o quello del borgo di residenza del lavoratore? E chi lavora in Comune, che è stato costruito esattamente fra i due borghi?). In breve, la città dovette scegliersi un solo nuovo santo patrono, che dal 1991 è (per non creare polemiche) il seicentesco predicatore francescano San Leonardo da Porto Maurizio (che nacque proprio qui: la sua casa natale, ora trasformata in una chiesa-museo, è a poche decine di metri, sempre al Parasio).

(17) secondo la tradizione operò nel III secolo d.C., ed era il comandante della leggendaria Legione Tebana egizio-romana, composta unicamente da egiziani convertitisi al cristianesimo, come lo stesso Maurizio. Tutti furono sterminati dall'imperatore Massimiano per essersi rifiutati di perseguitare dei correligionari.

 

Storia architettonica di Palazzo Lercari-Pagliari

    Una volta trovata online la già citata ricerca(18), mi sono incuriosito sulla storia del palazzo al centro della piazza, visto che viene riportata qualche informazione al riguardo. Quello che segue è il mio riassunto di cosa vi ho trovato.

    Com'è avvenuto per molti altri edifici nei centri storici delle città italiane nel corso della loro lunga storia, anche Palazzo Lercari-Pagliari, nato in epoca medievale (lo si deduce dall’arco di ingresso ogivale e dalla tipologia architettonica della casa-torre, molto diffusa a quell’epoca), ha subito nei secoli successivi varie trasformazioni, dettate dalle necessità e le mode del momento. Al giorno d’oggi presenta quindi una mescolanza di stili ed elementi architettonici (es. una monofora romanica, spostata a pianterreno dalla sua originale collocazione al primo piano e lasciata in vista a fianco della porta seicentesca) tipica degli edifici "vissuti" ed utilizzati per secoli.

    Grazie ad un intervento di restauro del 1963 si scoprì che dopo la costruzione, avvenuta alla fine del ‘200, ci furono altri interventi nel ‘400 e nel ‘600 che "modernizzarono" la facciata e le finestre. Anche l’accesso ai piani superiori fu spostato in epoca rinascimentale nell’adiacente Palazzo Guarneri, con la realizzazione di uno scalone nobile di influenza genovese, aperto e riparato da un loggiato. Le pareti laterali, in mattoni, hanno invece mantenuto più elementi medievali in stile gotico, come lo stretto ingresso ad arco ogivale, in mattoni, e due bifore gotiche al primo e secondo piano.

    Fra i reperti storici conservati nel palazzo (principalmente epigrafi e conche in pietra), proprio su una conca marmorea è stato trovato un bassorilievo rappresentante un cavaliere, molto simile a quello raffigurato nel ciottolato davanti all’ingresso (ecco da dove probabilmente si sono ispirati per quell’inconsueto San Maurizio!). È anche stata rinvenuta una "E" incisa sopra l’ingresso che faceva parte della scritta "JUSTICE CIVILE ET CORRECTIONELLE" (cioè "Giustizia civile e penale") ed ha così rivelato che, durante la Rivoluzione Francese, il palazzo fu sede del tribunale rivoluzionario.

 

(18)  il lavoro in oggetto, svolto nel 2016-17 dalla classe 4C del Liceo Scientifico "G.P. Vieusseux" di imperia nell'ambito di Storia dell'Arte (in questo caso, locale), fa parte di un "Progetto nazionale di Educazione al Patrimonio Culturale" sponsorizzato annualmente dalla sezione educativa dell'associazione Italia Nostra, dal titolo Le pietre e i cittadini

 

 

Riprese: arriva la volta buona!

    Finalmente arriva un giorno in cui ho la possibiità di effettuare un nuovo tentativo: è il 29 Maggio scorso. Mi ripresento nuovamente in piazza verso le 6:30 del mattino con la solita attrezzatura, ma stavolta va tutto bene, senza imprevisti né dimenticanze. Per assicuramene, però, effettuo due scatti per quasi tutte le immagini, esponendone uno per le parti in ombra, uno per quelle già illuminate – il tutto nel caso in cui dovesse essere necessario ricorrere a qualche tool di gestione dell’HDR – High Dynamic Range -  per recuperare eccessive differenze di illuminazione: voglio premunirmi casomai in sede di stitching (la "cucitura" a computer delle tante immagini) ce ne fosse bisogno.

    Al termine del weekend, tornato a casa a Milano, scarico il materiale acquisito (ben 30 immagini, invece delle 16 necessarie, ognuna disponibile sia in formato JPG che ORF, il RAW di Olympus) e passo un bel po' di tempo a riordinarlo: vorrei dare in pasto a PTGui, il programma di "cucitura", un sequenza già ordinata. Invece non ho seguito un ordine meticoloso al momento di scattare, e devo rivedere a lungo le immagini e cambiare il titolo, in modo che siano davvvero in sequenza.

    Alla fine tento un nuovo metodo: anziché provare a generare un'immagine nel miglior modo possibile, mettendoci parecchio tempo, voglio fare un primo tentativo senza cercare troppo la perfezione, tanto per vedere come si mettono le cose, per poi magari intervenire più a fondo se e dove si rivelasse necessario. Quindi, avendo per quasi tutte le immagini una versione "scura" ed una "chiara" (esposta differentemente), invece di lanciarmi in una sequenza di creazione di un'immagine "ideale" con tecniche HDR, ripetuta per ogni coppia, mi limito a sceglierne una, quella che pare più promettente fra le due. Inoltre, decido di fare questo primo tentativo usando le immagini JPG, tenendo le più "pesanti" ORF di riserva.

    Parto quindi con la sequenza di generazione del panorama: a parte un primo intoppo dovuto ad "immagini con diverso orientamento" (sono le solite immagini a +/- 90° - Zenit e Nadir - che la fotocamera interpreta a volte in formato Landscape anziché Portrait come tutte le altre(19), e che devo girare di 90° manualmente), devo piazzare molti Control Point a mano (sono le coppie di punti in due diverse immagini che corrispondono ad un dato punto nello spazio - in pratica, i riferimenti usati per "cucire" l'intera immagine composta). Brutto segno: normalmente significa che per qualche motivo (basso contrasto, foto confuse ecc.) per il software è difficile trovare automaticamente  gli accoppiamenti corretti. Comunque continuo, sono disposto a ripetere tutta la procedura, ripartendo dai difetti che saranno saltati fuori.

    Invece, dopo aver aggiunto molti Control Points a mano, al momento di lanciare il comando "3. Create Panorama" (la routine software che genera l'immagine finale "cucendo" assieme le molte immagini elementari: il vero attimo di suspence di tutta la procedura), l'immagine viene perfettamente, proprio come l'avrei voluta (a volte è illeggibile e bisogna rpartire dall'inizio). Ci sono solo alcune linee un po' storte: tento la via più semplice, spostando il centro dell'immagine con un colpetto di mouse nella finestra Edit Panorama, e... funziona! Ora l'immagine è perfetta!

    Va ancora meglio la simulazione dell'effetto finale fatta con Marzipano Tool(20): la foto è nitida e senza parti "bruciate", non serivrà praticamente quasi nessuna modifica!

     Ora rimangono soltanto da eliminare le tracce del cavalletto e della testa panoramica, ottenendo così l'effetto di "fotocamera sospesa nel vuoto" che tanto mi affascinò quando vidi per la prima volta le foto sferiche. Anche per questo punto, stavolta ho fortuna: a causa dei piccoli ciottoli neri della pavimentazione, i residui da eliminare sono pochi e semplici da far "sparire". Ancora qualche ritocco e la foto è finalmente pronta!

     L'ultimo passaggio, prima di caricarla su 360cities.net e sottoporla al giudizio sulla sua pubblicabilità, è il completamento del file JPG che andrò a caricare sul sito con tutti i metadati richiesti: devo inserire un sacco di informazioni (o verificare che ci siano già), ad esempio la fotocamera e l'obiettivo usati ed i parametri di scatto, ma anche autore, data, titolo, commento, tag, coordinate ecc. Solo che, mentre alcuni parametri li aggiunge in automatico la fotocamera, altri -come il titolo- vanno ovviamente inseriti a mano. Faccio questo lavoro con AnalogExif (un software gratuito trovato in rete, relativamente semplice da usare, anche se con qualche baco o limitazione), comunque è un'attività che richiede non poco tempo.

    Al termine, le operazioni finali: il caricamento sul sito del file immagine definitivo ed il completamento di tutte le maschere con i dati (in gran parte la ripetizione di quanto già caricato nei metadati, più altre indicazioni geografiche come l'orientamento e l'altitudine del punto di ripresa). A questo punto l'immagine navigabile passa in stato Pending (in attesa di giudizio) e, dopo un paio di giorni, si riceve una mail con l'esito: positivo o respinto. Questa volta ero praticamente certo che venisse approvata velocemente, infatti il responso è arrivato dopo soli 2 giorni dal caricamento dell'immagine (per chi volesse rivederla senza tornare all'inizio del post, eccola nuovamente...), e per "festeggiare" ho aggiunto un altro punto verde sulla mappa delle mie immagini navigabili...

 

(19) la fotocamera è montata sulla testa panoramica formando un angolo di 90° con il terreno, per cui tutte le altre immagini scattate in questa configurazione rimangono sempre in formato Portrait

(20) Marzipano è un programma online e gratuito che, una volta caricata la propria immagine equirettangolare (costruita cioé secondo le tipiche regole delle foto sferiche), in pochi secondi la trasforma in un'immagine navigabile interattiva, che si può poi anche salvare sotto forma di web app. Io lo uso soprattutto per testare in anticipo l'effetto finale, per capire se sia il caso di proseguire con le correzioni, o piuttosto ripartire da capo.
 


IvanEditor

 

      (Ivan – 22/06/2022)


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