OM-1N

{jcomments on} 

 Ma che bei…. volpini!

DriveIn
Ezio Greggio ai tempi di Drive In
(anni '80)

 

"…ma lo sa che lei è un bel volpino?" diceva Ezio Greggio negli sketch di Drive In, una trasmissione di successo degli anni '80 da cui sono nati molti comici di fama. Era un modo meno diretto (ma chiaro) per ...dargli del cretino.

   Ecco, penso che oggi meriterebbero quello stesso titolo molti "top manager" delle multinazionali occidentali, che con le loro decisioni suicide (a saperlo oggi) hanno aggravato di molto, a spese di tutto l'occidente (cioé nostre), problemi latenti nella globalizzazione che forse sarebbero saltati fuori lo stesso, ma più lentamente e con minore intensità, dandoci magari il tempo per metterci una pezza. E invece…

 

Chip crunch

     Ma cosa c'entra questo argomento con la Fotografia? C'entra eccome, perché uno dei fenomeni più seri di questo periodo post-pandemico è l'acutissima "carestia" di componentistica elettronica (ribattezzata Chip crunch, cioé "crisi dei chip" con la tipica sintesi anglosassone) che si è abbattuta sui settori industriali di tutto l'occidente. L'ho scoperto per caso, in un paio di video su YouTube: il primo si limitava a citare il fenomeno definendolo preoccupante, ma il secondo era dedicato ad esso ed alle sue conseguenze sul settore fotografico, potenzialmente disastrose (se un negozio non può vendere perché la merce non gli arriva, chiude!). Così ho provato a fare una ricerca in rete ed ho trovato un altro articolo che ne spiega le cause:

chips
Un tipico wafer di silicio, con i chip
in costruzione allineati nel cristallo
  • da un lato, gli analisti di politica economica hanno commesso un clamoroso errore di valutazione a proposito delle conseguenze della pandemia, prevedendo una forte contrazione dei consumi e riducendo quindi i propri ordinativi di materiali, in vista della necessità di ridurre la produzione. Invece i consumatori, evidentemente ancora in possesso di un buon potere d'acquisto ed "annoiati" dalla forzosa interruzione delle loro attività quotidiane, si sono gettati in massa ad acquistare, soprattutto prodotti ad alta tecnologia come cellulari e computer, anche per dotarsi di mezzi efficaci per rimanere connessi durante eventuali futuri lockdown. Questo ha generato immediati rincari e difficoltà di approvvigionamento di scorte, a loro volta ridotte per gli stessi errati meccanismi di produzione

  • dall'altro, in questi anni tutta l'industria mondiale si è incoscientemente buttata là dove le forniture costavano meno, senza porsi alcun dubbio o considerazione strategica sul fatto di affidare a mani straniere ed in paesi lontani attività così importanti per i propri affari (il core business): come conseguenza, oggi il 70% della produzione mondiale di chip elettronici è tutto concentrato a Taiwan (paese che, fra l'altro, è oggi proprio al centro delle sempre più esplicite e minacciose intenzioni cinesi di riannetterlo alla madrepatria), e principalmente in mano a due soli produttori (orientali), che in questo periodo di mancanza di parti hanno -ovviamente- privilegiato i propri mercati, non i nostri

     E così, ora vari comparti industriali stanno risentendo di questo fenomeno, destinato a protrarsi ancora per mesi, se non anni: il principale è il settore automobilistico, dove si sono già verificati ritardi nelle consegne e contrazioni nella produzione (la Peugeot ha promesso uno sconto di 400€ per i clienti che si accontentano di un cruscotto analogico invece di pretendere l'introvabile versione digitale). Ma altri settori, anche se più di nicchia come quello fotografico (già assalito dalla concorrenza degli smartphone), rischiano ancora di più: una gravissima crisi strutturale, da cui riemergere potrebbe essere quasi proibitivo!

     Negli USA sta nascendo il Chips for America Act, un grandioso programma patriottico per rendersi indipendenti dalle forniture straniere, ma potrebbe essere già tardi per evitare una pesantissima crisi economica.

 

Marketing strategico? ...maddeché?

   Così mi sono chiesto che razza di manager ed analisti di mercato abbiamo messo in posti di altissima responsabilità, per commettere errori così madornali… sempre che fossero davvero errori e non decisioni criminali presee nonostante ne fossero chiare le conseguenze: spesso i top manager firmano contratti a tempo, e vengono premiati a fronte dei risultati economici ottenuti in quel periodo, non dopo. Un manager privo di scrupoli può quindi essere "tentato" (eufemismo…) di fare scelte potenzialmente negative per la società che amministra, anche se molto remunerative nel breve periodo. Guarda caso…

 

Ottimizzazione (dei costi) e delocalizzazione (della produzione)

    Bei paroloni, questi, usatissimi negli ultimi 15 anni. Traduzione pratica: sfruttamento delle controparti più deboli (i lavoratori, normalmente, e anche certi fornitori in posizione poco potente) il primo, e spostamento delle fabbriche nei paesi più poveri (dove la manodopera è quasi gratis, rispetto agli standard occidentali, e poi non ci sono quei "noiosi fastidi" come il rispetto delle norme sulla sicurezza dei lavoratori, l'inquinamento...) il secondo. Effetti immediati di entrambi: licenziamenti e crisi in occidente, dove fabbriche perfettamente funzionanti ed in attivo sono state trasferite per essere ancora più in attivo, in una logica predatoria senza fine, alti margini e guadagni per le società, con enormi compensi per i geniali (e cinici) manager che li avevano resi possibili.

ChinaClone
La Land Rover Evoque (a SX)
ed il suo spudorato clone cinese
Land Wind (a DX)

     Ma... poi? I già citati "volpini"(1) hanno trasferito in Asia non solo le fabbriche, ma anche (involontariamente, spero – ma non ne sono certo) il know-how: i "cinesi" (ma anche gli indiani, i vietnamiti ecc.) non sono robot che producono e dimenticano cosa hanno fatto quando tornano a casa: sono persone, e pure molto sveglie (i cinesi, poi, fanno parte di un sistema che gli ricorda incessantemente che loro, ben prima di essere dipendenti di una società privata, sono cittadini cinesi, tenuti ad operare per il bene della loro patria). E allora? Allora succede che questi non solo producono, ma… imparano come si fa (e velocemente(2)), ed in poco tempo, sfruttando le ampie pieghe delle legislazioni locali, pronte a chiudere entrambi gli occhi davanti ad evidentissimi plagi commessi dalle loro industrie, mettono in vendita i loro prodotti, dapprima goffamente copiati(3) da quelli che incoscientemente noi stessi gli abbiamo portato su un vassoio d'argento, ma poi recuperano più che rapidamente, ed in pochi anni la loro concorrenza non è solamente più sul piano dei prezzi, ma si alza a quello delle prestazioni e della qualità. E allora siamo fregati. Anzi, ci siamo fregati da soli.

   A Venezia, già nel '300 si erano posti il problema di come non farsi scappare i segreti delle loro apprezzatissime produzioni vetrarie, ed avevano forzatamente spostato tutti i laboratori di vetreria a Murano, un po' per evitare i pericoli dovuti agli incendi in una città ancora in gran parte di legno, ma soprattutto per confinare là gli addetti e controllarne gli spostamenti e le frequentazioni. E noi, 7 secoli dopo, andiamo ad offrire insegnamenti ...ai nostri più temibili concorrenti? Mah…

OPPO X3
Uno dei potenti ma economici smartphone cinesi OPPO

(1)compresi anche tanti piccoli imprenditori nostrani, pronti a scimmiottare gli andazzi che erano stati originati più in alto e convinti di aver a che fare con degli stupidi, per poi trovarsi come concorrente un produttore... dei suoi prodotti, spudoratamente copiati, ma alla metà del prezzo. Risultato: terribile crisi aziendale!

(2)solo cinque anni fa avevo dei colleghi che compravano, anziché i costosi smartphone Apple o Samsung, quelli che loro stessi chiamavano "cinesate", che nonostante impressionanti dotazioni hardware avevano prestazioni scarse ed inaffidabili, ma costavano pochissimo. Poi è spuntata Huawei, con cellulari sempre più performanti e ben fatti, pur restando sempre molto più economici di quelli occidentali. Oggi siamo di fronte a parecchie marche cinesi che non solo non hanno più molto da invidiare ai "top di gamma" americani e coreani, ma propongono caratteristiche innovative nuove e competitive, come gli Oppo con i loro smartphone ad obiettivi multipli…

(3) fra i primi prodotti cinesi apparsi in occidente ricordo alcuni giocattoli, penosi da vedere: erano fatti di una plastica scarsissima (in alcuni casi persino tossica), il loro design era decisamente anonimo e modesto, ma costavano pochissimo. Lo stesso accadde con l'abbigliamento, dapprima mal copiato dai modelli occidentali e utilizzando materiali sintetici di scarsa qualità. Poi sono andati là gli stilisti nostrani a fargli produrre i loro modelli secondo i loro standard, ma… insegnandogli i segreti del mestiere: ho saputo che, per tentare di difendersi, le case di alta moda occidentale fanno apporre ai capi di abbigliamento (fatti fare in Cina) le etichette con il loro nome (numerate e provviste di sistemi anti-contraffazione hi-tech) solamente quando arrivano nei loro magazzini, in Italia o in Francia. Ma a molti clienti non interessa poi così tanto avere l'etichetta con l'ologramma "Gucci" o "Prada", basta che l'aspetto sia quello vero. E lo è: il fornitore ufficiale cinese fabbrica qualche migliaio di capi "in più" (chiamiamoli "abusivi"...) e poi se li vende: non avranno il logo autentico, ma si vendono eccome!

 

Gente che sa copiare

Mig-21 vs J-7
Un MiG-21 originale (sopra) e la sua copia cinese J-7 (sotto): trovare le differenze!

 

    Eppure si poteva intuire da chi si stava portando (anzi, regalando) tanta tecnologia: negli anni '60 i cinesi entrarono in rotta di collisione politica con l'URSS, fino ad allora unica fornitrice di tecnologie, soprattutto militari, in un paese ancora arretrato ed affamato, oltre che sconvolto da decenni di guerre. Improvvisamente, l'apporto continuo di mezzi e tecnologia finì. Ma i cinesi non si scoraggiarono: presero, ad esempio, uno dei caccia più avanzati e temibili in quegli anni, il famoso MiG-21 (fra gli ultimi arrivati dalla Russia prima della chiusura dei confini) e lo smontarono pezzo per pezzo, studiandolo nei minimi dettagli. Dopo pochi anni il Chengdu J-7, suo clone, volava già nell'aeronautica militare cinese(4)

    Per capire la complessità di quell'immane lavoro di reverse engineering, basti ad esempio pensare che la turbina del motore a reazione è costruita con acciai speciali ad alta tecnologia, materiali sintetici che bisogna saper replicare(5): non è solo questione di "prendere le misure"!

(4) da quell'iniziale apporto di tecnologia lo sviluppo, ora divenuto interno ed autonomo, continuò: ora la Cina è arrivata al temuto J-20, un avanzatissimo caccia stealth che non ha più nulla da invidiare agli equivalenti occidentali!

(5) d'altronde, i sovietici avevano fatto la stessa cosa solo quindici anni prima, smontando e ricopiando pezzo a pezzo, prima di restituirli,tre bombardieri strategici USA B-29 (le Superfortezze usate per gli attacchi nucleari sul Giappone) che, in momenti successivi, avevano dovuto fare un atterraggio di emergenza in Siberia: le autorità militari statunitensi rimasero stupefatte quando nel 1947, solo 3 anni dopo, scoprirono che il Tupolev Tu-4, clone russo del loro B-29, poteva portare la minaccia nucleare sovietica fino al territorio metropolitano americano!

 

 

A quando il sorpasso ufficiale?

Mi limito a citare tre episodi significativi:

  • Solo pochi giorni fa è arrivata la notizia del test (superato) di un missile ipersonico cinese, capace di portare testate nucleari ovunque nel mondo in pochi minuti, rendendone ben difficile l'intercettazione prima che sia troppo tardi. Alcuni esperti sostengono che un'arma del genere ha sicuramente richiesto almeno 10 anni di studi e sviluppi. E in tutto questo tempo nessuno, qui e dall'altra parte dell'Atlantico, sapeva nulla?

  • La settimana scorsa è iniziata una missione spaziale cinese con 3 astronauti a bordo, un'attività che finora solamente USA e Russia hanno potuto permettersi, a causa sia dei costi che dell'avanzatissima tecnologia necessaria. E prossimamente, nel mirino della Cina ci sono la Luna e poi Marte…

  • Nei primi anni 2000, nel settore strategico delle telecomunicazioni le grandi industrie occidentali sono cadute come birilli a fronte della fortissima concorrenza cinese (scorretta e basata anche su pesanti episodi di dumping, forse addirittura finanziati dal governo), senza però essersi fatte prima mancare inspiegabili episodi di "generosità" verso i propri (prevedibilissimi) concorrenti(6). Finora solo Ericsson e (forse) Nokia hanno resistito di fronte al potere economico di Huawei e Zte, ma fino a quando?
     

   Insomma, manca poco al sorpasso ufficiale dell'economia cinese nei confronti di quelle occidentali. Merito loro, sicuramente: un paese organizzatissimo, con una classe dirigente determinata ed un dissenso praticamente inesistente (o reso comunque inoffensivo). Ma purtroppo, anche "merito" dei nostri volpini… e questo mi disturba proprio.
 

(6) all'inizio degli anni Duemila, quando ili sistema di telefonia mobile UMTS era ancora agli inizi, c'erano due modalità di codifica e trasmissione dei dati che, seppur completamente differenti, soddisfacevano i requisiti richiesti: uno era il sistema W-CDMA, l'altro il TD-SCDMA, nato e concepito nelle sedi italiane della Siemens. Per motivi di potenza commerciale vinse il primo sistema, sponsorizzato da membri più potenti negli organismi internazionali di standardizzazione (guarda caso...). E cosa fece Siemens, dopo aver perso la gara? forse per ingraziarseli, regalò tutto (apparati prototipali, documentazione, specifiche, software...) ai cinesi, che in pochi anni misero in funzione un sistema commerciale basato sul TD-SCDMA, i cui gestori operavano in varie regioni della Cina...

 


IvanEditor

 

      (Ivan – 23/10/2021)


.   

 

 

Commenti offerti da CComment

Valutazione attuale: 5 / 5

Stella attivaStella attivaStella attivaStella attivaStella attiva