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Siamo alla Computational Photography

om system logo
Il nuovo (ma anche antico) logo che sostituirà il marchio Olympus 

     Solo pochi giorni fa la OMD Solutions, la nuova società di proprietà del fondo giapponese JPP che ha rilevato l'intera divisione imaging di Olympus, in vendita perché da tempo nettamente in perdita, ha annunciato il nuovo marchio (un'operazione psicologico/commerciale nota come "rebranding", volta a riconquistare la fiducia dei clienti, lasciandosi alle spalle gli spiacevoli ricordi legati al "vecchio" nome in fase di decadenza) che sostituirà il precedente (e storico) OLYMPUS.

Sistema OM anni 70
 Panoramica dell'OM System degli anni '70

     Il nuovo nome sarà OM System, nome che poi tanto nuovo non è, anzi: è proprio il termine usato da Olympus negli anni '70 (il suo periodo di maggior splendore) per indicare lo sterminato insieme di componenti (fotocamere, obiettivi, micro e telescopi, accessori di ogni tipo) che rendevano il suo sistema "professionale", in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza fotografica.
 

    È chiara la volontà di volersi rifare al meglio del passato della Casa a cui la nuova società è subentrata, cambiando sì il nome, ma con uno che tutti sanno essere comunque legatissimo all'Olympus: OM significava proprio "Olympus Maitani", in onore del genio di Yoshihisa Maitani, il celebre e rivoluzionario progettista delle prime fotocamere OM (fra l'altro, la grafica del marchio è stata mantenuta volutamente identica a quella storica)

Maitani
Un giovanissimo Maitani impugna la sua OM-1 

 

     Il commitment (l'impegno) di OMDS a continuare ad affermare la sua presenza nel mercato delle fotocamere "hi-tech", almeno nei discorsi ufficiali, è chiaro: molti analisti del settore invece sospettavano che la nuova proprietà non fosse invece affatto convinta di combattere fino all'ultimo colpo in un torneo in cui parte già svantaggiata, contro leggendari concorrenti come Nikon e Canon ed in un mercato sempre più ristretto perché assediato dagli smartphone. Quindi per ora sembra evitata la ricerca di alternative, cioé il tentare di diversificare le attività in settori nuovi come ad esempio il mondo dei droni, o le collaborazioni in settori di massa, magari con accordi per la fornitura di ottiche con il prestigioso nome Zuiko per equipaggiare smartphone (strada già percorsa da Leitz con Huawei), o addirittura lanciarne uno suo (sempre Leitz ci sta provando, anche se per ora solo in Giappone).

Leica Phone 1
Il Leitz Phone 1, elegante e costosissimo (ma in vendita solo in Giappone), il cui punto di forza è ovviamente l'ottica Leica 

 

     Non è stato invece così chiaro nei fatti concreti, in quanto i nuovi prodotti (a parte un nuovo obiettivo, ben fatto ma sicuramente non da considerarsi un prodotto eccezionale) sono stati appena accennati, non si sa quanto volutamente: da tempo si attendeva, per risollevare le sorti in forte discesa del marchio Olympus, una cosiddetta "WOW camera", cioé un prodotto del tutto nuovo e decisamente all'avanguardia, pieno di sorprendenti novità tecnologiche come è sempre stato con Olympus, che ha introdotto per prima concetti rivoluzionari che sono poi stati adottati anche dalla concorrenza (mentre ultimamente non ha introdotto nessun grosso aggiornamento tecnologico)
 

     Bé, di questo "asso nella manica" si è appena fatto cenno (si è solamente vista, per pochi secondi, la sagoma in penombra di un corpo macchina relativamente "normale", sul quale sono subito partite varie speculazioni), senza però rivelarne alcuna caratteristica né sbilanciarsi sulla data di lancio. Si è solamente capito che OM System non intende affatto abbandonare, come tanti temevano, lo standard micro 4:3, validissimo ma sottovalutato, forse perché mal commercializzato e malissimo promosso dai due principali marchi che lo hanno da sempre sponsorizzato (Panasonic ed Olympus) che, invece di cooperare fra di loro, in pratica si sono fatti solo reciproca concorrenza.

     Solo tre sono invece i punti su cui OM System punta dichiaratamente. I primi due sono tipici della lunga tradizione di innovazione tecnologica dell'Olympus:

  • compattezza, praticità e robustezza dell'hardware: tutti i prodotti fotografici Olympus sono per definizione leggeri e poco ingombranti (e molto meno costosi dei concorrenti sistemi full-frame), e sia le fotocamere di punta che la serie di obiettivi PRO sono tropicalizzate, a prova cioé di spruzzi, polvere e fango (solamente pochi professionisti -ed ancora meno appassionati- fotografano sotto la pioggia battente …ma volendo, con queste macchine si può fare, e dal punto di vista promozionale potersi permettere di far vedere una delle proprie fotocamere professionali mentre viene lavata sotto un rubinetto è indubbiamente un grosso punto a proprio favore)

  • prestazioni innovative: questo è il campo in cui Olympus è sempre stata non solamente forte, ma addirittura spiazzante, sia negli anni '70 (l'OM-1 era di gran lunga più leggera e silenziosa di qualunque altra reflex concorrente, e la "sorella maggiore" OM-2 è stata la prima fotocamera con misurazione TTL della luce flash) che ancora adesso con la serie delle digitali OM-D: prestazioni come la stabilizzazione su 5 assi e la pulizia automatica del sensore, o le fotocomposizioni Live Comp ed in-camera Focus Stacking, il controllo Live Time delle foto in notturna e, sulle ammiraglie, la funzionalità Pro Capture che attiva una sequenza di scatti in anticipo rispetto all'istante scelto dal fotografo, sono tuttora davvero di punta rispetto ad ogni altra marca.

Il terzo punto, invece, è la vera scommessa nei confronti dei concorrenti (e ciò che mi incuriosisce maggiormente, tanto da farmi scrivere queste considerazioni):

  • la cosiddetta Computational Photography (tradotta letteralmente con Fotografia Computazionale, ma che potrebbe essere meglio definita come Software-driven Photography, che in italiano potrebbe efficacemente suonare come "Fotografia Software") è ciò che promette di fare nel campo fotografico "serio" quella fortissima ventata di innovazione già presente da qualche tempo nel mondo dei cellulari, dove è stata inizialmente introdotta per sopperire alle minuscole dimensioni dei componenti ottici utilizzati nei terminali mobili, per poi offrire prestazioni totalmente nuove (anche se magari da ritenere "non fotografiche") e non presenti nelle fotocamere, nemmeno quelle evolute. Finora...


Olympus AIR-A01
Lo sfortunato sistema AIR A01 di Olympus del 2015, uno strano ibrido fra smartphone e fotocamera fin troppo in anticipo sui suoi tempi  

Un tentativo sfortunato (basato sull'hardware)

 

     A spiazzare totalmente la concorrenza, Olympus ci aveva già provato nel 2015 presentando un vero alieno nel tradizionalista mondo della fotografia, l'AIR A01. Questo sistema era un curioso ibrido fra le fotocamere tradizionali ed i cellulari, che usava processore e display dello smartphone per pilotare (via bluetooth) un cilindretto contenente il sensore, la scheda di memoria e l'attacco per gli obiettivi M43. In pratica, dava la possibilità ai patiti degli smartphone di poter cambiare le ottiche e soprattutto di poter usare un sensore più di 10 volte migliore di quelli allora disponibili sui telefonini

     Visto l'inarrestabile calo di vendite degli apparecchi fotografici tradizionali, l'idea (antica, ma sempre valida) era quella di... allearsi con l'avversario (lo smartphone) per evitare uno scontro diretto troppo svantaggioso: il cellulare, sempre a disposizione dell'utente, piccolo ed integrato con le piattaforme social, non avrebbe lasciato scampo ad apparecchi più complessi, ingombranti e costosi, e soprattutto non connessi. Naturalmente, per le fotografie di qualità sarebbe sempre stato necessario un apparecchio dedicato e ad alte prestazioni, ma la massa degli utenti (e dei ricavi) si stava già rivolgendo ai cellulari

     Come ricorda questo video del blogger fotografo Robin Wong, l'Olympus AIR, piuttosto spartano anche se ben costruito, era però troppo in anticipo sui tempi, e se la neonata OM System intendesse riprendere l'idea, secondo lui il modello del 2015 dovrebbe essere attentamente rivisto, eliminando i problemi di setup, affidabilità e velocità della connessione con il cellulare, ed introducendo la stabilizzazione del sensore (punto di forza delle fotocamere Olympus), trasformando così il sistema AIR in una fotocamera OM-D: minimale, all'osso, ma già con tutte le caratteristiche principali di questa linea di prodotti.

 

Ed ora come andrà, con il software della "fase quattro" della Fotografia?

     Non mi ritengo né un esperto né uno storico di fotografia, ma direi che nel corso dei quasi due secoli di vita di questa tecnica (o arte, a seconda delle definizioni) si sono avvicendate quattro fasi, che si ontersecano e sovrappongono parzialmente (normalmente, le nuove tecnologie, prima di spiazzare e poi sostituire la precedente, spuntano quando questa è invece giunta alla sua completa maturità, per cui il passaggio fra una e l'altra è sempre graduale (c'è l'entusiasta che si "butta" sul nuovo, ma contemporaneamente il cliente più tradizionale, restio ad abbandonare conoscenze, esperienza e magari capitale investito in apparecchiature ancora perfettamente funzionanti per passare a novità che in quel momento sono ancora acerbe):

Fase Tecnologia Periodo Principali caratteristiche Esempi
1 meccanica
e chimica
 
1816
-
1950
 
   Dalla prima incerta fotografia del 1816, in un periodo in cui i fotografi erano un po' artigiani, un po' stregoni e pittori, le fotocamere si trasformano ed evolvono, partendo dai primi pesanti cassoni in legno, fino a diventare raffinatissimi capolavori di meccanica ed ottica di precisione, ancora oggi funzionanti e ricercati dai collezionisti  Rolleiflex
Rolleiflex 2.8F (1961)

2 elettronica analogica  1930
-
1995
 
   La meccanica inizia ad essere affiancata, poi controllata ed infine in parte rimpiazzata dall'elettronica (analogica, prima ancora a componenti discreti, poi con circuiti integrati sempre più complessi) che introduce caratteristiche e misurazioni prima impensabili, come l'esposizione e la messa a fuoco veloci, precise ed automatiche  OM2+50mm sideView
Olympus OM-2SP (1986)

3 elettronica digitale  1995
-
2015
 
   La tecnologia digitale, dapprima goffa ed imprecisa, tanto da sembrare una parodia giocattolo delle macchine "serie", in poco tempo esplode letteralmente: le fotocamere, farcite di chip microscopici ma potentissimi, stravolgono tutto: la pellicola (e la chimica) spariscono, si riducono le dimensioni ed aumentano in modo esponenziale autonomia e prestazioni. La Fotografia cambia.  OM2+50mm sideView
Olympus OM-D E-M5 Mk.II (2020)

4  computazionale  2010
-
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   Il digitale introduce anche trasformazioni nelle immagini, basate sulle potenzialità di calcolo dei processori.
Dapprima si opera sui computer, dopo lo scatto, dove girano i programmi di fotoritocco, ma poi le enormi potenzialità rese possibili dal software si trasferiscono direttamente dentro alle fotocamere: inizialmente nei cellulari, per far sì che gli algoritmi sopperiscano ai limiti fisici intrinseci dei minuscoli obiettivi con cui sono equipaggiate, ma poi anche nel mondo della fotografia professionale.
Questa è la rivoluzione in corso proprio ora, e nessuno riesce ad immaginare cosa diventerà la Fotografia, anche solo fra pochi anni…
 
oppo lenses schema
Lo spaccato delle ottiche di
un recente smartphone della cinese OPPO (2020)

 

    Ecco: che ci piaccia o no, siamo entrati (e siamo ancora solo all'inizio, secondo me...) in questa "fase 4" della Fotografia, sempre più dominata dal software, cioé da algorimi di manipolazione delle immagini di cui non sappiamo nemmeno prevedere l'evoluzione, visti quali sono stati i dirompenti impatti di simili rivoluzioni tecnologiche, partite in vantaggio rispetto alla Fotografia, su altri comparti delle attività umane. Sicuramente ci saranno gli scontenti ed i nostalgici, dato che l'esperienza insegna che i campi dove le tecnologie informatiche sono state applicate (o ...si sono abbattute, dipende dai punti di vista) non sono più rimasti gli stessi. Ma i vantaggi ci saranno di certo: applicazioni finora nemmeno pensabili diventeranno dapprima realtà, poi addirittura routine.

 

Impatti imprevedibili con l'avvento del software

    Eppure, solo una trentina di anni fa una simile valanga tecnologica non era contemplata, nemmeno dagli "esperti": nel mio primo articolo, quello che ha inaugurato in questo sito, ricordavo di aver letto su Fotografare, rivista allora diffusissima, un pezzo sul "Futuro della Fotografia", in cui tutti i mirabolanti miglioramenti immaginati erano puramente fisici: otturatori rapidissimi a stato solido, ottiche con indice di rifrazione variabile elettricamente (una specie di "zoom senza parti in movimento", mai realizzato) eccetera...

    Nessuno allora pensava che sarebbe stato possibile "imbarcare" a bordo di una fotocamera da meno di un Kg una potenza di calcolo superiore a quella di un grande computer mainframe di allora. Anzi, probabilmente nessuno avrebbe nemmeno saputo che farsene, di una simile potenzialità1

    Nessuno pensava che il sostituto della pellicola potesse ospitare, in un volume molto più ridotto di quello di un singolo rullino, migliaia e migliaia di foto. Lo standard di allora, ricordiamolo, era di 24 o 36 pose. Oggi, se accendo la mia fotocamera digitale, che ha una scheda SD del tutto standard (64GB) ed è impostata per memorizzare i files fotografici alla massima definizione possibile e per salvare ogni foto sia in formato JPG che RAW, leggo che il numero di scatti possibile è dell'ordine di 2.000...

OMD E-M1X
Goffa ed ingombrante (per gli standard micro 4:3) ma potentissima, la E-M1X è l'ammiraglia dell'Olympus in grado di sfruttare algoritmi di AI per riconoscere e mantenere a fuoco gli uccelli in volo  

    Nessuno pensava che, fra lo scatto e la stampa, potesse nascere la nuova fase del fotoritocco, che oltre ad inglobare quella dello sviluppo, avrebbe permesso di intervenire in modo potentissimo sull'immagine, trasformandola in mille modi possibili (ed a costo quasi nullo), dei quali solo alcuni (doppie esposizioni, fotomontaggi, mascherature...) erano già fattibili in modo tradizionale anche se con notevole difficoltà, mentre gli altri erano pura fantasia.

    L'elenco di questi "nessuno pensava che..." potrebbe allungarsi con le prestazioni ottenibili esclusivamente grazie a potenza di calcolo e disponibilità di algoritmi complessi, come l'HDR, il Focus Stacking, le panoramiche realizzate con una semplice carrellata della fotocamera anziché conun paziente lavoro di "ricucitura" manuale di vari fotogrammi singoli, la possibilità di scattare foto a mano libera con bassissima luminosità...

    Ed il bello è che ora, nonostante l'esperienza di anni sull'impatto delle tecnologie software applicate ad ogni branca delle attività umane, non sappiamo ancora prevedere cosa ci possa prospettare il futuro in questo campo, nemmeno quello immediato: ad esempio, l'apporto di tecniche di AI (intelligenza artificiale), che già oggi nell'ammiraglia Olympus E-M1X rendono possibile riconoscere e mantenere autonomamente a fuoco un uccello in volo (rivoluzionando la caccia fotografica, che dallo sperare di riuscire ad avere azzeccato almeno uno scatto fortunato passa al fotografare praticamente a colpo sicuro) è probabilmente solo l'inizio di un "qualcos'altro" che non sappiamo nemmeno immaginare: una nuova edizione di quel vecchio articolo sul Futuro della Fotografia, redatta oggi, farebbe nuovamente sorridere un lettore futuro, magari già molto prima dei 35 anni intercorsi fra l'uscita di quelle previsioni su Fotografare ed il mio articolo di un anno fa!

 

Cosa può fare la Computational Photography?

    Intanto limitiamoci a dire cosa può fare il software applicato alla Fotografia... adesso, visto che in questo caso non si è ancora manifestata la cosiddetta killer application, cioé quella funzionalità che scatena nella massa dei consumatori il desiderio di utilizzarla, facendo di colpo schizzare le vendite in alto. Spesso agli esordi di una nuova tecnologia questa funzionalità non esisteva nemmeno (e sicuramente nessuno si aspettava che fosse proprio quella).  Quando è nato l'UMTS, il primo sistema di massa per la trasmissione dati in mobilità, si pensava ad utilizzi "seri" di quel complesso terminale per uso personale che abbiamo ben presto ribattezzato telefonino: prenotazioni, consultazioni di mappe, pagamenti ecc. Invece, qual è stata l'applicazione che ha fatto esplodere le vendite? Facebook, e poi Instagram, e poi Twitter, e poi WhatsApp... i social network, insomma, che oggi sono addirittura in grado di orientare le opinioni pubbliche mondiali: inizialmente, nessuno li considerava degni di attenzione!

    Ok, allora cosa si può dire, adesso, che riesca a fare la "Fotografia software"? Che io sappia(*), a bordo degli apparecchi fotografici (sia fotocamere che smartphone) già tutto questo:

  • emulazione di prestazioni fotografiche: sono le prime nate, per invogliare il pubblico ad usare i minuscoli obiettivi degli smartphone, nonostante i loro limiti intrinseci. E quindi:
    • simulazione di diaframmi molto aperti, con conseguente sfocatura dello sfondo (effetto bokeh) e messa in risalto del soggetto principale
    • effetto zoom, simulato "fondendo" le immagini provenienti da obiettivi fissi di diversa focale, e rendendo uniforme l'effetto di ingrandimento (ottenuto spostando la prevalenza nella formazione dell'immagine da un obiettivo all'altro) come se fosse dovuto ad un solo obiettivo zoom
    • applicazione all'immagine di "filtri virtuali", corrispondenti all'effetto di veri filtri ottici (colorati, polarizzati ecc.), ma anche correzione delle linee cadenti, modifiche nella prospettiva...
    • applicazione di una serie di trattamenti dell'immagine che richiamano le fotografie ottenute in un certo periodo storico o con una certa fotocamera, o le invecchiano simulandone il deterioramento dei reagenti usati per la stampa fotografica con il passare degli anni, magari aggiungendo realistici segni di graffi o sporco (in pratica l'obiettivo ed il sensore sono sempre gli stessi, ma con particolari parametri viene messa a disposizione l'emulazione di una vera fotocamera del passato - o con particolari caratteristiche, come le Polaroid, le fotocamere usa-e-getta, quelle giocattolo... un esempio è dato dall'App mobile Nomo Cam)

  • processamento di più immagini per la creazione di effetti particolari:
    • generazione dell'effetto HDR
    • aumento della profondità di campo (Focus Stacking)
    • esposizioni multiple
    • generazione di fotografie panoramiche, sia statiche sia navigabili mediante appositi software
    • fotografie "anticipate" rispetto al momento dello scatto (la fotocamera avvia l'acquisizione fin dal momento in cui si punta un soggetto), prestazione presente sia in fotocamere professionali che in certi smartphone

  • aiuti alla riuscita della fotografia:
    • la fotocamera aggiunge informazioni sulla posizione (geotagging), il momento e la direzione dello scatto, che possono essere condivise in rete o esportate per ulteriori utilizzi (salvataggio di percorsi ecc.)
    • il software corregge da solo eventuali errori di esposizione o di mosso involontario
    • la fotocamera scatta solo se il soggetto sorride
    • da una sequenza di scatti ad un gruppo di soggetti preleva per ognuno l'immagine "migliore", per formare una fotografia che non ha scattato nessuno, ma che non ha pose mal riuscite
    • la fotocamera riconosce il volto dei soggetti inquadrati (face detection), li focalizza automaticamente anche seguendone i movimenti,  permette di etichettarli con le tag (cosa comunissima nei social networks), o anche per ciascuno di essi può tenere traccia della sua "storia temporale"
    • sostituisce lo sfondo o la scena intorno al soggetto con altri a scelta, molto più "interessanti"

  • effetti "oltre la fotografia": spesso i più disprezzati dai puristi, ma che possono creare vere e proprie mode di massa:
    • applicazione di filtri "artistici" (che simulano il disegno o la pittura) o "comici" (con la sovrapposizione al soggetto di icone o buffi disegni animati)
    • trasformazione dei soggetti (con tecniche di morphing), che invecchiano, ringiovaniscono, cambiano sesso e connotati, si trasformano in cartoni animati o caricature

(*) qui mi limito a parlare della Fotografia classica, "statica", l'unico campo che pratico, ma anche il settore del video è altrettanto oggetto di nuovi effetti gestiti da algoritimi software

 

    E a tutto questo è da aggiungere tutto quanto riguarda il fotoritocco o post-elaborazione (postprocessing), parte della complessa branca dell'elaborazione digitale delle immagini, strumento potentissimo ed inesistente fino a pochi anni fa, completamente gestito dal software (ed usatissimo anche in campo professionale), con cui si possono migliorare (senza limiti!) sia la fotografia che i soggetti ripresi, fino a renderli totalmente diversi da come appaiono nello scatto originale.

    Queste applicazioni, più o meno mature, sono già disponibili oggi. E poi? Qui viene il bello: non lo si sa ancora! Non c'è nessuno che possieda la ricetta segreta per creare la killer application di cui sopra: questa si forma per il fatto di stuzzicare, con tecnologie nuove ma già disponibili, le esigenze del pubblico esattamente nel momento in cui queste si manifestano, e spesso questa complessa concomitanza di cause è dovuta al verificarsi di un misto di fatti non controllabili o pianificabili da nessuno (al contrario, prodotti specificatamente progettati e lanciati per diventare killer application non hanno affatto avuto il successo sperato, e per chi li aveva promossi sono velocemente passati dal costituire belle speranze ...a flop da incubo!)

VW Bulli - instagram
Un'immagine costruita usando i filtri di Instagram a partire da un frettoloso scatto fatto con lo smartphone.
Bravo io... o piuttosto, bravo Instagram?

  

I rischi della Computational Photography

     Rischi? E perché mai dovrebbero esserci dei "rischi"? Mica uno si fa male! No, in realtà per "rischio" non intendo quello, quanto piuttosto quello di snaturare la Fotografia, rendendola più simile ad un gioco ...anzi, un videogioco semre più virtuale, che non ad una forma d'arte: le capacità del software, così potenti, potrebbero soffocare l'originalità in un mare di effetti già preconfezionati, rendendo tutto facile, o sorprendente, o senza difetti, ma tutto uguale. Io non voglio fare le foto che ha deciso Apple o una qualsiasi software house che sforna effetti fotografici. Voglio fare le mie foto, cercando di migliorare quanto ho imparato, anche a costo di fare errori o foto anonime.

 

     Ciò che distingue il fotoamatore evoluto o il professionista dal fotografo "della domenica" è l'esperienza, l'impegno, l'imitazione di esempi precedenti rispetto all'improvvisazione o poco più. Se tutto questo si stempera in un potentissimo automatismo, ci saranno sempre meno distinzioni fra le immagini prodotte da chi ci si è realmente dedicato e chi invece sta "giocando" con l'ennesima app, lasciando fare in pratica tutto al software. A questo punto la Fotografia diventerebbe un giocattolo, magari uno dei tanti a bordo di un sempre più onnipresente super-smartphone, e questo non mi va.

 

 


 

IvanEditor

 

      (Ivan – 09/11/2021)


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