OM-1N

 

Venezia!    (un'anteprima)

 

     Dopo una lunga attesa, finalmente sono riuscito a ritornare a Venezia per un breve soggiorno, dopo molti anni dall'ultima volta (i miei figli erano piccoli, allora...)
 

Un fero da próva ("ferro di prua"), inconfondibile decorazione prodiera delle gondole: la sua forma è carica di significati e simbologie
  • Programma: visitare luoghi che non avevo ancora visto (Burano, il mercato di Rialto, il Ghetto…) o che volevo rivedere dai tempi della mia prima visita da bambino (Torcello, i Frari, Cannaregio…) e, più in generale, la Venezia "meno turistica" (difficile, per una città che vive di quello…)

  • Obiettivo secondario: portarmi a casa, oltre a tante foto con cui divertirmi a prepararle per la pubblicazione, qualche ricordo "tipico" (vetri di Murano, magari una maschera veneziana…)

  • Esito: beh, direi proprio che la "missione" è riuscita: grazie al tempo eccellente ho visto Venezia, ma soprattutto Burano, nella sua veste migliore e sono riuscito a visitare tutti i posti che mi ero prefisso; inoltre, Venezia e la laguna erano affollate, sì, ma per gli standard "della terraferma": considerando le moltitudini di turisti che abitualmente vi si accalcano, invece, è andata benissimo

  • Bottino: oltre agli splendidi ricordi, ben 18 GB di fotografie (più di 700 immagini da elaborare… ne avrei per mesi!), una baùta (la classica maschera veneziana del '700) ed un paio di oggettini in vetro artistico

  • ...ed un'ammissione: nonostante il mio non piccolo set di obiettivi, per "stare leggero" mi sono portato solamente lo zoom standard 12-40mm PRO, con il quale ho scattato forse il 95% delle fotografie, e lo zoom supergrandangolare 9-18mm (un po' perché mi pareva adatto ai luoghi, un po' perché... è piccolo e leggero), più un mini-treppiedi a gambe flessibili, che mi è servito solo per fare qualche fotografia notturna). E devo ammettere che ciò mi fa pensare!

 

 

I primi risultati

     Inizio a pubblicare qualche anticipo tratto dello sterminato gruppo di fotografie ancora da mettere a punto per una presentazione, ed un paio di "elaborazioni artistiche" a partire da immagini di questo stesso gruppo, concludendo (per ora) con le fotografie al "bottino" di cui sopra, con qualche spiegazione del loro significato

 

1)  fotografie

   
Burano: colori vivaci, sole ed aria fresca... meglio di così non avrei potuto vederla!
  
Burano3  
  Venezia al tramonto: una classica cartolina questa, con l'inconfondibile profilo della chiesa della Salute all'inizio del Canal Grande

Una Burano quasi astratta e metafisica...

 
 
Il Mercato di Rialto: un coloratissimo dettaglio della merce esposta (che qui è verdura - poco più in là c'è il pesce, freschissimo)   Altri pesci... ma questi, nella vetrina di un grande negozio di souvenir ai piedi del Ponte di Rialto, sono minuscoli capolavori in vetro di Murano

 

 

2)  elaborazioni artistiche

    Ho già fatto parecchi esperimenti con questo tipo di elaborazioni, che mi piacciono particolarmente e di cui ho già scritto(1), ma queste sono quelle che, al momento, mi sembrano le migliori:

  • la prima riproduce "ad acquerello" un palazzo nel tipico stile gotico-orientale veneziano, perdipiù dipinto nell'ancora più tipico colore di molte delle case di questa città (il "rosso veneziano", appunto). Questa casa sorge proprio di fronte al mio albergo, sulla riva opposta del Cannaregio (un grande canale molto più usato dal punto di vista commerciale che turistico), e mi ha colpito non soltanto perché l'ho vista molte volte, ma perché era normalmente abitata (luci accese alla sera e vasi di piante alle finestre lo provavano), non un puro monumento per turisti, e mi ha fatto pensare a come Venezia non sia solamente una famosissima vetrina sul passato, ma da qualche parte sia ancora una città "viva"

  • la seconda elaborazione parte da una fotografia scattata dal "Ponte de Gheto vecchio", che si trova all'interno del Ghetto Ebraico. Per questo risultato ho scelto fra 6 diverse immagini, frutto di diverse prove con alcuni degli "stili" proposti da Fotosketcher, documentandole qui insieme alla fotografia originale. Quanto allo stile pittorico, il filtro si chiama genericamente "Painting 10", ma penso possa essere definito come la riproduzione di un dipinto ad olio

  • l'ultima, invece, nasce da una anonima fotografia, che come tale avrebbe dovuto essere scartata. Dopo svariate elaborazioni sono arrivato ad un aspetto piacevole, in cui il protagonista non è più il barcone in primo piano, ma lo storico "Ponte dei Tre Archi" sullo sfondo 

Fondamenta Cannaregio   Rio de gheto   Barcone ai 3Archi tiny

Per realizzare questo "acquerello" sono partito dalla fotografia (pesantemente modificata) di un palazzo affacciato sulle Fondamenta Cannaregio, anonimo ma "vivo", che mi è parso rappresentativo dell'intera città, dove ancora abita gente che lavora come in tutto il resto d'Italia, non solamente vendendone il passato
 
   
Un'anonima fotografia, che ritrae del traffico commerciale lagunare, è diventata un quadro ad olio, in cui il soggetto riproduce ora il "Ponte dei tre archi" sul canale di Cannaregio 
   Palazzi sul Rio de Gheto   

 

  

3)  ricordi

    Sì, lo so: dovrebbero chiamarsi più banalmente "souvenir", ma io preferisco la traduzione italiana, che spiega chiaramente perché poi ci si affezioni... naturalmente queste foto non sono state scattate a Venezia ma "in studio" (cioé... a casa mia). Due sono vetri di Murano, il terzo una maschera di cartapesta, un'altra delle mie passioni

I vetri: 

Dreidel   Bicchiere
Questa, che sembra una banale trottolina in vetro di Murano, in realtà è la versione veneziana di un Dreidel(2) ebraico   Il vivacissimo goto(3) ("bicchiere", in veneziano) di vetro di Murano, con inserti multicolori e "prese" irregolari

 

  

...e la maschera(5): 

Bauta grezza   Bauta colorata
La bauta(4) "grezza", in cartapesta bianca non colorata, così come l'ho acquistata. Anche se non finita ha già comunque quell'aspetto, fra il misterioso e l'inquietante, che sembra legato a doppio filo con il Carnevale e con Venezia (si dice che anche Casanova la indossasse)   La stessa maschera, stavolta come appare in casa mia dopo averla dipinta, invecchiata con del mordente diluito e dotata di legacci in cuoio: ora il suo tono da inquietante si è fatto quasi sinistro...

 

 

Note:
 

(1) vedi questi post precedentemente pubblicati:

 

(2)  anche se nella vetrina del negozio di souvenir del ghetto era indicato come "Draydel", idreidel (דרײדל) è una trottola a quattro facce,
      con cui si gioca durante la festa ebraica di Hanukkah. Il dreidel è una variante ebraica del teetotum, oggetto usato per un gioco
      d'azzardo che si trova in Europa e in America Latina.

Ciascun lato del dreidel reca una lettera dell'alfabeto ebraico (sulla mia trottolina in vetro sono dipinte a mano in oro):

נ   (nun)
ג   ‎(gimel)
ה‎  (hei)
ש‎  (shin)

Queste lettere sono rappresentate in yiddish come mnemonico delle regole del gioco d'azzardo, derivato dal teetotum e giocato con un dreidel:

lettera
dell'alfabeto
ebraico
parola
ebraica
richiamata
traduzione
e significato

nun נישט     nisht, "non" (sta per "niente")
gimel גאַנץ     gantz,"intero"
hei האַלב     halb, "metà"
shin שטעל אַרַײן     shtel arayn, "mettere dentro"

Tuttavia, secondo la tradizione popolare ebraica queste lettere rappresentano anche la frase נֵס גָּדוֹל הָיָה שָׁם (nes gadól hayáh sham, "lì accadde un grande miracolo"), riferendosi al miracolo della coppa d'olio inesauribile di Hanukkah.

Per questo motivo, in Israele nella maggior parte dei dreidel si sostituisce la lettera shin con la lettera פ (pe), per rappresentare la frase נֵס גָּדוֹל הָיָה פֹּה (nes gadól hayáh poh, "qui è avvenuto un grande miracolo"); tuttavia, molte comunità Haredi insistono affinché lo shin sia usato anche in Terra d'Israele, perché per loro il riferimento a "lì" significa nel Tempio di Gerusalemme e non in Israele

Di conseguenza, nel 2022 furono creati dreidel a cinque facce per rappresentare la frase ebraica נֵס גָּדוֹל הָיָה שָׁם פֹּה (nes gadól hayáh sham poh, "un grande miracolo accadde qua e là" o "un grande miracolo accadde ovunque"). 

Sebbene non sia un obbligo religioso (una mitzvah) per Hanukkah (le uniche mitzvot tradizionali sono accendere le candele e recitare l'intero hallel – preghiera di ringraziamento), far girare il dreidel è un passatempo tradizionale che si gioca durante le vacanze. 

Quindi la trottolina in vetro di Murano è una "libera interpretazione veneziana" del dreidel tradizionale ebraico: questo spiega perché l'ho vista in vendita soltanto nel Ghetto, mai negli altri negozi di souvenir in città

 

(3)  "Goto" (bicchiere veneziano con le "prese"): mi è stato spiegato che, poiché i veneti sono noti per essere forti bevitori, le "prese" sono utili
      perché aiutano anche chi ha oramai la mano malferma a tenere comunque il bicchiere in mano...

 

(4)  "Bauta": forse la più tipica maschera veneziana, realmente utilizzata ai tempi della Serenissima. Curiosa particolarità, sono correntemente
       in uso due diverse p
ronunce:

    • Baùta   (a Venezia città)
    • Bàuta   (in terraferma)

Etimologia: il termine deriva dal verbo tedesco Behüten ("proteggere"). Se ne è fatto ampio uso a Venezia, dal XIII al XVIII sec., con il periodo di massima diffusione dal '600 alla caduta della Serenissima. 

Il termine bauta si riferisce in realtà all'intero costume che veniva usato (legalmente!) da entrambi i sessi per proteggersi da sguardi indiscreti: oltre alla maschera (il cui vero nome è "volto" o "larva" – dal latino "maschera teatrale" o anche "spettro"), è formato dal tabarro ed il mantelletto (entrambi neri) che avvolgono chi la indossa, più il tricorno, un cappello anch'esso nero. La particolare forma della maschera, che permetteva di bere e mangiare senza doversela togliere ed alterava persino la voce di chi la indossava, consentiva la massima privacy in un periodo in cui i delatori erano un male endemico

 

(5)  l'ho volutamente cercata (e trovata, in uno dei più noti negozi di maschere artigianali della città, che si chiama proprio "Atelier la Bauta")
      non finita, in cartapesta bianca non ancora dipinta, proprio per poterlo fare io con calma a casa
 


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      (Ivan – 29/03/2024)


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